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Mondiali 2018: dov’è finita la solida e affidabile Germania?

La Germania ha pagato la superbia e l’assenza di pensiero creativo. Low ha aumentato il numero di giocatori offensivi e sacrificato troppo la stabilità difensiva. Ma Khedira e Kroos, che Vela ha seguito a uomo, non funzionano come coppia di mediani. La Mannschaft comunica disordine e improvvisazione.
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“Perché abbiamo perso? Semplice, abbiamo giocato come contro l'Arabia Saudita. Solo che il Messico è più forte”. La sintesi, severa e condivisibile, è di Hummels. “Prima della partita abbiamo parlato di alcuni aspetti importanti, di protezione, di come non perdere il possesso palla. Ma in campo non l'abbiamo fatto. E se porti sette, otto giocatori in attacco è chiaro che la forza offensiva diventa superiore alla stabilità difensiva”. Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato.

Battuti in contropiede, al loro stesso gioco

Quando Guardiola è arrivato al Bayern, ha capito subito che nella sua filosofia qualcosa avrebbe dovuto cambiare rispetto al Barcellona. Alla prima partita ufficiale, in Supercoppa, il Borussia Dortmund di Klopp, l'allenatore che ancora oggi l'ha battuto più volte, gli riassume il primo capitolo del manuale della Bundesliga. Quello dove spiegano come si va in contropiede in campo aperto.

Ribaltamento dell'azione, occupazione degli spazi di mezzo, gegenpressing: sono queste le parole d'ordine della nouvelle vague degli allenatori tedeschi, della generazione di Nagelsmann o dei Tuchel. Ma la Mannschaft, contro il Messico, è una macchina dall'apparenza solida e dalla forma fragile che si fa battere al suo stesso gioco.

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Kroos e Khedira, con loro non c'è copertura

C'è un dogma nella Germania di Low, Toni Kroos si muove nella zona di sinistra. Il tecnico su questo è rigido, e in questa poca flessibilità quasi da luogo comune si nasconde il seme della sconfitta contro il Messico. “Non è un segreto, lo humor non è certo una delle migliori qualità dei tedeschi” diceva Claudia Schiffer in uno spot per un'auto ovviamente tedesca. L'idea è chiara, magari banale: dai tedeschi ti aspetti serietà, precisione, solidità. Non la flessibilità del pensiero creativo. E proprio questo sarebbe servito contro il Messico di Osorio che ha ben imparato la lezione della Confederations Cup (la Germania sperimentale vinse 4-1 e segnò due gol nei primi dieci minuti) e ancora di più della semifinale europea che la Mannschaft perse due anni fa contro la Francia.

Low costruisce in fase di possesso uno schieramento offensivo, alza i terzini e tiene i centrali quasi sulla linea di centrocampo. La Germania difende secondo un 4-4-2 dalle linee non troppo strette e attacca con una sorta di 3-6-1 che è l'origine di tutti i problemi. Perché Kroos, nella fase di inizio dell'azione, si abbassa fra i due centrali, in modo da lasciare a Khedira gli inserimenti senza palla e l'occupazione degli spazi di mezzo. Ma Kroos è l'uomo dell'ultimo passaggio negli ultimi trenta metri, e una buona parte del potenziale offensivo si perde.

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Non solo. Quando il centrocampista del Real dalle percentuali di precisione nei passaggi ai limiti dell'irreale chiude quello spazio e cerca di farsi coinvolgere nella rifinitura, non ha nessuno che gli copra le spalle. In fase di possesso, Draxler e Muller tagliano dentro come Khedira ma così si allarga lo spazio fra i difensori e quella che dovrebbe essere la linea di centrocampo. Davanti i centrocampisti si addensano verso l'area, ed è qui che Osorio intuisce la strada giusta.

