Che Napoli sarebbe con Balotelli? Un colpo di mercato nel segno di Ancelotti
Un paio d’anni fa, precisamente nel corso dell’estate 2016, quella, per intenderci, del clamoroso passaggio di Higuain alla Juventus, uno dei nomi, prima di Milik, che vennero accostati al Napoli fu quello di Super Mario Balotelli. In uscita dal Liverpool, ed in rotta con la società della Merseyside, infatti, l’ex Inter venne proposto un po’ in giro per mezza Europa con i partenopei però, all’epoca, troppo scettici sul ragazzo e sugli umori di un talento, troppe volte preda, vittima di autogol clamorosi, più fuori che dentro al campo. E così, arrivò Nizza, ultima, irrinunciabile tappa per una possibile personale redenzione. Oggi, a due anni, 3 assist, 43 gol e 66 presenze di distanza, quel ragazzaccio terribile che ha fatto spesso disperare i suoi allenatori è prepotentemente tornato alla ribalta, in auge e pure in ottica Napoli, nel mirino di Ancelotti.
Un Napoli, stando alle stesse parole del procuratore Raiola che, insieme con la Roma, sarebbe sulle tracce del bomber azzurro per rimpinguare il proprio reparto d’attacco e, magari chissà, finalmente, imbastire un curiosissimo e promettente matrimonio. Qui, per rendimento, presunta maturità e potenziale legame con la città i motivi per cui, questo poco royal wedding s’ha da fare.
Rendimento al Nizza: nel 2017 Mario è secondo solo dietro a Immobile per media gol
Perché portare Balotelli al Napoli? Semplice, Super Mario fa gol, punto. E sì perché se non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore, un attaccante, invece, per forza di cose, deve esser valutato in base alle marcature che riesce a segnare. Ed in questo il #9 nizzardo, finalmente tornato nella Nazionale italiana, pure con gol, 1.434 giorni dopo, non ha molti eguali. Nella sua recente avventura transalpina, infatti, l’ex milanista ha voltato pagina, ha dato il meglio di sé caricandosi sulle spalle l’intero attacco della compagine allenata dal tecnico Favre.
In due stagioni, Mario, fra Ligue 1, preliminari di Champions League, Europa League, Coppa di Lega e Coppa di Francia, per un totale di 66 sfide, ha messo insieme qualcosa come 43 gol totali (0,65 reti per partita per la miglior media della sua carriera), 17 al primo anno e 26 al secondo, dimostrando la sua forza, tutte le sue qualità ed un’ascesa, fra la prima e la sua seconda edizione oltralpe, davvero interessante. E se, per tornare a De Gregori, un giocatore non si giudica da un penalty fallito, peraltro cosa più unica che rara per lui, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia e, appunto, dai gol che Mario fa ed ha sempre fatto. Ah, nel 2017, per chiudere, Balo è stato il secondo miglior marcatore italiano per media gol dietro solo l’imprendibile Immobile: insomma, fate voi.
Maturità e ultima chance in una big
La chiamata di Napoli e di un top manager come Ancelotti, inoltre, potrebbe essere la migliore polizza assicurativa per De Laurentiis, i tifosi ma anche per tutti gli estimatori del ragazzo che, di occasioni, ne ha avute, e sprecate, pure troppe. Mario, infatti, al di là di tutte le grandi e accattivanti distrazioni che la piazza potrebbe offrire, e che pure ha più volte spesso visitato con la sua unica figlia nata dal suo precedente amore con la partenopea Raffaella Fico, non potrebbe sciupare l’ultima chance di fare bene con una big del calcio italiano.
Napoli come un regalo, l’ennesimo, per una carriera ancora troppo povera di successi personali in relazione allo smisurato potenziale di un talento lanciato, ancora non proprio mentalmente pronto, nel vortice del grande football internazionale. Oggi però, quel ragazzaccio che mandava a quel paese il proprio tecnico, che incendiava casa, che finiva fuori strada con i suoi costosi bolidi e che buttava per terra una maglia, simbolo sacro di una tifoseria, non c’è più: il bad boy, il why always me di turno ha lasciato il posto, almeno così pare, ad un uomo, ad un serious man pronto per la grande sfida, pronto per Napoli.
