206 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Capolavoro Messico, Lozano affonda una spenta Germania

Il Messico gioca un primo tempo perfetto. Lozano regala al Tri la seconda vittoria nella storia contro la Mannschaft. Benissimo Gallardo e Vela, bene Hernandez che sciupa il contropiede del possibile 2-0. Khedira e Kross non reggono il centrocampo tedesco. La Germania non steccava all’esordio in un Mondiale dal 1982.
206 CONDIVISIONI

Negli ultimi minuti al Luzhniki si sente solo Cielito Lindo. Il Messico affonda una Germania incerta e confusa, generosa quando ormai è troppo tardi. El Tri non batteva la Mannschaft dal 2-0 in amichevole del 1985, unico successo in undici precedenti. Lozano, che ha illuminato un primo tempo perfetto, regala al Messico la prima vittoria al Mondiale contro la nazionale campione del mondo. La Germania non aveva ancora mai perso in Coppa del Mondo contro una squadra della CONCACAF. Era dal 1982 che la Mannschaft non iniziava con una sconfitta. Allora, dopo l'incontro col tacco di Dio Rabat Madjer, il percorso finì tra gli applausi di Pertini, la corsa di Tardelli, e un sette che Zoff avrebbe fatto bene a non tirare. A 48 anni esatti dalla partita del secolo, la semifinale del 1970, la Germania torna a perdere di 17 giugno. Crolla in mezzo perché Khedira non può reggere un centrocampo a due, la compresenza di Kroos aumenta frequenza e precisione dei passaggi ma toglie protezione alla difesa. Il Messico, quando ribalta l'azione fra le linee, fa praticamente quel che vuole.

La Mannschaft balla, El Tri ci crede

Boateng, il simbolo della Mannschaft multietnica di nuova generazione, tappa il buco sull'illuminazione di Vela per Lozano. Balla la difesa tedesca sul calcio d'angolo e Neuer, che non gioca un match ufficiale dal 16 settembre 2017, se la ritrova praticamente addosso dopo il tocco involontario di Plattenhardt. Il 26enne dal gran sinistro, e dalla notevole spinta, è la grande sorpresa di Low. E' l'unico cambio, vista l'influenza che ha colto Hector, rispetto alla formazione annunciata e intuibile dal momento della conferma della presenza di Draxler.

Immagine

Low, in Russia dopo una campagna di avvicinamento fra tempeste e marosi da domare, mantiene in rosa 13 dei giocatori della nazionale sperimentale che vinse la Confederations Cup un anno fa. Il ct messicano Osorio si ricorda bene il 4-1 in semifinale, ultimo dei cinque successi tedeschi negli undici precedenti. Si ricorda i due gol presi per troppa frenesia nei primi 10 minuti e la tenuta di una Germania stranamente disegnata allora con la difesa a tre. Oggi il Messico, faccia tutt'altro che triste dell'America, esalta le spaccature fra le linee della Mannschaft che di fatto si difende in un ambizioso quanto lineare 4-4-2.

Immagine

Vela col vento in poppa

Osorio estrae il jolly Gallardo mezzo sinistro con indicazioni e compiti di spinta e proposta in un 4-2-3-1 fluido che si accende sui tagli di Vela e i tagli fuori linea del Chicharito Hernandez, che fallisce il controllo dopo 17 minuti in area: il miglior marcatore nella storia del Messico, però, lascia svanire la grande occasione per il 50mo gol in nazionale.