Non sfida la Germania sul piano del palleggio, come aveva tentato di fare invano un anno fa, ma tiene i trequartisti alle spalle del Chicarito Hernandez alti e chiede ai suoi di verticalizzare presto per sfruttare il buco alle spalle del centrocampo avversario. La Germania, di fatto senza un centromediano a protezione della difesa, ripiega spesso in inferiorità numerica e dimostra una insufficiente attenzione alle transizioni positive.

La solitudine di Hummels e Boateng

Osorio piazza Vela a uomo su Kroos e, qui sta la principale differenza, studia una soluzione per non lasciare spazi scoperti. Chiede un doppio lavoro al terzino Layun, che occupa i corridoi di mezzo e partecipa alla fase difensiva in appoggio a Salcedo che fa valere il suo passato da difensore centrale. Guardado, invece, sale a chiudere su Khedira e Lozano rimane il più avanzato nel settore di destra dell'attacco. Hummels e Boateng, che si dividono la gestione dell'uscita bassa del pallone, non hanno linee di passaggio libere.

Un'azione simbolo: Vela segue Kroos a uomo, e i compagni coprono lo spazio in mezzo (fonte: Spielverlagerung)
Un'azione simbolo: Vela segue Kroos a uomo, e i compagni coprono lo spazio in mezzo (fonte: Spielverlagerung)

Se a sinistra Kroos lascia spazi fin troppo aperti, a destra non va affatto meglio. Viste le difficoltà a trovare soluzioni nonostante la densità di uomini, Kimmich aumenta la spinta. Low per lui stravede, lo considera “uno dei più grandi talenti che abbia visto nell'ultimo decennio”. I paragoni con Lahm abbondano. “Capisce le tattiche e le fasi di gioco e sa quando cambiare ritmo” ha detto al Guardian Paul Breitner, che vinse cinque Bundesliga al Bayern e il Mondiale del 1974 per poi accettare i soldi, tanti, del Bayern. Le simpatie per il libretto rosso non le ha mai rinnegate, ma le scelte di carriera sono un'altra storia. Se uno così, il primo calciatore totale, che nasce terzino ma può giocare anche ala o mediano, come nella finale Mundial contro l'Italia, è convinto che Kimmich abbia tutto per essere un secondo Lahm, la teoria assume una consistenza decisamente diversa.

Kimmich, che però non vorrebbe tanto essere un erede, una copia, ma un originale di pari livello, va a sfidare Gallardo ma da quel lato la Germania avrà un problema più grande. E sarà decisivo.

Ozil, solo forma e poca sostanza

Insieme a Gundogan, Ozil ha addosso gli occhi della nazione. E per le ragioni sbagliate. La foto con Erdogan ha mosso anche Angela Merkel, è diventata anche una questione politica, non solo sportiva. Quello scatto è un segno ma rivela anche più di quello che dice. Rivela un'appartenenza non così risolta e una nazionale meno unita di quel che potrebbe apparire. In campo, la Mannschaft è spaccata, senza equilibrio e senza aiuti.

Ozil, che si muove nella zona di centro-destra, galleggia senza arte né parte. E la situazione non migliorerà nel secondo tempo, quando entrerà Reus per Khedira e il sacrificio della stabilità in nome della quantità davanti si trasformerà in un piano ancora più radicale. Disegnare un 2-1-7 con Kroos unico centrocampista in fase di possesso è quanto di più vicino a gettare l'asciugamano al centro del quadrato. E la risposta di Khedira alle critiche, “siamo lenti, ci manca un Bolt ma non l'abbiamo”, suona come una conferma ulteriore. Di fronte alle difficoltà, non cambia il sistema e si prova ad adattare gli uomini: che poi è il motivo per cui conosciamo più le Golf del comico Dirk Bach.

Il fotogramma della nazionale è nell'azione del gol. Insegue Lozano, che però in area lo dribbla e lui a quel punto si ferma. Come se avesse recitato la sua parte in commedia, e non sentisse di dover andare oltre le indicazioni. E quando un gruppo di giocatori dimostra di pensarla nello stesso modo e nella stessa partita, vincere diventa una missione impossibile.

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