Buffon come Zidane, un addio dolorosissimo e immeritato. Gigi resti leggenda
Nella tristezza generale, nell'anno dei fallimenti iridati non solo dell'Italia, ma anche di Usa e Olanda, e dei ritiri eccellenti di Xavi, Drogba (a fine stagione) e Pirlo, il senso che qualcosa di poco piacevole sia avvenuto è enorme. Testimoni della storia, calcistica s'intende, non possiamo non parlare delle lacrime di Buffon, delle sue ultime parole in azzurro e dei suoi ultimi ed improvvisi 180′ con l'Italia.
Il tutto, nella consapevolezza più nitida di un destino troppo crudele e malvagio che ha decretato l'addio del più forte numero #1 della storia del calcio nazionale e internazionale, nel momento più basso, nella notte più buia della storia del football italiano con l'eliminazione agli spareggi per il mondiale di Russia 2018. Eppure, nel novero dei commiati più tristi e immeritati della storia, Gigi non è solo con quel Zidane, incrociato una notte d’estate a Berlino e appena sfiorato in bianconero nel 2001, a tenergli compagnia.
L’esordio e l’ultima in azzurro, il gelo sullo sfondo
Da uno spareggio mondiale all’altro, dal pass per la Francia a quello per la Russia, 20 anni in un attimo e in un ciclo che si chiude così come era cominciato: nel gelo di Mosca la prima apparizione, nel gelo, più morale che climatico, di Milano, l’ultima. L’epopea azzurra di Buffon ha inizio il 29 ottobre 1997 nel Playoff mondiale con la Russia, con Cesare Maldini Ct, Costacurta, Cannavaro, Maldini e Nesta in difesa, Albertini, Dino Baggio a centrocampo, Pessotto e Di Matteo sugli esterni e Vieri, Ravanelli davanti.
L'impresa in Russia
Una squadra fantastica che, immeritatamente, senza subire sconfitte nel gruppo 2 di qualificazioni e con l’Inghilterra a +1 nella classifica finale, si trova a dover affrontare la trasferta moscovita contro gli ‘italiani' Alenitchev, Kanchelskis, Kolyvanov e degli eterni Ovcinnikov e Onopko. Gigi parte dalla panchina, Pagliuca è l’indiscusso titolare ma, al 32’ il freddo russo ed uno scontro col predetto Kanchelskis incidono sulla carne dell’ex interista, l’estremo difensore accusa un problema muscolare e non può continuare, il Ct si volta, chiama il 19enne Buffon, seduto di fianco a Benarrivo, Sartor, Cois, Fuser, Chiesa e Del Piero, e lo butta nella mischia. E così, con 58’ a referto ed una buona prestazione (1-1 finale) in quella Russia dove avrebbe voluto concludere la sua avventura con l’Italia, ha origine la sua storia azzurra.
Il successo di Berlino: mors tua, vita mea. Zidane ko
Una storia che, dal mondiale di Francia ’98 in poi, è tutta nelle mani di Gigi. Salta per infortunio l’Europeo in Belgio e Olanda per una frattura alla mano sinistra nel corso dell’ultima amichevole pre-manifestazione con la Norvegia, si prende i fischi dell’eliminazione dal mondiale di Corea e Giappone negli Ottavi con Ahn e Byron Moreno protagonisti assoluti, mangia l’indigesto ‘biscotto danese-svedese’ negli europei del 2004 in Portogallo, fino ad arrivare alla rassegna iridata in Germania, nel 2006.
Qui, l’incontro, mancato nella Juve con uno che arrivava e l’altro che partiva per Madrid nel 2001, con Zidane e la sua Francia, quella di Saint-Denis e dei rigori del 1998, di Rotterdam, del golden gol e della finale del 2000. Qui, Buffon con la sua splendida Italia, tutta cuore, grinta, classe e determinazione, affronta la Francia, dopo aver eliminato, nell’ordine: Australia, Ucraina e i padroni di casa di Klinsmann. Qui, arriva il flash-forward che sarà simile al suo triste addio. Zizou, ancora determinante, ha deciso, al termine del mondiale, non solo di dire addio alla Francia ma anche al calcio giocato e così, la finale di Berlino, potrebbe essere la vetrina più bella, il palcoscenico più degno per chiudere al top, sul tetto del mondo, una carriera stellare.
E invece, malgrado il gol su rigore iniziale, il 10 della Francia si innervosisce, perde le staffe e complici le diverse occasioni mancate e le maniere, non proprio ortodosse di Materazzi, sbotta e al 110’, nel secondo tempo supplementare, dà una testata in pieno petto al suo diretto marcatore: Elizondo lo espelle, Zizou abbandona il rettangolo verde dell’Olympiastadion e passa di fianco a quella coppa che andrà fra le mani del nostro Cannavaro e fra quelle del portierone azzurro.
L’addio all’Italia ed il triste epilogo
Il flash-forward, benché non proprio simile per contesto internazionale e gesto antisportivo, è analogo per la sorte col quale i due campioni hanno salutato la loro amata maglia della nazionale. Eppure, scherzando, lo scorso marzo, prima della gara di qualificazione dell’Italia a Palermo con l’Albania, con Buffon prossimo a tagliare il traguardo delle 1000 gare ufficiali in carriera, il portierone azzurro in conferenza stampa disse: “Magari uscirò di scena alla Zidane, nell’ultima partita con una capocciata a qualcuno. Ma ho tempo per pensarci. Intanto, speriamo di essere al Mondiale 2018”.
E invece, la sua ultima gara è finita senza gesti di violenza o cattivi esempi da restituire in mondovisione, i suo ultimi minuti sono finiti nell’area avversaria, nella 16 metri della Svezia alla disperata ricerca di un gol che avrebbe cambiato la sua storia personale e quella di un intero popolo costretto a restare a casa per Russia 2018. E poi lacrime, parole da vero leader e leggenda, da uomo autentico che non meritava di concludere così il suo straordinario binomio con l’Italia.
I record raggiunti, Gigi sei leggenda
Gigi chiude la sua era azzurra durata 20 anni con l’amaro in bocca ma anche con la consapevolezza di essere stato un faro per molti giovani, un esempio per tanti ma anche uno dei giocatori più apprezzati e vincenti della storia della nazionale. Al termine di questa sua parabola individuale, infatti, Buffon ha collezionato, campionato Europeo Under 21 a parte, 1 successo in Coppa del Mondo (2006), un secondo posto agli Europei (2012) ed un terzo posto in una Cofederations Cup (2013) oltre a vari riconoscimenti, sfiorando il pallone d'oro, individuali come l’All Star Team dei mondiali nel 2006, il Premio Yashin nello stesso anno e tanti altri.
Ancora, malgrado l’addio di cui vi abbiamo parlato, il numero 1 dei numeri 1 lascia con una chiara quanto di difficile emulazione impronta con record come: calciatore con più presenze nella nazionale (175); calciatore con più presenze in una nazionale Uefa (175); calciatore con più presenze nei campionati europei fra qualificazioni e fasi finali (58); portiere azzurro con maggiori clean sheet (68); calciatore con più minuti in assoluto con l’Italia (15.251’) oltre ad essere uno dei tre calciatori, insieme a Antonio Carbajal e Lothar Matthäus, ad aver partecipato a cinque edizioni dei mondiali di calcio (1998, 2002, 2006, 2010 e 2014). Insomma, nonostante tutto, Gigi sei, e sarai, la nostra leggenda.