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Cristiano Ronaldo alla Juventus

Juventus, la maglia numero 7 da Vivolo a Cristiano Ronaldo

Dal primo #7 di cui si ha memoria, ovvero l’attaccante campano Pasquale Vivolo alla leggenda Giampiero Boniperti, che ha indossato il sette nell’annata 1951/52, fino a Tardelli, il ‘Barone’ Causio, Conte, Di Canio ma anche Salihamidzic, Pepe e Pessotto, ecco tutti i migliori numeri #7 della storia della Juventus.
A cura di Salvatore Parente
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L’atteso annuncio è finalmente arrivato: Cristiano Ronaldo è un nuovo calciatore della Juventus. Un annuncio agognato e pure liberatorio con il mondo bianconero totalmente in visibilio per questo nuovo, entusiasmante acquisto della ‘Vecchia Signora’, ora, a spaventare l’intera Europa in vista della prossima edizione della Champions League. Una Champions, ai nastri di partenza, con la Juve di CR7 ben posizionata, in pole, per il successo finale.

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Ma CR7 non è un elemento importante, forse decisivo, solo per il presente ed il futuro dei piemontesi ma anche per il suo arrivo in relazione allo splendido passato bianconero con l’asso lusitano a innestarsi in una lunga, e soprattutto vincente, tradizione di fortissimi numeri #7. Un passato che, dagli anni ’50 ad oggi, ha accolto sotto le insegne bianconere talenti come Boniperti, Damiani, Tardelli, Causio, Conte, Deschamps, Cuadrado e, oggi, proprio Cristiano Ronaldo.

La Juve negli anni ’50, è la #7 di Vivolo e Boniperti

Negli anni ’50, come del resto capiterà per diverse altre decadi fino all’imposizione del numero fisso dietro la schiena di ogni singolo calciatore, la numero #7, quella oggi destinata a CR7, è passata per diverse, talvolta speciali, mani. Basti pensare, dalla stagione 1951/52, ai maggiori talenti che l’hanno avuta nei campionati di Serie A dei piemontesi, a elementi come il napoletano Pasquale Vivolo, attaccante passato poi alla Lazio con 31 gol con la Juve, alla punta Emilio Caprile, al centrocampista Stefano Francescon, al mediano Umberto Colombo (otto anni a Torino con 173 gare e 22 reti a referto), all’attaccante italo-brasiliano Leonardo Colella ma, soprattutto, alla leggenda Giampiero Boniperti (178 gol in 443 partite) che, fra il #9 e pure la numero #11, indossò in diverse occasioni la #7 facendo la storia della formazione del nord Italia con 5 scudetti, 2 Coppe Italia e coniando, fra le altre cose, lo slogan più efficace e adatto al mondo Juve: "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta".

Anni 60’-70’, è il tempo del ‘Barone’ Causio e di Antonello Cuccureddu

Nella decade successiva, quella stradominata, almeno nell’immaginario collettivo dei tifosi bianconeri, da Omar Sivori, passato poi al Napoli ma sempre con la #10 sulle spalle, è il tempo dei Favalli, dei Zigoni dei Magnusson, ingaggiato, in un’era di chiusura per gli stranieri, solo per la Coppa Campioni e dei Cinesinho, anche se solo per qualche gara, con la Juve a proseguire la continuità dei #7 di grande spessore. Una continuità che non mancherà nemmeno nei radiosi anni ’70, quelli dei cinque titoli nazionali rispetto ai soli due degli anni ’60, con Fernando Viola ma, soprattutto, Oscar Damiani, attuale agente e all’epoca prolifica ala con 16 reti in due anni a Torino, Antonello Cuccureddu, storico centrocampista bianconero con 303 gare, 6 titoli nazionali, 1 Coppa Uefa ed 1 Coppa Italia a Torino, Marco Tardelli, l’eroe mundial di Spagna ’82 e, per finire, assolutamente in bellezza, il ‘Barone, Franco Causio, leggiadra ed inarrestabile ala che s’inventò, prima di tutti, il ruolo di esterno tornante, ovvero, di uomo di fascia bravo anche nella fase di interdizione.

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Anni 80’-90’: Mauro, Marocchi e Deschamps

Gli anni '80, quelli di Platini e della prima Coppa dei Campioni della storia bianconera, è caratterizzata da una sorta di inversione di tendenza nell’assegnazione dei numeri a Torino e dintorni. La #7, infatti, non è solo esclusiva degli esterni d’attacco, delle ali, per usare un linguaggio in voga al tempo, ma quasi una prerogativa dei centrocampisti centrali con Penzo e Alessio a parte, Alejnikov, Mauro e Hassler a detenere, negli anni, questa preziosa eredità numerica. Un’eredità poi, negli anni ’90, ceduta a Roberto Galia (1991/92 e 1992/93), al mitico Paolo Di Canio, ad Andreas Moller, 19 gol in 56 presenze totali, a Giancarlo Marocchi e Antonio Conte. E poi, dall’annata 1995/96, quella in pratica del numero fisso e non più affidato a più calciatori nella singola annata, ai vari Didier Deschamps, Angelo Di Livio, ‘il soldatino’ di mille battaglie juventine, e Gianluca Pessotto, ultimo detentore della #7 prima del nuovo millennio.

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Il terzo millennio e l’escalation: Pessotto, Salihamidzic, Pepe e poi Cuadrado e CR7

La nuova era, come detto, parte subito col #7 sulle spalle di Pessotto che, poi, lo cederà, dopo il suo ritiro dai campi di gioco ed un anno sabbatico nella sua assegnazione, quello 2006/07, ovvero quello del post-mondiale e del tentativo di suicidio del terzino bianconero, a ‘Brazzo’ Salihamidzic nell’annata 2007/08. E poi a Simone Pepe nel 2011/12 con l’ex Udinese protagonista del primo titolo bianconero post Calciopoli e retrocessione in B. Ancora, il #7 passa sulle spalle, forti e muscolari, di Simone Zaza, lui pure decisivo per lo scudetto del 2015/16 col suo gol nello scontro diretto col Napoli, determinante per il successo finale, fino ai giorni nostri e quindi all’estroso colombiano Cuadrado e, oggi, alla stella, al campione assoluto, al Pallone d’Oro in carica Cristiano Ronaldo.

 

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