Eden Hazard mago del dribbling: 10 su 10 contro il Brasile e fa la storia
Uno dei segreti del successo de Belgio, di questo Belgio giunto con un percorso netto, e quindi con cinque vittorie su cinque anche contro corazzate come Inghilterra e Brasile, in semifinale è di certo il suo numero #10, al secolo: Eden Hazard. E sì perché dopo alcune rassegne internazionali, ci riferiamo al mondiale brasiliano del 2014 (2 assist in 5 gare) e all’europeo di Francia (4 assist e 1 gol) di due anni fa, che non lo hanno visto proprio come protagonista assoluto dei Diavoli Rossi, usciti in entrambi i casi ai quarti di finale, a 27 anni compiuti, l’asso del Chelsea sembra essersi definitivamente consacrato anche in contesti competitivi, difficili e ricchi di pressione come questi.
Gol e assist, movimento costante e precisione nei passaggi, occasioni create e lanci lunghi e poi, per non farsi mancare nulla, il marchio di fabbrica dell’ex Lille: il dribbling. Essenza e sostanza del suo gioco, arma letale da utilizzare in ciascuna fase del match: quando occorre attaccare e creare la superiorità numerica ma anche, come accaduto spesso nel secondo tempo di ieri con i verdeoro, quando dover alleggerire la manovra e tenere alta la squadra. Insomma, a poche ore da quella che potrebbe essere la settimana più importante della sua carriera, ecco i numeri di Eden Hazard in Russia.
La partita col Brasile, bilancio perfetto: 100% di dribbling riusicti
La partita col Brasile, al momento, la più decisiva della sua vita sportiva, almeno per quanto concerne l’ambito internazionale, è stata una prova meravigliosa da parte sua. Mai sopra le righe, eccessivo o lezioso, il talento del Chelsea, ha messo insieme una prestazione tutta a favore della propria squadra sacrificando, e non è poco, il suo ego per i compagni.
Il tabellino dettagliato del suo match personale infatti recita: 2 tiri, peraltro fuori dallo specchio della porta, 7 falli subiti, determinanti specie nella ripresa nel forcing finale del Brasile, il 77% dei passaggi riusciti (circa 28), 63 tocchi totali, il 4% dell’intero possesso di squadra proveniente dai suoi piedi, 4 contrasti aerei vinti su 4 e, per finire, 10 dribbling su 10 tentativi realizzando, cosa mai accaduta prima nella storia dei mondiali dal 1966 ad oggi, il percorso netto in questo specifico fondamentale.
In pratica, nessuno, al di là dell’assenza di Casemiro fuori per squalifica, è stato in grado di arginarlo o, almeno, di limitarne il raggio d’azione per una partita da assoluto protagonista, da capitano aggiunto, da stella che sa leggere il gioco e mettersi al servizio della propria squadra e del proprio Ct. Una stella, magari chissà, pronta per la vittoria di un mondiale che sarebbe, per il Belgio e per lui, il giusto premio per una generazione, dai Lukaku ai De Bruyne, dai Kompany ai Witsel, di fenomeni made in Belgium.
Il mondiale di Eden, fra i migliori anche per i numeri
Ma la sfida al Brasile è solo una delle cinque perle incastonate in un mondiale vissuto, almeno finora, al massimo. Hazard, difatti, al netto dell’importanza, evidente, nell’economia del gioco dei Diavoli Rossi a sostegno di Lukaku nel 3-4-2-1 complessivo, è supportato anche dai numeri, eloquenti, che lo vedono sempre fra i primi negli specifici riferimenti statistici offensivi.
Eden, difatti, è secondo per numero di volte nel quale ha saltato l’uomo con 23 dribbling a referto, due in meno di Isco; primo per percentuale di dribbling riusciti, col 79%, nel novero dei talenti che ne hanno provati più di 20, è settimo per tiri tentati, 10; secondo per falli subiti dietro CR7 a quota 21 interventi fallosi assorbiti; primo per assist vincenti, 2, a referto; sesto per passaggi chiave, ovvero che portano al tiro, con 11 suggerimenti vincenti e secondo per valutazione complessiva, secondo Sofascore.com, con un rating medio di 8.23, a 0.37 punti decimali di distanza dal primatista assoluto, a quota 6 reti, Harry Kane. Insomma, dati che certificano la forza, ma anche la forma, l’estro, la verve di un ragazzo davvero forte, davvero prezioso non solo per il Belgio ma per l’intero mondo calcistico.
Valutazione di mercato, chi lo vuole deve sborsare almeno 110 milioni di euro
Nell’estate del 2012, il talento del Lille, 21enne, Eden Hazard, veniva acquistato per 35 milioni di euro dal Chelsea sgominando la concorrenza dell’Inter e delle grandi di Spagna. Sei anni, 300 presenze, 89 gol, 75 assist e 23.085’ di gioco dopo, il #10 dei Blues vale quasi il triplo per un investimento, con due campionati, una FA Cup, una Europa League ed una Coppa di Lega, davvero redditizio.
Un investimento che ha reso al meglio in campo e che, come logica conseguenza, ha condotto il ‘prodotto Hazard’ a subire correzioni, aggiornamenti, verso l’alto, del suo valore di mercato passato, negli anni, prima a 45 milioni, poi a 70 nel 2015, a 65 nell’agosto del 2016 e infine agli attuali 110, per una esplosione totale e inarrestabile della sua corsa verso il Gotha del pallone. E chissà che, dopo questa campagna russa, il suo prezzo non salga ancora perché se Neymar è stato pagato oltre 200 milioni di euro per poi essere strapazzato dal Belgio, e dallo stesso Hazard, perché il folletto belga non potrebbe ambire a raggiungere simili cifre? Al mondiale, più che ai posteri, l’ardua sentenza.