Auguri David, Trezeguet fa cifra tonda: 40 anni per il bomber della Juve
Trezeguet, mito, icona, leggenda e simbolo della Juventus del nuovo millennio si fa grande e compie, oggi, 40 anni. Un obiettivo che segna la maturità dell’ex enfant prodige del Monaco ma che lo proietta verso un futuro, sempre nel calcio naturalmente, fatto di altre sfide, altre prove e altre vesti, magari chissà, da dirigente del River Plate.
Al di là di quello che accadrà nella vita dell’ex numero #17, per omaggiare uno dei migliori bomber non solo della storia juventina ma anche del football mondiale, uno che ha superato quota 300 gol in carriera, ripercorriamo, in maniera minuziosa, le tappe e le fermate principali della sua inarrestabile corsa.
Una carriera ai vertici del calcio
Figlio d’arte dell’argentino di origini francesi Jorge Ernesto Trezeguet e di mamma Beatriz, sua prima tifosa ed ammiratrice con tanto di striscioni allo stadio, David nasce il 15 ottobre 1977 in Francia a Rouen dove gioca papà. Difensore centrale arcigno con un passato all’Estudiantes, Trezgeuet senior resta in terra transalpina fino al compimento dei 28 anni nel 1979 per poi fare ritorno in patria con tutta la famiglia e concludere lì, fra Sportivo Italiano e El Porvenir, la sua carriera. In Sudamerica il figlio David mostra fin da piccolo una certa propensione verso il football con l’intenzione, a ruoli invertiti, di ripercorrere le tappe del padre nel professionismo.
Gli inizi in Argentina, l’esordio nel Platense
Qui, in Argentina, precisamente a Florida, un dipartimento della città di Buneos Aires, Trezeguet (figlio) mostra tutta la sua passione per il calcio e, dopo aver promesso a mamma Bea di vincere in futuro i mondiali (ogni promessa è debito), riesce a entrare nella squadra giovanile del Platense. Nei “Calamares” il bomber in erba debutterà anche in Primera Division alla tenera età di 16 anni, precisamente il 12 giugno 1994 nell’1-1 contro il Gimnasia y Esgrima de La Plata, collezionando poi, alla fine della stagione, 5 presenze e 0 reti complessive.
Tigana lo porta al Monaco, lui lo ripaga con 60 gol totali
Eppure, questo magro bottino fa ugualmente gli interessi del ragazzo che fu notato al di là dell’oceano nella sua terra natia, in Francia. Il tecnico del Monaco Tigana, campione d’Europa con Platini nel 1984, stregato dalle potenzialità di questo giovane gioiello, infatti, gli fa fare un provino con la sua squadra che risultò subito decisivo: 5 gol in un tempo e accordo per 15mila franchi al mese. Nel Principato David, a 18 anni, ottiene la prima grande chance della sua vita ma, le prime 2 stagioni non furono di certo facili. Nel 1995/96 solo 4 presenze, nel 1996/97 appena 5 fino all’esplosione l’anno successivo, nell’anno del mondiale in casa. In questa annata: 18 in gol in 27 partite totali, le semifinali di Champions League perse con quella che sarà la sua futura squadra, la Juventus, il titolo di miglior giovane della Ligue 1 ma anche il gol più potente, in termini di velocità, nella storia della Champions nei quarti di finale contro il Manchester United con un tiro da 157.3 km/h. L’avventura transalpina però, alla fine gli sta stretta, con le big, in questo caso la Juve, del calcio alla finestra per averlo.
Con la compagine Rouges et Blancs Trezeguet conquisterà 2 Ligue 1, una da assoluto protagonista nell’ultima stagione (1999/2000) allo stadio Louis II con 24 marcature in 38 gare, ed una Supercoppa di Francia ottenute grazie a 60 gol e 1 assist in 118 sfide totali.
Il cuore alla Juventus, 10 anni stupendi a Torino
L’estate decisiva per il suo addio al Monaco è quella della finale europea vinta proprio contro l’Italia al De Kuip di Rotterdam con un suo dolorosissimo golden gol che trafisse Toldo e le ambizioni di vittoria della nazionale di Zoff. In quella specifica estate, malgrado il corteggiamento del Milan di Berlusconi, la Juventus riesce a strapparlo al presidente biancorosso Campora con un assegno di 45 miliardi di lire aggiungendolo alla premiata ditta Del Piero, Inzaghi e al bomber di riserva Kovacevic. Nell’anno dell’ultimo Zidane juventino, in una sorta di staffetta, un altro francese, seppure non al 100%, ereditò la gloria di Zizou con un connubio, col club piemontese, durato 10 anni e ricco, anzi ricchissimo di storie fantastiche.
