Al top nei club, ignorati in azzurro: ecco i prodotti ‘fatti in casa’ più costosi della A
La débâcle azzurra con la Svezia sta generando una serie di reazioni a catena e di considerazioni che abbracciano tutto il mondo del calcio nazionale. Fra le varie riflessioni sui motivi che hanno portato l'Italia a mancare la qualificazione 60 anni dopo l'ultimo precedente, infatti, troviamo pure l'assenza di giocatori cresciuti nei vivai nostrani e poi lanciati dai club più importanti del ‘Bel paese' con la conseguenza di non avere materiale umano adatto per ostici impegni internazionali.
Eppure, al netto dei soli 55 calciatori impiegati dalle 7 squadre italiane che affrontano competizioni UEFA e delle buone individualità presenti nell'Under 21 di Di Biagio, vediamo, per smentire o correggere il tiro della suddetta tesi, i ‘local player', i giovani delle ‘cantere' italiane non solo più forti e presenti negli ultimi anni ma anche più preziosi per valore di mercato in Serie A
Insigne, 40 milioni non bastano
Ecco, al primo posto di questa classifica che mette in evidenza i ‘market value' dei migliori prospetti cresciuti nei nostri vivai, troviamo uno che avrebbe fatto molto comodo all'Italia di Ventura. Di chi stiamo parlando? Di quel Lorenzo Insigne che, con un valore di mercato di 40 milioni di euro e la nomea, l'ideale ‘palma' di calciatore più talentuoso d'Italia, pur coerentemente convocato, si è visto relegato in panchina dal confuso ct per 164′ sui 180′ a disposizione.
Insomma, l'azzurro cresciuto nel Napoli e a quota 55 reti con la casacca partenopea, è uno dei talenti più brillanti del nostro movimento con delle ottime referenze a livello nazionale e internazionale (chiedere a Guardiola) ma che pure non sono servite per farlo giocare nell’Italia nella doppia sfida più importante degli ultimi anni.
Berardi, Marchisio e Donnarumma le risorse del domani
A seguire, in questa graduatoria, ci sono tre ragazzi che rappresentano, per diverse ragioni, il presente ed il futuro della nazionale italiana. Nello specifico, il riferimento è a Berardi, Marchisio e Donnarumma che, cresciuti nei vivai, rispettivamente di Sassuolo, Juventus e Milan, valgono, al momento, 25 milioni di euro ciascuno. Eppure, i tre hanno avuto un feeling diverso con la maglia dell'Italia col primo che non l'ha mai vestita, se non nell'Under 21 di Di Biagio, col secondo che manca da 2 anni (ultimo match, l'amichevole per 2-2 con la Romania del 17 novembre 2015) per via di infortuni vari che lo hanno tenuto lontano anche da Euro 2016 ed il terzo col ruolo di vice, apprendista, e ora erede, di Buffon. Tutti, con realtà personali diverse, età e percorsi sportivi differenti ma uniti dall'amor patrio e dalla consapevolezza di essere, col loro valore ed il loro rendimento, fra i ragazzi chiamati a dare una svolta a questa difficile, inimmaginabile situazione.
Florenzi convocato sì ma sfruttato malissimo
Sul terzo gradino del podio rintracciamo il redivivo e grintoso Alessandro Florenzi. L'esterno scuola Roma, infatti, rappresenta il terzo ragazzo, il terzo prodotto del vivaio più costoso della Serie A con una valutazione attuale di 20 milioni di euro. E lui pure, dopo diverso tempo, un anno abbondante dall'ultimo match in azzurro con la Spagna nell'ottobre del 2016, ha ritrovato una convocazione con l'Italia nel momento più delicato della nostra nazionale.
Tutto bene quindi, peccato però che l'ormai terzino destro giallorosso sia stato gestito male da Ventura: nella prima gara, in Svezia, non ha visto il campo; nella seconda, ha giocato 90′ ma da mezzala e non sulla corsia destra come non accadeva, ormai, da oltre 1 anno. Insomma, anche qui, il materiale ‘fatto in casa’ c'era ma è stato utilizzato, per usare un eufemismo, non proprio al meglio.
Federico Chiesa, l'esterno del prossimo futuro
Chi invece non è stato proprio preso in considerazione per il doppio confronto con la Svezia è il giovane Federico Chiesa. Il calciatore della Fiorentina, infatti, in una delle sfide più delicate della storia azzurra, non è stato nemmeno convocato da Ventura che, per l'occasione, lo ha lasciato all'Under 21 e al tecnico Di Biagio. Una scelta pure comprensibile, col ragazzo mai chiamato a Coverciano prima, ma che fa a pugni con la mancanza di alternative in attacco e con la tesi della rarità di giovane italico talento. Con uno dei migliori esterni del campionato, infatti, l'ex tecnico del Torino si sarebbe garantito una freccia in più al proprio arco offensivo che avrebbe potuto scardinare l'arcigna difesa svedese, e magari chissà, consentire un più consono attacco a tre, davanti. E invece, niente. 17 milioni di euro in Under e la sensazione, per gli osservatori, che Ventura non abbia attinto a piene mani e letto al meglio i messaggi provenienti della Serie A.
Perin e Caldara, ripartire è un obbligo
A chiudere, ci sono due ragazzi che pure avranno l'onore e l'onere di risollevare gli azzurri dalle attuali sabbie mobili. Parliamo di Perin del Genoa che ha assistito inerme, in prima persona, alla ‘Caporetto sportiva’ di Solna prima e Milano poi, e di Mattia Caldara che, dopo l'esordio, per giunta non ufficiale con San Marino, non è stato più preso, malgrado un rendimento al top ed un futuro prenotato con la Juve, in considerazione.
Due ragazzi brillanti frutto dei floridi vivai di Genoa e Atalanta e che, nelle reciproche squadre, stanno dando il massimo per una stagione, almeno sul piano individuale, al top. E se per il genoano la maglia da titolare, con Buffon davanti nello spareggio con la Svezia, era impensabile, per Caldara, almeno una convocazione, sarebbe stata più che giusta e opportuna. Eppure, niente da fare le scelte sono state queste e i 15 milioni di euro di valutazione dei due ragazzi non sono serviti per guadagnare lo spazio meritato.
Materiale umano da 182 milioni di euro
In sostanza, il materiale tecnico c'era e sembra esserci anche per l'obbligato e immediato riscatto con 182 milioni di euro derivanti dai calciatori cresciuti nelle ‘cantere' delle nostre squadre di Serie A. Di questi però, nel doppio confronto con gli scandinavi, la cosa dovrebbe far riflettere, ne sono stati utilizzati solo 60 e, per giunta, per soli 104′ minuti sui 360′ complessivi.