Europa League, il Napoli sfida l’Arsenal: la squadra meno inglese della Premier League
Una squadra post-moderna, che gioca su più linee, cambia moduli ma non piani. Tanto energica nel fare quando rapida a disfare come solo i giovani sanno essere, divertente quanto inaffidabile, l'Arsenal di Unai Emery eredita il meglio e il peggio del carattere forgiato nel ventennio con Wenger. E si allontana ancor di più dai canoni del tradizionale calcio inglese.
Costruzione dal basso e gioco sulle fasce
L'Arsenal segna poco più di due reti a partita a fronte di 1,69 expected goals. Quinta per possesso palla, è solo dodicesima per tiri in Premier League (11,9, di cui 4,5 in porta). È una squadra che cerca il possesso palla insistito: è la big che tira di meno da fuori area, 3,9 conclusioni a partita, il terzo dato più basso del campionato davanti solo a Brighton e Burnley. Ha attraversato diverse configurazioni tattiche, dalle varianti del 4-2-3-1 e del 4-2-2-2 di inizio stagione al 3-4-1-2 delle ultime partite che ha esposto i limiti del 4-4-2 del Manchester United di Solskjaer ma non ha del tutto corretto le cause della fragilità difensiva.
Resta fermo il principio base nella costruzione offensiva. L'Arsenal attacca da dietro, aumenta la densità sulle fasce per sfruttare gli inserimenti dei centrocampisti offensivi negli spazi di mezzo. Emery chiede di formare continui triangoli sulle corsie per prendere il terzino in mezzo e portare un uomo libero alle spalle. In questa struttura fluida, attaccanti mobili come Lacazette e Aubameyang arretrano e si allargano per dettare la profondità e favorire la superiorità numerica contro la linea difensiva avversaria. Nel ritorno degli ottavi di Europa League contro il Rennes, che ha promosso l'Arsenal alla sfida contro il Napoli, la posizione di Lacazette ha spinto fuori posizione almeno uno dei difensori e liberato spazio fra le linee per Ozil, Ramsey o Aubameyang così da offrire una direzione pulita di passaggio nelle transizioni.
Gioco diretto e più linee di passaggio
Linea alta e difesa in avanti aumentano la centralità di Torreira, secondo per tackle nella rosa di Emery. Con tanti giocatori sopra la linea della palla, l'ex Sampdoria scherma gli attacchi avversari e favorisce il recupero del pallone. Viene, però, anche dribblato una volta a partita e in queste situazioni l'Arsenal si trova spesso scoperto dietro.
Nel 2-0 al Manchester United di un mese fa si rispecchiano molte delle opportunità offensive e delle debolezze difensive che potrebbero caratterizzare anche la doppia sfida contro il Napoli. Il 4-4-2 asimmetrico di Solskjaer con Pogba ala sinistra si rivela vulnerabile nel primo tempo perché Xhaka che riceve dalla difesa ha almeno due opzioni di passaggio. Pogba, infatti, deve stringere su Ramsey che gioca alto, ma non si ritrova nel doppio ruolo di mezzala aggiunta in fase di possesso e di ala in appoggio in copertura. Xhaka può andare verso Ozil, che gode di molto campo libero fra le linee alle spalle di Fred e Matic oppure incanalare il pallone sulla fascia destra perché Shaw va a coprire le spalle di Pogba ma libera il corridoio per Maitand-Niles, esterno a tutta fascia dei Gunners. O in alternativa può anche salire palla al piede, se Pogba si allarga e tiene Maitland-Niles, e andare al tiro: è proprio una sua conclusione dalla distanza che sblocca la partita.
L'enigma Ozil
Emery non è riuscito a risolvere del tutto l'enigma Ozil. “E' un giocatore di grande qualità con la palla” ha detto l'ex tecnico dei Gunners George Graham, “ma se riuscissero a farlo partecipare con più intensità senza palla sarebbe un giocatore fantastico. Nel calcio di oggi devi giocare in tutte e due le fasi”.
Il tedesco, che il nuovo tecnico ha schierato anche in posizioni più defilate nella prima parte della stagione, è passato dai 75,2 agli attuali 55,3 passaggi ogni 90 minuti in Premier League: un po' perché la zona di competenza del trequartista classico è ora meglio coperta dalle difese avversarie e il gioco tende a svilupparsi maggiormente negli spazi di mezzo con i tagli delle ali e delle mezzali, un po' perché l'Arsenal ha uno stile più diretto e verticale rispetto alla gestione Wenger come dimostra il calo dai 619 ai 544 tocchi di squadra ogni 90 minuti in campionato.
Il tedesco, sceso a 0,6 contrasti e 0,2 intercetti a partita (il dato più basso della sua carriera dal 2009-2010), nelle partite ad alto ritmo finisce per squilibrare l'assetto in fase di non possesso e la protezione del campo dei Gunners che si allineano in una sorta di 5-2-3 quando non gestiscono il pallone. I due mediani hanno molto più campo da dover coprire, e non sempre riescono a chiudere se gli avversari aumentano la concentrazione di uomini nei corridoi interni. In caso di ribaltamento veloce dell'azione, sale in aiuto dei centrocampisti uno dei difensori centrali, più spesso Koscielny.
Difesa da migliorare
Ma, come si è visto anche nel primo tempo contro l'Everton, la quantità di giocatori sopra la linea della palla non è garanzia di qualità offensiva. E rischia di tradursi, per limiti individuali e collettivi, in maggiori occasioni da gol per gli avversari. I Gunners, infatti, portano il terzo miglior pressing alto della Premier League (il dato emerge dalla quantità di passaggi degli avversari per ogni azione difensiva oltre la linea di centrocampo), ma resiste meno delle altre top-6 al pressing nella propria metà campo. I soli sette “clean sheet” stagionali in campionato si spiegano anche così.
L'instabilità nell'occupazione del campo emerge più chiaramente contro squadre che riescono a disporsi su più linee e moltiplicare le opzioni di passaggio, come il Manchester City. È su queste basi che la squadra di Guardiola ha costruito il successo all'Etihad. Passati subito in svantaggio, i Gunners hanno alzato il baricentro della squadra. Lacazette e Aubameyang hanno iniziato a pressare più decisi per ostacolare l'uscita del pallone con i difensori, e i centrocampisti centrali Torreira e Guendouzi hanno preso una posizione più alta per spezzare il primo triangolo fra Gundogan e i centrali Otamendi e Fernandinho. Ma il 3 contro 2 ha lasciato spesso un uomo libero e permesso comunque la rotazione del pallone. Il doppio movimento, poi, ha consentito a De Bruyne e David Silva di dominare la scena negli ultimi trenta metri.
Partite come questa dimostrano come l'Arsenal sia un progetto di squadra in linea con lo spirito dei tempi, ma non ancora compiuto. Una squadra che si muove alla ricerca della superiorità e del controllo negli spazi di mezzo fra le linee. Ma non riesce ancora a disporsi in modo da evitare che siano gli avversari a mettere in atto lo stesso piano.