Due scudetti, uno revocato nell’ambito del caos di calciopoli, 2 Supercoppe italiane vinte, 1 finale di Champions League persa (anche a causa di un suo penalty intercettato da Dida), caterve di gol e la decisione, non proprio scontata, di seguire la “Vecchia Signora”, da finalista di un mondiale ancorché perso contro l’Italia, nell’inferno della Serie B.
E ancora, nel novero dell’album dei ricordi, il primo gol in bianconero contro il Panathinaikos il 19 settembre del 2000, il titolo di capocannoniere nell’annata 2001/02 ex aequo con Darione Hubner a quota 24 gol, il 5 maggio 2002 e l’harakiri dell’Inter, la finale persa a Manchester col Milan, i tanti infortuni subiti, l’onta della Serie B, il 100esimo gol in Serie A contro la Roma nel 2007, il primato di scorer straniero tolto a Sivori con 171 gol con la Juve, gli ultimi problemi fisici (tendinopatia), diverse panchine finali e poi l’addio nel 2010 per la Spagna, la città di Alicante (la città della moglie) e la neopromossa Hercules.
Liga, il ritorno nella Primera Division argentina e poi l’India
Qui, a 32 anni Trezegol ritrova la fiducia del suo nuovo allenatore Esteban Vigo e la quasi assoluta titolarità con ben 32 partite al termine della stagione. Una stagione conclusa sì con la retrocessione dei suoi, relegati al penultimo posto, ma ricca di soddisfazioni individuali come la vittoria per 2-0 al Camp Nou, 12 gol per lui e gli scalpi celebri di Valencia, Real Madrid, Atletico Madrid e Siviglia.
L’anno successivo, con la squadra nella Liga Adelante, l’equivalente della nostra Serie B, David si accorda con gli arabi del Baniyas pur riuscendo a giocare, a causa di problemi muscolari, appena 4 gare nel massimo campionato degli Emirati Arabi Uniti.
L’uomo dei record, due volte con squadre mai retrocesse nella loro storia: Juve e River
Nel dicembre del 2011, liberatosi dagli impegni col Baniyas, il numero #17 torna a casa e firma un triennale con il River Plate realizzando il suo sogno di vestire la prestigiosa casacca della compagine della sua città. Qui però, come un sorta di primato personale, si trova per la seconda volta nella sua carriera a vestire i panni di una nobile caduta per la prima volta nella sua centenaria storia in Serie B, dopo la Juve il River. Eppure, la promozione in Primera Division arriva subito con 13 gol in 19 gare per il francese e la gioia dei tifosi millonarios.
L’avventura con i biancorossi termina nella stagione 2012/13 quando “Re David” si accorda con il Newell's Old Boys con il quale, il 1 novembre successivo, con la doppietta al Colón, raggiunge e supera la soglia dei 300 gol ufficiali in carriera. Una carriera chiusa poi in India, dopo il no della dirigenza del River per un suo ritorno al “Monumental”, in India nel Pune City di Franco Colomba con appena 2 gol in 9 gare nella nascente Indian Super League.
Trezeguet spietato con le toscane. Fra le vittime preferite Empoli e Livorno
Nella sua storia juventina vergata da 171 meravigliosi gol, di testa, di destro, di sinistro, al volo, David Trezeguet ha regalato un dispiacere a tante tantissime squadre nostrane con uno score davvero impressionante. Un fatturato che lo ha eletto, in 10 stagioni in Italia, 44esimo bomber all-time della nostra Serie A nonché l’undicesimo straniero più prolifico del nostro massimo campionato con 123 gol ed una media realizzativa di 0.57 reti a partita dietro leggende come Nordahl, Hamrin, Batistuta, Vinicio, Nyers, Crespo, Nyers, Sivori, Hansen e Shevchenko. Un bottino niente male con vittime più e più volte crivellate dai suoi fendenti. Fra queste, l’Empoli a quota 9 gol subiti in 7 gare, il Livorno a 9 in 6 partite e, sul podio, Lazio e Atalanta a quota 8.
Aneddoti
PSG? No Monaco
Detto dell’interessamento del Milan nell’estate del 2000, quella, per intenderci, del suo arrivo alla Juventus, Trezeguet è stato ad un passo, in gioventù, anche da un’altra storica compagine transalpina prima del Monaco. Nel 1995, infatti, il Paris Saint Germain non riuscì a trovare l’accordo col calciatore dopo quello col Platense non volendo pagare il ragazzo 3mila euro al mese. Una cifra irrisoria dato l’enorme potenziale del numero #17, un mancato ingaggio che fece le fortune del Monaco e di Tigana che, invece, se lo accaparrò senza pensarci troppo.
