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Milan, ecco i 5 motivi che hanno portato all’esonero di Montella

In 5 punti, ecco alcuni possibili errori commessi dal tecnico in questo inizio di stagione al Milan e che hanno portato al suo esonero. Dal modulo fino agli elementi scesi in campo, la confusione di Montella è stata evidente fin da subito. La scelta poi di puntare tutto su Kalinic ha evidentemente stufato anche il club.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Vincenzo Montella non è più l’allenatore del Milan. Il club rossonero, tramite un comunicato pubblicato questa mattina sul sito ufficiale della società, ha reso nota questa decisione che arriva come un fulmine a ciel sereno. Già, perchè solo qualche settimana fa, anche dopo la sconfitta contro il Napoli, Fassone e Mirabelli avevano rinnovato la fiducia nei confronti dell’ex tecnico della Fiorentina nonostante i risultati stentassero ad arrivare. Il pari contro il Torino però evidentemente non è andato giù e  la scelta è ricaduta con la promozione a tecnico della prima squadra di Gattuso dalla Primavera.

Ma cosa ha sbagliato allora Montella per meritare l’esonero? In realtà gli aspetti su cui dobbiamo focalizzarci sono tanti, proviamo ad esaminare allora in 5 punti le cause che hanno spinto la società ad adottare questa scelta. Dalla scelta sbagliata del modulo, alla poca rotazione degli attaccanti, fino alla bocciatura di diversi calciatori pagati a peso d’oro in estate e rimasti in panchina fino ad ora a guardare gli altri. Queste sono solo alcune delle considerazioni da fare, ma affrontiamole con calma.

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Le 14 formazioni cambiate come un chiaro segnale di difficoltà

Che sia 4-3-3 o 3-5-2 e spesso anche 3-4-2-1, ciò che è emerso maggiormente da inizio stagione, è stata la grande confusione di Montella dal punto di vista della scelta degli elementi da mandare in campo. Pensate che in 14 partite l’ormai ex tecnico rossonero ha cambiato 14 formazioni. Tutte diverse fra loro che hanno fatto subito emergere il grande disagio messo in evidenza dall’allenatore che forse non ha retto la grande pressione che si era creata attorno ad una squadra da cui, in estate, ci si aspettava molto di più degli attuali 20 punti in classifica a questo punto della stagione.

Moduli cambiati da Monella in queste prime 14 giornate di Serie A (Transfermarkt)
Moduli cambiati da Monella in queste prime 14 giornate di Serie A (Transfermarkt)

Ha cercato di portare avanti la sua filosofia di gioco puntando molto su calciatori di movimento piuttosto che su accorgimenti tattici precisi in grado di poter creare diverse soluzioni alternative per portare davanti alla porta avversaria i suoi attaccanti. Ecco, proprio su questo punto forse si sono focalizzate anche le attenzioni della società che evidentemente si è stufata di vedere i propri attaccanti ormai a digiuno di gol da diverso tempo.

I gol degli attaccanti che stentano ad arrivare

Dicevamo degli attaccanti. In rosa Montella ha potuto contare da inizio stagione sui vari Kalinic, Andrè Silva e Cutrone. Queste sono le punte che erano a disposizione di Montella nell’attacco del Milan, senza considerare Suso e Borini che però sono stati spesso utilizzati come esterni o jolly offensivi. Di questi, l’attaccante scelto come titolare al centro del reparto offensivo rossonero è stato proprio l’ex Fiorentina. Il croato corre, si sacrifica e va incontro alla palla, qualità assolutamente da apprezzare. Ma ciò che maggiormente avrebbe dovuto fare e che tutto il pubblico rossonero si aspettava, erano i gol.

I marcatori del Milan (Transfermarkt)
I marcatori del Milan (Transfermarkt)

Pensate che per lui la rete manca addirittura dal match giocato contro il Chievo al ‘Bentegodi’ arrivata lo scorso 25 ottobre, praticamente più di un mese fa, così, se vogliamo, la marcatura a ‘San Siro’ manca dalla doppietta contro l’Udinese che risale addirittura al 17 settembre, per un totale di sole 3 marcature in Serie A. Risultato? Montella non ha mai rinunciato a lui lasciando in panca proprio Andrè Silva e Cutrone, bomber assoluti in Europa League ma fermi, il primo a quota 0 in Serie A, il secondo a 2, entrambi realizzati nelle prime due gare contro Crotone e Cagliari.

