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L’addio al Real, la Juve dei record, le accuse di stupro: il 2018 di Cristiano Ronaldo

Dai trionfi col Real Madrid, con addio senza lieto fine, alla Juventus: il 2018 è stato ancora l’anno di Cristiano Ronaldo. E’ il giocatore che tira di più in campionato, la stella di una squadra che ha perso quattro punti in 19 partite e battuto ogni record. E’ il capocannoniere con 14 centri dopo 19 giornate. E adesso vuole regalarsi un’altra Champions coi bianconeri. Ma non mancano le ombre…
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Tutto è imperfetto, non c’è tramonto così bello da non poterlo essere di più”. Il senso del trasferimento in Italia di Cristiano Ronaldo, il portoghese più conosciuto al mondo, è nel Libro dell'inquietudine di Pessoa, lo scrittore portoghese più famoso al mondo. Il 3 aprile 2018, CR7 illumina di immenso lo Juventus Stadium con la rovesciata icona della stagione e ne riceve un'ovazione che gratifica e sorprende. Al Real ha vinto tutto, e conquisterà la sua quarta Champions League. Ma sente di non avere quello di cui ha bisogno. E decide che andrà a giocare per loro, per quei tifosi che l'hanno celebrato da avversario.

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Il bottino nei club: 43 gol in 12 mesi

Nel solo 2018, tra Real e Juventus ha segnato 43 reti. Ha firmato gli ultimi 28 dei suoi 450 gol in bianco, in appena 438 presenze, 1.02 a partita (anche più di Puskas, in media). In termini assoluti, chi gli sta più vicino nella storia del club è Raul con 323. Alla Juventus, è già a quota 15, uno in Champions e 14 in campionato dopo la doppietta alla Sampdoria che certifica la miglior partenza di sempre per un club nel girone d'andata in serie A: 9 di destro, 4 di sinistro e uno di testa su 123 tiri complessivi. E' un uomo d'area, dall'interno dei sedici metri ha realizzato 13 dei 14 centri in Serie A e distribuito 17 key passes per mandare un compagno al tiro. Ha giocato da centravanti, da attaccante esterno e spesso cambiato posizione anche più volte nella stessa partita. Se Klopp considera la Juve la prima favorita per la Champions, le ragioni sono anche in questi numeri.

Perché l'addio al Real

Cristiano Ronaldo, ha scritto Guillem Balague nella sua informatissima biografia del quattro volte Pallone d'Oro, è insieme insicuro e vanesio. Al Real, costruisce il mito di se stesso come di un campione portentoso e insieme presuntuoso, onnipresente eppure sfuggente, di cui molto si sa e poco si conosce.  Il quarto figlio di un padre alcolizzato, cresciuto da mamma Dolores, colonna di famiglia, ha trasformato la sua storia in una missione. Figlio di Madeira, l'isola scoperta per caso, alla casualità nulla concede. C'è chi a calcio gioca per rabbia, e c'è chi gioca per amore: lui ha giocato sempre e solo per essere il migliore. Ma a Madrid non ha incontrato la devozione riservata a Messi a Barcellona, non si sente la stella polare dell'universo dei galacticos.

Eppure, ha iniziato il 2018 con il 300mo gol nella Liga (il 3 marzo nel 3-1 al Getafe), un traguardo che prima di lui aveva raggiunto solo Messi, ma con più presenze. Riserva al Girona la sua 50ma tripletta della carriera, e all'Atletico, nel derby, il suo 650mo centro complessivo. Contro la Juve, segna due gol a Torino e il rigore della qualificazione al ritorno: il bidone dell'immondizia al posto del cuore, prodotto della rabbia di Gigi Buffon da Carrara, alimenterà meme e moralizzatori. È la rete numero 120 di Cristiano Ronaldo in Champions League: se fosse una squadra, sarebbe la decima più prolifica di sempre. Già subito dopo la finale, di fatto annuncia l'addio al Real. Poi prova a cambiar tono, non è il momento di rovinare la festa, ma quella frase resta. L'Italian Job sta per iniziare.

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Il Mondiale

Prima, però, c'è da giocare un Mondiale da capitano del Portogallo campione d'Europa. Contro la Spagna, è diventato il quarto giocatore a segnare in quattro edizioni della Coppa del Mondo dopo Miro Klose, Uwe Seeler e Pelé. Ha avuto l'ultima parola e messo il sigillo alla tripletta, avviata da un rigore incerto e dalla colpevole insicurezza di De Gea, con il primo gol su punizione in una grande manifestazione internazionale con la maglia portoghese. Contro il Marocco, completa sei degli otto tiri di squadra e decide la partita: è il suo 85mo centro in nazionale, nessuno in Europa ha mai fatto meglio. Con tanto di gesto della capra (scommessa o provocazione a Messi?) batte il precedente primato di Puskas, ma nessuno può vincere il Mondiale da solo. Nemmeno Ronaldo, l'uomo da 95 milioni.