Napoli ed i suoi tifosi: Mario nuovo capopopolo azzurro?
E poi, sempre restando nell’ambito dell’antropologia calcistica c’è una possibile unione, metaforica, catartica, esiziale: Mario e Napoli, Mario ed i napoletani. L’uno, il primo bisognoso di affetto e di sentirsi amato per rendere al massimo; l’altro, il secondo, il popolo, sempre grato a quegli attaccanti, leggi la storia recente e non, in grado di gonfiare la rete ed inorgoglire una tifoseria, ora, orfana di Sarri e, magari chissà, pure del capitano Hamsik. Amore chiama amore, e quel riottoso, scontroso e ribelle ragazzotto, simbolo degli scugnizzi dei vicoli di Napoli, della tammurriata nera 2.0, “o’ fatt è nir, nir, comm’acchè”, potrebbe divenire il nuovo capopopolo azzurro, il nuovo Masaniello capace, a suon di gol, di divenire epitome, emblema di una tifoseria che ribolle d'entusiasmo che vuole vincere e sfidare i palazzi del potere, fra giacobinismo, fantasia ed un Re Carlo, Ancelotti, che non parla di restaurazione ma solo di un pallone che sa di riscatto e di rivoluzione.
A costo zero o quasi e che coup de théatre per il Napoli
Rapporto qualità prezzo, Mario, al momento, è il miglior elemento in attacco che si possa trovare sul mercato. Guardando al suo attuale valore, infatti, che vede il talento classe ’90 titolare di un ‘market value’ di 22 milioni di euro, Balotelli è un vero affare specie perché il 30 giugno prossimo si libererà a parametro zero proprio dal Nizza. Insomma, pagando solo l’ingaggio, sia pure di 3.5 milioni di euro, il Napoli potrebbe assicurarsi un gioiellino che vale molto di più con un rischio, finanziario, davvero risibile per le casse azzurre senza considerare il coup de théatre ed il ritorno d’immagine dell’accoppiata, in rapida successione, Ancelotti–Balotelli.
La chiave tattica, Mario vice-Arcadio ma anche in tandem con Milik
Fra i mille e più motivi di chi lo vorrebbe, anche per mera curiosità, con la maglia azzurra c’è pure una certa polivalenza, versatilità offensiva. Certo, Mario, in questi ultimi anni, è diventato meno seconda punta rispetto alle sue prime apparizioni nel calcio che conta ma, il suo apporto, in attacco, di fianco ad un riferimento centrale, magari Milik, non è da escludere.
Perciò, partendo dalle sue doti, che ormai tutti conoscono, il ragazzo potrebbe scendere in campo in un attacco a due punte, o subentrare a gara in corso per dare maggior peso al pacchetto avanzato, ma potrebbe rivelarsi pure determinante per i possibili sistemi di gioco ancelottiani: il 4-3-3 ed il 4-2-3-1.
Come terminale offensivo dei predetti moduli ma anche come talento capace di venire a prendersi la palla sulla trequarti, giocare con la squadra ed ispirare le mezzeali e gli esterni, nel primo caso, e le tre mezze-punte a sostegno, nel secondo. Il #9 azzurro Italia, dunque, sarebbe perfetto nei meccanismi dell’ex tecnico del Bayern Monaco con Mario, al tempo stesso, suggeritore, primo difensore ma anche finalizzatore della mole di gioco prodotta. Insomma, questi ultimi due anni, il suo rendimento, il possibile connubio con la città, il prezzo e la sua versatilità in campo cancellano ed oscurano di gran lunga i "contro di questo affare". Mario a Napoli? Il matrimonio s’ha da fare.