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Fifa World Cup 2018, i Mondiali in Russia

Mondiali Russia 2018: i leoni di Atlante del Marocco, Amine Harit il 10 che sfida il mondo

Molti addetti ai lavori parlano di un Marocco, inserito nel Gruppo B con Spagna, Portogallo e Iran, già spacciato. Eppure, con un parco attaccanti niente male ed un giovane Harit in piena ascesa, non tutto sembra così scontato specie se si considera la voglia del ragazzo di dimostrare il suo valore e la storia ci dice che i Leoni di Atlante, come nell’ultimo mondiale nel quale sono stati eliminati per un solo punto, non sono un cliente facile.
A cura di Salvatore Parente
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Nel Gruppo B, quello di Marocco, Iran, Portogallo e Spagna, in molti vedono un girone già scritto, segnato con le formazioni extra europee relegate al ruolo di comprimarie, di sparring partner in questo avvio di mondiale per le potenze della penisola iberica. Eppure, sia l’Iran che il Marocco possono contare su diversi elementi, da Azmoun a Jahanbakhsh, da Belhanda a Zyech a Harit, niente male.

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Elementi, capaci di mettere i bastoni fra le ruote alle selezioni di Fernando Santos e Julen Lopetegui, nuovo allenatore del Real Madrid, e permettere alle rispettive formazioni di poter dire la loro in un contesto non certo agevole. Ora però, in questo festival degli underdog, delle sottovalutate di successo, ecco la storia di uno dei talenti meno noti del Gruppo B, Amine Harit dello Schalke 04 che, specie in queste fasi preliminari della rassegna iridata, è stato spesso oscurato cedendo il passo all’astro nascente, nonché suo compagno di squadra, Achraf Hakimi.

Gli inizi fra due sport: nuoto e calcio

Harit nasce nel giugno del 1997 in Francia, da genitori marocchini che avevano lasciato la loro patria per trasferirsi a Pontoise nel nord del Paese, un anno prima del mondiale e pochi mesi prima l’ultima storica qualificazione del suo Marocco per una rassegna iridata. Insomma, la sua, è una nascita sotto una buona stella: quella del calcio. Eppure, nella sua infanzia, non tutto è chiaro fin dall’inizio. Certo il giovane Amine è innamorato del calcio ma non può, malgrado alcuni mesi nell’Academy del Paris Saint Germain, per problemi logistici, la lontananza fra il comune dell’Ile-de-France e la capitale transalpina, due ore abbondanti di auto andata e ritorno, proseguire i suoi allenamenti e la sua crescita col Psg. E così, i genitori lo iscrivono nella locale piscina dove il piccolo Amine dimostra altrettanta bravura: in vasca è quasi irresistibile e comincia a gareggiare anche in contesti nazionali ed internazionali.

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Ma il nuoto non lo appassiona quanto il football, la vasca non lo diverte ed il pensiero è sempre rivolto al pallone e alla speranza di ripercorrere le tappe di uno, eroe nazionale a Casablanca e dintorni, come Hadji, pallone d’oro africano nel 1998. Per fortuna del ragazzo però, a 14 anni, arriva la chiamata del Nantes che, fin da quando ha messo gli occhi su di lui, lo vuole, anzi lo pretende.

L’arrivo allo Schalke 04 e la scelta marocchina: un 2017/18 d’oro

Nel Nantes Harit svolge tutta la trafila nella cantera dei gialloverdi trovando anche le prime convocazioni con le selezioni giovanili della Francia, Under 18 (1 gol in 2 gare), Under 19 (12 presenze ed un europeo di categoria vinto in finale contro l’Italia), Under 20 (1 rete in 9 caps), Under 21 (1 gol in due gare) trovando, pure, con i Les Canaris l’esordio in Ligue 1 il 13 agosto 2016 nel successo esterno contro il Digione.

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Et voilà: è la svolta, addio nuoto e benvenuto professionismo. Benvenuti minutaggi importanti ma non la maturità col ragazzo, al quale piace pure la bella vita, spesso strigliato dal suo tecnico, vecchia conoscenza del calcio italiano, Sergio Conceicao per qualche festino non troppo gradito. Due stagioni al Nantes, sotto Girard ed il predetto tecnico lusitano, una rete in 34 gare ed un’improvvisa infatuazione: quella dello Schalke 04 per le sue doti, la sua classe e la sua imprevedibilità. Tedesco, giovane tecnico dei blu della Ruhr, lo porta per 8 milioni di euro a Gelsenkirchen e lo trasforma in una delle armi atomiche della sua giovane squadra (primo storico gol nel derby col Dortmund nel celebre 4-4, da 0-4 di sei mesi fa), insieme con Konoplyanka, Goretzka, l’altro maghrebino Bentaleb, Kehrer, Pjaca e Max Meyer.

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Ma l’annata 2017/18 non è importante solo per il suo approdo in Bundesliga ma anche per la sua decisione di abbandonare il blum i Galletti per abbracciare il natio rosso-verde, i Leoni dell’Atlante ed indossare la maglia del Marocco (esordio il 7 ottobre scorso contro il Gabon), la casacca tanto amato dal padre e dallo zio che, dagli spalti di Casablanca, hanno sempre acclamato la propria nazionale.

Qualità tecniche, versatilità e classe: Harit è un potenziale craque

Harit è un calciatore davvero molto dotato tecnicamente e, con un fisico dinamico da 179 cm, è in grado di far ammattire in velocità il proprio diretto avversario quasi sempre. Quando è in giornata, infatti, il nativo di Pontoise non conosce ostacoli e dà sfoggio delle sue qualità, estro e fantasia, intelligenza e visione di gioco, senza soluzione di continuità. Unico neo, forse, una scarsa applicazione in fase di non possesso ed una altrettanto esigua capacità realizzativa col ragazzo, al momento, titolare in carriera, su 61 gare giocate, di soli 4 gol. Eppure, i suoi margini di miglioramento sono amplissimi con questi punti deboli che potrebbero presto svanire facendolo diventare un giocatore fortissimo, anzi, totale. Totale, prendendo in prestito il termine dall’Olanda degli invincibili (o quasi), per via della sua estrema polivalenza con Amine bravo in diversi ruoli: trequartista dietro le punte, esterno d’attacco, indifferentemente a destra e sinistra, seconda punta, interno di centrocampo in una linea a quattro e, pure, mezzala in una mediana a tre.

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Valore di mercato in ascesa, quotazioni impazzite

La sua vita, senza mezzi termini, è cambiata ma lui, malgrado le bizze fuori al campo del passato, si è guadagnato tutto sul campo con sudore, voglia, grinta e applicazione. Trasferimento in Germania, mondiale in Russia ma anche un valore di mercato che è abbondantemente cresciuto di pari passo con il suo ego, il suo appeal e la sua padronanza dei mezzi a disposizione. Un anno e mezzo e boom, dai 2 milioni del gennaio 2017 si è passati ai 25 attuali con una implosione della sua quotazione davvero eccezionale. Una implosione che lo porta nel mirino dei top club europei ma anche nel novero dei possibili papabili per la ‘palma’ di miglior giovane del torneo, nel Gotha del calcio: la sua ‘incoronazione’, del resto, è quotata a 50 volte la posta.

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