Il trasferimento alla Juventus

Il valore dei suoi ricavi complessivi per il 2018 indicato da Forbes, somma i 53,5 milioni di ingaggio lordo e gli oltre 41 da sponsor e pubblicità, compresi i 25 del suo accordo con Nike. Quella con la Juventus, ha scritto Gabriele Marcotti sul Times, è “una fusione con un'altra società per azioni di livello mondiale”. Nella prima settimana dall'annuncio dell'accordo, le azioni della Juventus sono aumentate del 32%: nessun acquisto aveva mai avuto un impatto simile.

A Torino, come i signori dei feudi medievali, domina la scena dalla collina, a tre minuti dal centro. In una città di vite vissute piano sullo sfondo, la CR7-mania prende la forma delle passioni cullate nella discrezione. “Non esageriamo”, diceva Norberto Bobbio, sarebbe il motto da aggiungere alla bandiera del Piemonte. “I viaggiatori stranieri del passato hanno notato nel carattere dei torinesi, bontà loro, rigore, senso del dovere e della disciplina, culto del lavoro ben fatto, tali da farli sembrare un popolo di protestanti; virtù ben rappresentate dall’operaio Faussone de “La chiave a stella” di Primo Levi” ricordava sulla Stampa Bruno Gambarotta.

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In un posto così, dove Leonardo La Porta (che non si interessa di calcio) inventa un gelato CR7 con scaglie di cioccolato e Ginja, il liquore portoghese alle amarene, Cristiano Ronaldo attraversa un ambiente in cui specchiarsi e riconoscersi. In cui poter mangiare una pizza praticamente sotto casa del giornalista di Repubblica Maurizio Crosetti, che lo racconta nel libro di Balague, senza che lui se ne accorga.

Le ombre: il fisco spagnolo e Kathryn Mayorga

È difficile, forse impossibile, cancellare le tracce dei luoghi in cui siamo nati e cresciuti. Madeira è un lussureggiante trampolino di lancio per emigranti di ogni condizione, tutto stradine impervie, vini liquorosi e nuvole così gonfie che si potrebbero toccare. Quelle nuvole continuano a fare ombra al suo cammino. Il 26 luglio si è chiuso il contenzioso con il fisco spagnolo per il caso di evasione fiscale sui diritti d'immagine nel periodo 2011-2014: la sua era al Real Madrid si conclude con un versamento di 18,8 milioni di euro.

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Il passato però torna ad inseguirlo ad ottobre, quando i giornalisti di Der Spiegel, nell'ambito dell'inchiesta internazionale Football Leaks, riportano all'attenzione il caso del presunto stupro su Kathryn Mayorga nel 2009. La donna gli fa causa, chiede la cancellazione del vecchio accordo che la vincolava anche al silenzio, successivamente pubblicato dallo stesso settimanale, e un risarcimento decisamente più cospicuo. Peter Christiansen – a capo del pool di avvocati – ha già annunciato di essere certo dell'archiviazione della vicenda che, dicono i legali, non dovrebbe concludersi prima di due anni. E finirà, al di là del verdetto, con troppi sconfitti e nessun vincitore.

I primi mesi nella Juve dei record

Il suo trasferimento alla Juventus per 100 milioni di euro, la cifra più alta mai pagata da un club italiano, è un'operazione che fa vincere tutti. “Non esiste arte senza ossessione” diceva Cesare Pavese, piemontese che ha raccontato il mestiere di vivere e l'amore per un paesaggio ideale contrappunto al sentimento. Quando il campione-artista ossessionato dal desiderio di piacere quanto dall'ambizione di essere il migliore, incontra una squadra ossessionata dal sogno chiamato Champions League (anche perché di coppe dei campioni ne ha vinte due, e la prima preferirebbe dimenticarla), il successo sembra inevitabile. Per realizzarlo, restava da colmare un gap tecnico non così marcato e una più evidente distanza in termini di potere finanziario, di appeal commerciale. Il contributo di CR7 per entrambi gli obiettivi è già evidente.

Ha aspettato quattro partite ufficiali per il suo primo gol in bianconero, e solo un'altra per la sua 400ma rete in carriera in campionato. All'esordio in Champions, riceve però il primo cartellino rosso in 154 presenze nella manifestazione, nel 2-0 di Valencia. È amaro il gol da ex al Manchester United, il primo in Europa per una Juve che non evita la sconfitta. Ma nel ritorno contro gli spagnoli, firma l'assist a Mandzukic, festeggia il passaggio del turno e diventa il primo a vincere cento partite di Champions. Il rigore alla Fiorentina lo rende il primo juventino dopo il gigante buono John Charles nel 1957 a segnare 10 gol nelle prime 14 partite di Serie A. E' il giocatore che tira di più in campionato, la stella di una squadra che ha perso quattro punti in 19 partite e battuto ogni record. E' il capocannoniere con 14 centri dopo 19 giornate. Ma è un tramonto più bello, quello che tutti si aspettano da lui per chiudere il libro dell'inquietudine. Un tramonto all'ombra della coppa dalle grandi orecchie.

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