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Superlega, poteri forti e denaro: ecco perché la Juventus deve rinunciare a Pep Guardiola

Il sogno di Andrea Agnelli di affidare la panchina a Pep Guardiola è probabilmente destinato a rimanere tale. Sul presunto dietro front del presidente della Juventus, hanno infatti pesato non solo i soldi offerti da Mansour al tecnico (20 mln di sterline a stagione), ma anche le eventuali ripercussioni politiche nel varo del format “Super Champions”: progetto portato avanti dal patron bianconero, con l’appoggio dello sceicco del City e degli altri club “vicini” al mondo degli Emirati Arabi.
A cura di Alberto Pucci
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Dopo aver visto sbarcare a Torino uno dei due giocatori più forti al mondo (Cristiano Ronaldo), colpo di mercato fino a qualche settimana prima da tutti ritenuto impossibile, più di un tifoso della Juventus si è fatto cullare nei giorni scorsi dal sogno di vedere Pep Guardiola sulla panchina bianconera. Una dolce illusione condivisa con il presidente Andrea Agnelli: colui che più di tutti ha seriamente provato a portare il tecnico catalano a Torino. Il primo contatto tra le due parti si sarebbe infatti registrato subito dopo la sconfitta in Champions League con l'Atletico. L'ultimo pochi giorni fa a Milano, quando l'allenatore spagnolo avrebbe invece parlato con il direttore sportivo Fabio Paratici nel summit andato in scena all'Hotel Palazzo Parigi.

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Come il City sta cercando di convincere Guardiola

L'affare Guardiola è progetto per il quale il patron juventino ha lavorato sotto traccia per settimane, accantonando subito Allegri e cercando di far leva sui dubbi del catalano (legati soprattutto ai problemi del City con il Fair Play Finanziario). Una trattativa che nelle ultime ore ha però registrato una brusca frenata, fino a rivelarsi davvero impossibile da portare avanti di fronte al forte rilancio proposto a Guardiola dallo sceicco Mansour bin Zayd Al Nahyan: 115 milioni di euro per i prossimi cinque anni, con l'ingaggio dello spagnolo che passerebbe dagli attuali 15 milioni a 20 mln di sterline a stagione.

Perché Agnelli si è tirato indietro

Un'offerta probabilmente difficile da pareggiare o da battere per Agnelli, che si sarebbe tirato indietro anche per un altro importante motivo: i rapporti personali con la proprietà araba, alleata dell'ECA (l'Associazione dei Club Europei di cui è presidente il patron juventino) nel tanto discusso e criticato progetto della "Super Champions". Il contatto tra la Juventus e Guardiola, portato avanti senza l'assenso del City, avrebbe infatti stizzito Mansour e messo in discussione l'appoggio dello sceicco e quello dei club a lui "vicini" (l'Arsenal, ma soprattutto il Psg, di proprietà del cugino Al Thani) per il varo del nuovo format tanto caro ad Agnelli. Va detto, inoltre, che la Premier è di gran lunga il primo campionato per fatturato e diritti ed è, quindi, anche il torneo meno interessato ad un'eventuale "SuperChampions". Discorso molto diverso per l'Italia e le italiane che vagano in un campionato che ha sempre meno appeal.

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Il motivo della scelta di Sarri

La potenza di fuoco economica degli inglesi, unita alle eventuali ripercussioni sullo scenario "politico" dell'Europa del calcio, avrebbero dunque consigliato alla Juventus di lasciar perdere Pep Guardiola e di indirizzarsi con decisione su Maurizio Sarri. Una scelta suggestiva e praticamente obbligata per i bianconeri, anche per l'impossibilità di raggiungere gli altri allenatori cerchiati in rosso sulla personale lista di Andrea Agnelli: Pochettino, Zidane, Klopp e Deschamps. Salvo clamorosi colpi di scena, potrebbe essere quindi l'attuale manager del Chelsea a prendere il posto di Allegri sulla panchina della Juventus.

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