Lippi su Trezeguet: “meglio Vieri”
Nell’estate del ritorno di Marcello Lippi sulla panchina della Juventus, quella del 2001, David Trezeguet rischiò seriamente di lasciare, dopo appena una stagione, i colori bianconeri. Come ha ammesso lo stesso calciatore nella sua autobiografia, il tecnico mundial non lo vedeva di buon occhio col viareggino intenzionato a scambiarlo con l’Inter per “Bobo” Vieri. Lo scambio non si fece mai e Marcello dovette “accontentarsi” del francese che, però, al primo anno con Lippi, riuscì a vincere scudetto e titolo di capocannoniere rimettendoci pure un bell’orologio. A inizio stagione, infatti, il futuro Ct azzurro disse: "se segni più di trenta reti mi devi un orologio…”.
Una missione da compiere: riportare la Juve in Serie A
Calciopoli spazza via i trionfi bianconeri, le certezze faticosamente costruite negli anni e spedisce la Juve in Serie B. Peggio di così per i tifosi non sarebbe mai potuta andare con, in più, una certa smobilitazione generale con campioni del calibro di Cannavaro, Zambrotta, Ibrahimovic, Thuram e Vieira via da Torino. Trezegol, invece, con i vari Buffon, Del Piero, Nedved e Camoranesi non abbandonò la nave in difficoltà con la voglia di riportare in alto la “maltrattata” Signora ai fasti della Serie A. Un patto di sangue che riuscì al meglio e che portò la firma anche del francese con 15 reti utili alla cavalcata vincente in Cadetteria della Juve.
La storia con i Bleus e la rivalità con l’Italia
Nel 1996 Trezeguet, specie per riconoscenza nei confronti del Paese che lo ha fatto crescere e diventare un calciatore professionista, sceglie la Francia a dispetto delle origini, del comune sentire, dei genitori o della lingua. Una decisione quanto mai azzeccata, in termini di successi, con un palmares in nazionale niente male e 34 reti siglate in 71 gare totali. Per cominciare, proprio nel 1996, un campionato europeo under 18, due anni più tardi il mondiale casalingo di Francia ’98 e poi, con la stessa cadenza, nel 2000, il titolo continentale fino ad un secondo posto ai mondiali del 2006 in finale con l’Italia. Già l’Italia, sua seconda terra di adozione ma compagine dalle mille epiche battaglie e dagli scontri fratricidi.
Francia ‘98
È il 3 luglio 1998, si affrontano allo stadio Saint Denis, in un pomeriggio caldo e asfissiante per i quarti di finale del mondiale Francia e Italia. La partita è equilibrata, tesa, tirata, Barthez e Pagliuca non corrono troppi pericoli, Baggio e Zidane illuminano la gara, eppure, nulla di fatto: supplementari e poi rigori. Trezeguet, entrato al 65’ per Guivarc’h, va in scena dal dischetto e, malgrado i soli 20 anni, calcia alla perfezione il terzo penalty della serie transalpina mettendo pressione sugli azzurri che segneranno con Vieri per poi sbagliare, quella traversa trema ancora, il decisivo tiro con Di Biagio, Francia in semifinale e poi campione del mondo al cospetto del "ferito" fenomeno brasiliano Ronaldo.
Euro 2000
Due anni più tardi è ancora Italia-Francia, stavolta nella finalissima dell’europeo organizzato da Belgio e Olanda. La compagine di Zoff passa in vantaggio con Delvecchio, Wiltord nel recupero del secondo tempo manda tutti ai supplementari e, al minuto 103’, stavolta entrato per l’ex interista Djorkaeff, Trezeguet affonda gli azzurri con un tiro al volo che vale il golden gol e la vittoria del secondo titolo continentale per i suoi.
Germania 2006
Infine, come nelle più classiche delle nemesi, delle vendette, degli appuntamenti del destino, dopo aver castigato i suoi amici italiani, Trezeguet sbaglia il rigore, poi rivelatosi determinante, della serie di penalty della finale mondiale del 2006 con un tiro che colpì, come con Di Biagio, la traversa del compagno di squadra Buffon. Un errore clamoroso ma che riempì di gioia un popolo, quello italiano, in estasi per il quarto titolo mondiale della sua storia.