Serie A 2019-20: Roma, intensità e difesa alta i principi del neo tecnico Fonseca
Difesa alta, squadra corta, ricerca di un'intensità funzionale nelle varie zone e nei differenti momenti della partita. Le linee guida di Fonseca per il laboratorio della prima Roma post-Totti e post-De Rossi tracciano un percorso evolutivo che disegna una squadra ancora più aperta e aggressiva nelle intenzioni. Un passaggio di tempo che si distacca dal passato recente anche per metodi di allenamento.
La visione di Fonseca
Già nella prima settimana, il tecnico portoghese ha impostato il suo programma sulla periodizzazione tattica, “ ideata dal professor Vitor Frade e finita nel lessico calcistico “comune” grazie a José Mourinho”, come raccontava Mirko Bussi su La Roma 24. Il principio è semplice: “gioca come vuoi e ti allenerai per quel che ti serve”. L'obiettivo di esaltare le qualità del singolo perché porti a far crescere il valore di squadra passa attraverso partitelle su campi ridotti o particolari forme di “torello” (anche in questo è evidente un'influenza di Guardiola anche in termini di metodo di allenamento).
Il suo modulo di riferimento, il 4-2-3-1, si trasforma in fase di possesso con i registi che si abbassano e i terzini che salgono a comporre una linea iper-offensiva con sei uomini sopra la palla. Gestire una difesa così alta e una disposizione di questo tipo richiede un palleggio estremamente rapido e una capacità di riaggressione tale da ridurre i rischi di sovra-esposizione difensiva nelle transizioni. In teoria, se il contro-pressing è ordinato e coordinato, si spende meno, si corre meno e si tiene il pallone di più.
I terzini, la chiave del successo
Con Zappacosta, terzino di spinta e progressione che ha iniziato da centrocampista nel Sora allenato dal padre, Fonseca ha completato il ventaglio di terzini, che nella sua visione di calcio costituiscono la chiave principale del successo. Al di là dei compiti di copertura, in fase di impostazione, infatti, non vengono coinvolti nell'uscita bassa del pallone, chiede ai registi di abbassarsi e garantire l'avvio della transizione, ma entrano in gioco quando il pallone è già negli ultimi trenta metri.
A destra Florenzi, che ha promesso a Dzeko la sua fascia da capitano, parte avanti a Zappacosta nelle gerarchie. A sinistra, Kolarov avrà meno compiti di regia rispetto alla gestione Di Francesco, ma porterà il proficuo dialogo associativo con Perotti più in avanti. Significativa, però, la scelta di investire su un'opzione alternativa come Leonardo Spinazzola. Nelle amichevoli li ha rigorosamente alternati, all'azzurro certo non mancano spinta costante o possibilità di alzare il pallone e superare la prima linea di pressing.
I rischi in difesa
La Roma ha ancora problemi di automatismi da risolvere dietro, sia in campo aperto a difesa schierata, sia nella gestione delle transizioni negative, quando la squadra perde palla per la lentezza, ancora comprensibile, nella circolazione del pallone. L'aggiunta di un elemento nuovo come Mancini, e il passaggio a un concetto di linea arretrata che difende di reparto con un occhio alla disposizione complessiva della squadra richiede fisiologici tempi di adattamento e di apprendimento. Non è tanto l'altezza della linea difensiva, infatti, a caratterizzare il calcio di Fonseca, quanto la ricerca della compattezza costante tra difesa e centrocampo, che devono muoversi e integrarsi come fossero una cosa sola.
Il tecnico portoghese, che chiede ai suoi di marcare a zona sui calci piazzati secondo un modello coerente con la valorizzazione delle caratteristiche individuali alla base del metodo di allenamento, invita i difensori centrali a occupare zone più definite e ristrette di campo, proprio per non perdere l'allineamento complessivo di squadra. Al nuovo acquisto Mancini, abituato a coperture più dinamiche con Gasperini all'Atalanta, “sarà richiesta un diverso rapporto con i compagni di squadra e di reparto, e una maggiore concentrazione nella gestione delle distanze e degli spazi del proprio schieramento” scrive Fabio Barcellona su Ultimo Uomo. Anche la gestione del pallone, nella fase di circolazione bassa, diventerà più cerebrale, nell'alternanza tra gioco corto e lancio lungo per ottenere il massimo effetto di squilibrio delle linee avversarie.
Dzeko e Pau Lopez, gli estremi dell'entusiasmo
La conferma di Dzeko testimonia la volontà della società di non ridimensionare troppo il valore della squadra né evidentemente le ambizioni europee, con la qualificazione alla Champions League che rimane il faro sportivo e finanziario degli orizzonti del club. Obiettivi che il ds Petrachi ha protetto con l'arrivo di un portiere come Pau Lopez che arriva da una stagione segnata da grandi interventi e pause preoccupanti.
La sua abilità con i piedi, qualità sempre meno secondaria nell'interpretazione moderna del ruolo, lo rendeva praticamente un difensore aggiunto l'anno scorso al Betis: così ha finito per risentire anche del peggioramento del rendimento complessivo della difesa, colpevole di troppi appoggi bassi sbagliati nella seconda parte di stagione. È un aiuto alla squadra quando è sotto pressione, sicuro nelle uscite alte, piuttosto istintivo nell'approccio al gioco. I margini di crescita ci sono, la pressione dell'ambiente che di portieri incostanti ne ha visti e bruciati tanti, potrebbe diventare un ostacolo. Dal suo rendimento, passerà molto del successo della nuova Roma.
Veretout e Diawara, gioielli di centrocampo
Non secondaria, poi, sarà l'efficienza della coppia di centrocampisti centrali. Nelle amichevoli ha adattato frequentemente Cristante, in coppia con Pellegrini o Diawara, il centrocampista con la più alta percentuale di passaggi riusciti (92.8%) tra i giocatori che ne hanno effettuati almeno 1000 dal 2017/18 in Serie A. Un equilibratore della squadra, un giocatore che sceglie la giocata sicura, e rappresenta la tipologia di mediano complementare rispetto a Veretout. L'ex Fiorentina, infatti, porta completezza tecnica, vena creativa e un voluminoso contributo in termini di giocate utili in fase offensiva, tanto da risultare anche frenetico in alcune situazioni in fase di possesso.
Tante domande, poche risposte
Per ora, le domande restano più delle risposte. L'entusiasmo nell'amichevole contro il Real Madrid rimane un segnale incoraggiante da parte di una tifoseria impaziente, che sa essere estremamente calda ma anche freddamente ostile, che ha visto partire una bandiera come De Rossi e non sembra disposta ad esercitare ancora un paziente ottimismo della volontà. Certamente, Fonseca porta una visione di gioco moderna sostenuta da chiarezza di idee su come trasformare l'intenzione in esecuzione. Servirà soprattutto che i calciatori non perdano sicurezza e convinzione nella bontà della strada alle prime difficoltà, e insieme che il tecnico si riveli pronto a cesellare, rimodellare, adattare il piano di gioco laddove si rivelasse complicato adattarlo al sistema e alle qualità dei giocatori. Quelle doti da cui tutto parte e tutto dipende nella sua visione di calcio.