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Costruire la squadra sulle invenzioni di Suso

Ottimo calciatore ci mancherebbe. Ma forse uno dei grandi errori di Montella, è stato forse proprio quello di oscurarsi troppo spesso la vista e puntare su calciatori che gli hanno dato maggiori certezze già dallo scorso anno senza rischiare di integrarne di nuovi. Suso è un po’ il jolly di questa squadra. Calciatore su cui Montella ha da sempre puntato tutto, praticamente ha costruito la squadra attorno a lui. Lo spagnolo ha agito sempre da esterno nel 4-3-3, posizione che ne ha esaltato le doti. Con il passaggio al 3-5-2, invece, Suso ha dovuto agire quasi da attaccante. Non è mai stata una vera punta, ovviamente. Lo spagnolo ha giocato leggermente più arretrato e spostato sulla destra, come piace a lui, in una sorta di 3-4-2-1.

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Per Vincenzo Montella, comunque, è sempre stato intoccabile. Ma paradossalmente, questo continuo cambio di modulo e questo continuo affidamento della giocata all’ex Liverpool non ha mai dato una stabilità precisa alla squadra che così dipendeva molto dalla condizione dello spagnolo. Con tutto il dovuto rispetto per Suso, ma di squadre costruite su un singolo calciatore, ne possono esistere solo due, ovvero Barcellona e Real Madrid, che possono contare su gente come Messi e Cristiano Ronaldo. E Suso non sembra avvicinarsi a nessuno dei due.

Calhanoglu e Andrè Silva esclusi dalla sua idea di gioco

“Sarà il mio erede nella Nazionale portoghese”. Così Cristiano Ronaldo aveva salutato il passaggio di Andrè Silva dal Porto al Milan lasciando quasi un testimone pesantissimo al bomber 22enne. La sua stagione, paradossalmente, è stata anche più positiva rispetto a quella vissuta fino ad oggi da Kalinic. Già, perchè se l’attaccante scelto come titolare da Montella in campionato è riuscito a mettere  a segno soltanto 3 gol in 3 mesi di Serie A, non si può dire lo stesso di Andrè Silva. Di gol ne ha realizzati 0 in 4 presenze da titolare nel Milan pensato da Montella in campionato, ma in tutte le gare di Europa League in cui è stato impiegato, ne ha messi a segno ben 6. Al momento è infatti il capocannoniere della competizione.

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E allora perchè non aver mai puntato su questo calciatore rischiando qualche volta anche di schierare due punte se proprio non aveva il coraggio di rinunciare a Kalinic? Questo non lo sapremo mai, così come non capiremo ancora la scelta di tenere fuori Calhanoglu a fronte di una squadra che palesava grande bisogno di uno spunto di fantasia durante certi frangenti della partita. Il turco ha una posizione anomala nel calcio moderno, certo. Il trequartista non è quasi mai più utilizzato ma Montella aveva almeno il dovere di provare ad inserirlo in qualche modo, anche per sfruttare la sua dote sui calci piazzati.

Atteggiamento remissivo dell’allenatore

Da qualcuno è stato definito quasi come un approccio un po’ naif di Vincenzo Montella al concetto di sconfitta. Basta un'occhiata ai social network per capire che ai tifosi rossoneri non piace per niente il suo modo di porsi quando il tecnico commentava le sconfitte. Gli umori della piazza possono anche non interessare a Montella, ma quelli della dirigenza sì. Infatti, Fassone e Mirabelli hanno sicuramente collegato l'evidente mancanza di furore agonistico della squadra all'atteggiamento troppo rilassato dell'allenatore.

Un tecnico che non sa trasmettere rabbia, voglia, passione, energia, forse non è adatto a un club che, mai come quest'anno, ha obiettivi insindacabili da raggiungere. Montella doveva capire perché la squadra non ha mai avuto il fuoco dentro, e doveva farlo in fretta. Magari avvalendosi della collaborazione dei giocatori più esperti e carismatici, come Bonucci in primis, che in quanto a leadership non stanno dando quello che ci si aspettava da loro.

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