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Un’estate a Formentera, il Mondiale balneare di un’Italia senza Coppa. Per chi tifiamo?

L’Italia fuori dal Mondiale è come bere un caffè mettendo sale al posto dello zucchero… Se, nonostante tutto, vogliamo sognare, possiamo indirizzarci dove vogliamo, anche verso Panama, l’Iran o l’Arabia Saudita: tanto dopo l’incubo del 13 novembre, oggi sognare con una delle 32 squadre mondiali non ci costa niente.
A cura di Jvan Sica
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Chissà se questa estate i locali di Ibiza e Formentera suoneranno l’inno nazionale italiano ad un certo punto della serata? Ci chiediamo questa domanda schifosamente populista per cercare di trovare un sorriso dove purtroppo non c’è. I calciatori della Nazionale italiana, tranne alcuni sporadici casi, nel periodo dei Mondiali di calcio prenderanno possesso dell’isola spagnola e si spera vivamente continuino a seguire la competizione almeno come corso di aggiornamento. Conte ha nascosto sotto il tappeto della rabbia agonistica e dell’atletismo spasmodico i nostri limiti, venuta a mancare la sua energia capace di irradiarsi ovunque siamo sprofondati dove dobbiamo effettivamente essere, ovvero nei recessi del calcio che conta e addirittura fuori dalla competizione che ogni quattro anni mostra al mondo lo stato del calcio contemporaneo.

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Non ci siamo per una montagna di problemi che vanno dal campo alle scrivanie e in questo momento sono in una fase di grande rimescolamento. I problemi del calcio italiano li stiamo rimestando in un calderone in cui abbiamo messo pure i rimedi possibili, Mancini ct della Nazionale, le seconde squadre in Lega Pro, l’utilizzo senza rete dei giovani nella Nazionale maggiore, e fino ad oggi non è ancora venuto su un odore che fa sembrare saporita la pietanza. È ovvio che in questa fase ci vuole tempo e non bisogna mettere pressione al cuoco (in questo momento Malagò, domani chissà), ma siamo indietro di parecchio per uno scatto che ci appaia alle altre grandi squadre nel breve termine.

Dopo aver pianto le ennesime lacrime amare però anche noi tifosi e appassionati non dobbiamo farci sfuggire le novità che il calcio ci propone dal 14 giugno al 15 luglio prossimo. Guardare una partita senza tifare una squadra è come bere un caffè col sale per cui tutti noi siamo alla ricerca della squadra-simpatia o della nazionale che vorremmo facesse bella figura. Di sicuro in questo mese ci saranno migliaia di richiami anche sui social alla storia di Davide e Golia, perché da italiani veder perdere le squadre migliori ai danni delle piccole forse è l’unica occasione che ci resta per goderne un po’ di questo Russia 2018.

I più previdenti poi hanno iniziato a scegliersi la propria squadra del cuore per il prossimo mese, cercando parenti all’estero per buttarsi sul richiamo del sangue, motivazioni socio-politiche, cercando di evitare conflitti che non ci possiamo permettere con stati confinanti o semplicemente scegliendo dal mazzo grazie al piacere che ci dà un calciatore, un allenatore, una tifoseria (magari femminile), un modulo e uno stile di gioco. Il più invidioso fra tutti poi ha già un’idea chiara, ovvero quella del tifo contro ad oltranza, che ormai è fin troppo invadente e poco frenabile. Nonostante le classiche prossime gufate, tutti sappiamo che i Mondiali non sono simili ad un’altra competizione internazionale per nazionali. Nella storia non li hanno mai vinti una squadra realmente outsider, tutte le vincitrici sono la storia del calcio e, con pochi momenti di buio (almeno si spera per noi), sempre al top del movimento.

Quest’anno non c’è una favorita evidente, una che le altre devono seguire. La Spagna è la nazionale che gioca meglio ma è in una fase di trapasso generazionale e Lopetegui deve calibrare perfettamente l’utilizzo degli Iniesta da una parte e dei Saùl dall’altra per non creare problemi nello spogliatoio, la Germania ha la rosa migliore ma potrebbe essere stanca di essere sempre il meglio che c’è, il Brasile ha un ottimo attacco ma ha il dubbio Neymar, l’Argentina ha il miglior calciatore ma il resto è tutto da valutare, la Francia ha giovanissimi su cui affidare le sorti del torneo e, come da sempre insegna il Mondiale, essere giovani a volte pesa troppo.

A queste che dovrebbero giocarsi la vittoria possiamo aggiungere solo il Portogallo, nettamente inferiore alle altre ma con un calciatore che sa direzionare gli equilibri a piacimento, Cristiano Ronaldo. L’Inghilterra è un rebus a cui Southgate deve dare risposte concrete nel brevissimo termine per poter dire la sua. Se vogliamo sceglierci una squadra che alla fine potrebbe vincere la competizione, dovremmo selezionare una di queste. Se invece vogliamo sognare, possiamo indirizzarci dove vogliamo, anche verso Panama, l’Iran o l’Arabia Saudita, tanto dopo l’incubo del 13 novembre, oggi sognare con una delle 32 squadre mondiali non ci costa niente.

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