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Roma amazzagrandi con ‘pochi soldi’: l’impresa è anche sul mercato

La Roma ha battuto il Barcellona e scritto la storia dopo aver eliminato Atlético Madrid e Chelsea. Ma il capolavoro giallorosso assume maggior valore se si considerano le variabili economiche della società costretta a dire addio oltre che a Totti (ora dirigente) anche a Salah, Paredes e Rudiger. Rischiando di perdere anche Dzeko.
A cura di Salvatore Parente
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C'è poco da dire, quello a cui abbiamo assistito ieri è stato un autentico miracolo. Un miracolo sportivo ma che, come spesso accade anche nella malasorte, nelle sconfitte, ha molti padri. Non solo la guida tecnica, infatti, ha grossi meriti nell'impresa europea ma anche la dirigenza che, pur dovendo combattere con i vincoli del Fair Play Finanziario, è riuscita a garantire al proprio tecnico, nonostante cessioni eccellenti, una rosa di buon livello.

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Insomma, con pochissimo denaro in cassa e la prospettiva, forse scongiurata da questo meraviglioso risultato con la Roma per la prima volta in semifinale dall'era Champions League, di altri dolorosi addii per rispettare il settlement agreement firmato (l'azzeramento del deficit di bilancio) con l'Uefa, i giallorossi hanno messo a segno un vero e proprio colpaccio.

Mercato estivo: addio a Salah, Paredes e Rudiger

Eppure, la stagione capitolina non era partita al meglio con un mercato, come detto, pesantemente condizionato dalle sabbie mobili di una situazione economica non proprio esaltante. Via, subito, Salah al Liverpool (42 milioni di euro), Rudiger al Chelsea (35 milioni di euro), Paredes allo Zenit (23 milioni di euro), Mario Rui al Napoli (5,5 milioni di euro) e diverse altre pedine, da Doumbia a Frattesi, da Marchizza a Vainqueur per un conto cessioni, salito con le partenze di Emerson (20 mln) ed Hector Moreno (6 mln) a ben 149,7 milioni di euro.

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Una bella dieta dimagrante per i giallorossi che, dall’altro lato, avevano messo insieme un mercato intelligente spendendo 93,5 milioni di euro per alcuni riscatti, vedi quelli di Juan Jesus e Bruno Peres, e diversi giovani: da Under a Pellegrini da Karsdorp a Defrel a Schick. Insomma, un mix fatto di alleggerimento del monte ingaggi e della pressione sulle proprie casse e progettualità e programmazione. Un mix rivelatosi vincente.

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I Gironi Champions: la Roma batte tutti e l’Olimpico diventa un fortino insuperabile

All’atto dei sorteggi di Champions con la Roma capitata nel gruppo con Chelsea, Atletico Madrid e gli azeri del Qarabag, tutti, tifosi e addetti ai lavori, puntavano a fare una bella figura e provare a qualificarsi, magari anche da seconda del Girone C. E invece, quella compagine che, anche sul mercato, si presentava come terza forza dietro alla valutazione complessiva di Chelsea (741,5 milioni di euro) e Atletico (636 milioni di euro), è riuscita ad andare oltre ogni più rosea aspettativa mutando pelle, e atteggiamento rispetto al campionato, nella ‘coppa dalle grandi orecchie’. E infatti se in campionato la Roma, specie in casa, fa fatica a comandare le operazioni, il gioco e poi a vincere con ben 6 sconfitte casalinghe in stagione, in Champions l’Olimpico si trasforma nel Colosseo ed i suoi calciatori in undici invincibili gladiatori.

Fra le mura amiche, gli uomini di Di Francesco impattano con i Colchoneros 0-0, superano a fatica il Qarabag per una rete a zero e poi, quasi come premessa, antipasto della vittoriosa impresa col Barça, trionfano, con un successo decisivo per il passaggio del turno e del primato, col Chelsea di Conte 3-0.

L’Impresa col Barcellona: Davide umilia Golia

Ma l’impresa, dopo il superamento dell’ostacolo rappresentato dagli ottavi di finale contro lo Shakhtar Donetsk, è ad un passo: alla Roma tocca affrontare il Barcellona. E sì proprio una delle squadre più forti del pianeta ma anche più ricche, nel più classico degli scontri fra Davide e Golia, fra una squadra super favorita e l’altra accreditata come fiero ma già condannato sparring partner. Alla vigilia, infatti, le quotazioni di mercato di entrambe i club non lasciano presagire nulla di buono: Barcellona a quota 1,05 miliardi di euro per valutazione globale della rosa, Roma a 388 milioni. In pratica, un terzo dei catalani. Non c’è storia e nemmeno speranza.

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E la sfida dell’andata conferma i pronostici dell’urna di Nyon: al Camp Nou, gli azulgrana, pur non asfaltando la Lupa, prevalgono 4-1. E poi, la storia più bella, quella andata in scena ieri sera all’Olimpico quella che ha visto, fra i protagonisti assoluti, il capitano, degno erede di Totti, ma anche quei due calciatori, Manolas e Dzeko pronti, uno anche a gennaio, ad essere immolati sull’altare dei bilanci. Il bosniaco domina la difesa avversaria eppure pochi mesi prima poteva andare al Chelsea ed il greco, corteggiato da mezza Europa, si rivela l’asso nella manica, l’uomo della provvidenza, l’uomo della leggenda nella quale, anche una formazione ‘minore’, batte gli oligarchi del football e si accomoda al tavolo dei grandi, nel Gotha del calcio internazionale.

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Un successo, senza gli uomini mercato

Infine, e questo è forse uno degli aspetti meno approfonditi nel day after, la Roma ha vinto sì cambiando pelle, atteggiamento tattico, umore e body language ma anche senza i suoi uomini mercato, senza i grossi acquisti dell’estate. E se Under, in questo ultimo periodo, è esploso ed ha poi siglato l’assist del 3-0 di ieri sera per Manolas, i vari Schick, Karsdorp, Gonalons e Defrel per motivi differenti, non hanno garantito il proprio apporto alla squadra giallorossa complicando, non poco, l’assunto per Di Francesco. Chapeau Roma.

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