La Germania perde presto e troppo di frequente l'ormai proverbiale sicurezza difensiva, anche sui calci da fermo. Marcature e coperture preventive larghe nella corsia centrale consentono al Messico, imbattuto nella prima partita in un Mondiale da cinque edizioni, di alzare la qualità e la velocità nella circolazione di palla. El Tri, una vittoria, un pareggio e una sconfitta nelle precedenti tre partite giocate di 17 giugno in Coppa del Mondo

La sblocca Lozano

Nei primi 20′ la Germania mantiene oltre il 60% di possesso palla, ma la torsione di Werner in versione Aguero e un Kross non così efficace dalla distanza non traducono la quantità in qualità. Fu questo il grande errore del Tri un anno fa: cercarono di sfidare la Mannschaft sul terreno del possesso, ma i 25 tiri hanno lasciato in eredità solo una rete non certo consolatoria. Lasciare alla Mannschaft la circolazione del pallone ma farla defluire verso zone meno calde e sfruttare i corridoi in mezzo nei ribaltamenti, la scelta vincente della Francia di Deschamps nella semifinale europea di due anni fa, insiste prevalentemente a sinistra ma Vela, su un contropiede un po' casuale favorito dal buco lasciato da Kimmich, sbaglia la direzione del cross al minuto 28.

I due centrali di centrocampo raccontano come la Mannschaft sia un gigante dalle basi fragili. Troppi gli spazi davanti ai difensori, e se Lozano si perde sulla verticalizzazione al 33′, due minuti dopo lo spettacolo ha un altro finale. La fuga pallanuotistica del Chicharito attira i difensori in tardivo ripiegamento, la Germania si addensa e si scopre dal lato di Lozano che ai 18 gol con la maglia del PSV aggiunge il primo gol al Mondiale del Tri più "europeo" della storia.

Per la prima volta, infatti,più della metà dei 23 in rosa giocano in Europa. Fra loro c'è anche Guillermo Ochoa, alla quarta Coppa del Mondo, epifania del valore della continuità nelle scelte di Osorio. Valore che si traduce nella gran parata, con traversa alleata, sulla punizione di Kroos a 5′ dall'intervallo. Un singolo e isolato lampo d'orgoglio, per una Germania che tristemente subisce: si lamenta, via Twitter, un'icona abituata più a tuffarsi sotto rete che a soffrire dietro come Boris Becker.

Assalto sterile nella ripresa

L'inizio in surplace della ripresa rende l'ingresso di Reus, invocazione di Kevin Prince Boateng via social, un'opzione da percorrere per convinzione e un po' per costrizione. Entra per Khedira, inesistente senza palla, e Ozil arretra il raggio d'azione nella speranza di avanzare baricentro e occupazione dello spazio. Perché il Messico si chiude ma riparte con meno intensità, senza la furia del primo tempo. La stanchezza del Tri spinge la Mannschaft almeno all'avanzamento territoriale, anche se il ritmo rimane basso e la migliore occasione arriva comunque su un contropiede glorioso che Hernandez, due contro uno, manda in frantumi con un colpevole passaggio per Vela che di lì a poco Osorio richiama in panchina. Entra Alvarez, un centrocampista difensivo che a 19 anni ha già debuttato al Club America, autentica potenza del calcio nazionale: chiara l'intenzione di non sprecare risorse, di controllare ma non raddoppiare.

La Mannschaft spinge con l'energia confusa di chi cerca soluzioni senza avere troppe idee. L'imprecisione trasuda nella rovesciata da centravanti di Kimmich e nel tentativo di Werner da distanza troppo ravvicinata per non vederci un cattivo presagio. La Germania non vince in rimonta dopo aver subito il primo gol in un Mondiale da vent'anni, dal 2-1 proprio al Messico. Osorio ha bisogno dell'energia per ripartire, e allora richiama uno stanco e lodevole Lozano per affidarsi a Raul Jimenez, alla 64ma presenza in nazionale, che ha basato il rapporto di fiducia col tv sulla mobilità con e senza palla. Poi entra anche Rafa Marquez, il capitano di sempre al quinto Mondiale, che eredita la fascia da Guardado.

L'ultima speranza di Loew si spegne su una questione di centimetri, sull'ultimo bellissimo tiro di Brandt. La coordinazione è pulita, la traiettoria precisa sì ma solo radente al palo. Per la terza volta di fila, la nazionale campione del mondo stecca all'esordio. Gli esuli pensieri nell'orizzonte di Loew non fanno che aumentare. Dalle parti del Messico, un Messico senza nuvole, il cielo è molto più chiaro che lì.

206 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views