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Costi e benefici, chi ha speso di più e meglio in Serie A in questo 2017

Dal Milan al Napoli, dal mercato di gennaio a quello estivo, ecco le 5 squadre italiane che in un anno solare hanno investito di più, in termini economici, sul mercato con risultati sul campo non sempre rispondenti ai soldi spesi.
A cura di Salvatore Parente
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Il calcio si sa è ormai un business che vede nel capitale umano uno degli asset, se non l’asset principale, di una società. Un asset dal quale ricavare soldi, utili da reinvestire o per ripianare debiti, ma anche per trovare strade tecniche nuove e risultati sul campo differenti col calciomercato come momento clou della fusione fra economia e pallone.

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E così, le compagini più ambiziose del campionato, o per rifondare la propria squadra o per migliorare la propria rosa, si tuffano nelle varie campagne di rafforzamento alla ricerca di quei tasselli mancanti in grado di elevare sia il livello finanziario sia quello tecnico del club spendendo, e dunque investendo, ingenti somme di danaro.

Cifre tornate, dopo anni di magra, a livelli esagerati e che, con i nuovi capitali orientali per Inter e Milan, hanno ravvivato un 2017 nella quale la Serie A è stata, da questo punto di vista, la seconda forza del ‘Vecchio Continente’ dietro solo la spendacciona Premier League (1.9 miliardi spesi nel 2017). E allora, con un volume di affari di circa 932 milioni di euro nell’intero 2017, ecco chi ha speso di più e meglio nel nostro avvincente campionato.

gli acquisti estivi del Milan (Transfermarkt.it)
gli acquisti estivi del Milan (Transfermarkt.it)

Milan in testa, ma i risultati non lo premiano

In inverno il Milan di Montella aveva speso 1.2 milioni di euro per accontentare il proprio tecnico e portare a San Siro due esterni offensivi di buon livello: Deulofeu dall’Everton e Ocampos dal Genoa. Due esterni, rapporto qualità prezzo, importanti che ora, dopo il semestre rossonero, sono volati rispettivamente al Barcellona e all’Olympique Marsiglia. Il tutto, come metafora di una gestione del mercato non sempre così lineare, nella quale pochi soldi investiti possono comunque regalare soddisfazioni e ‘utili’ in campo e non solo.

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Una metafora, poi, del tutto ribaltata con l’estate del ‘Diavolo’ contornata da acquisti milionari, presentazioni in pompa magna, rinnovi e ‘cose formali’ col duo MirabelliFassone intento a rivoltare come un calzino una rosa da settimo posto. Eppure, i 194.5 milioni di euro che fanno il paio con gli 1.2 di gennaio per un totale di 195.7 nell’anno 2017, non restituiscono i dividendi previsti con tanti neo-acquisti in difficoltà, infortuni, delusioni ed una media di 1.3 punti ed un costo di 10 milioni di euro per punto conquistato davvero insoddisfacente che ha portato all’esonero di Montella prima e l’arrivo di Gattuso poi.

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Investimenti e risultati: il modello Juve è quello vincente

Cessioni importanti come quella di Pogba e arrivi travolgenti come quello di Higuain hanno testimoniato lo scorso anno come la Juventus sia preparata a vivere al meglio il calciomercato. E sì perché per un campione che va ce ne sono altri che arrivano e altri, in erba, pronti al grande salto per un ricambio generazionale bianconero perpetuo. Un ricambio ipotizzato e pensato già in gennaio quando Marotta e Paratici si sono assicurati, oltre alle prestazioni di Bentancur dal Boca Juniors, anche quelle di Caldara e Orsolini con Rincon (ora al Torino) come rincalzo di lusso. Un mercato, dunque, quello di riparazione, in previsione futura con 29 milioni di euro investiti che sono saliti, in estate, con gli arrivi di Bernardeschi e Douglas Costa, di De Sciglio e Szczesny, di Matuidi e Howedes e le operazioni Juve 2.0 Del Fabro e Del Sole a quota 180 milioni di euro, riscatti di Cuadrado (20 mln) e Benatia (17 mln) annessi.

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Una cifra, la seconda spesa da un club di Serie A, capace di assicurare una certa continuità di rendimento alla squadra che, con una base già forte, anzi, imbattibile, si sta confermando su altissimi livelli con una ‘Vecchia Signora’ in piena corsa su tutti gli obiettivi stagionali, brava a mostrare a tutti come si spendono i soldi e come si organizza un progetto tecnico pluriennale.

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Inter, i capitali orientali la rinvigoriscono

Il 2017 dell’Inter, invece, per quanto concerne il mercato ed i soldi spesi dal gruppo Suning è stato molto positivo, se non nella prima parte dell’anno, almeno nella seconda con Spalletti bravo a governare un vascello in balia delle onde. Un vascello sul quale, in piena tempesta invernale, è salito il solo Gagliardini con una spesa di 20 milioni di euro e poi i positivissimi Skriniar, Borja Valero, Vecino, ma anche gli interlocutori Karamoh, Cancelo e Dalbert che hanno portato il costo totale del mercato 2017 meneghino a quota 96 milioni di euro.

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Un costo notevole, il terzo della Serie A, ma che ha ricondotto agli antichi splendori la squadra capace, Udinese e Sassuolo a parte, di piazzarsi stabilmente fra le prime 4 della classe riabilitando un nome troppo bistrattato nelle ultime annate. Il tutto, individuando profili giusti e calciatori adatti alle esigenze della squadra bravi a calarsi subito nell’esigente realtà milanese ed a prendersi tutte le responsabilità del caso.

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Roma, l’autofinanziamento funziona

Salah, Rudiger e Paredes via per 100 sonanti milioni di euro. Basterebbe questo per dire che la Roma, ora quarta e ad un passo dal vertice, è fra le rivelazioni di questo campionato. E passi pure la considerazione che i giallorossi avevano già una rosa all’altezza, con un ragionamento che ha sì diritto di cittadinanza ma che non spiega tutto, anzi.

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I capitolini, infatti, con una sorta di autofinanziamento e 92.5 milioni di euro spesi in estate (94.5 nel 2017) hanno allestito, con colpi riuscitissimi (vedi Pellegrini o Kolarov) e acquisti da rivedere (Under ma soprattutto Karsdorp), una formazione di tutto rispetto, un undici davvero temibile in grado di qualificarsi, da prima in classifica, agli ottavi di Champions League e di contendere il titolo, alle teoricamente più attrezzate Juventus e Napoli. Una sorta di grande vittoria, morale prima che ancora sul campo, con Monchi autentico protagonista di un gioiellino, in contumacia Schick, tornato abile e arruolabile solo di recente, affinato dalle abilità tecnico-manageriali di un Di Francesco super.

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Sarri è la star, Napoli quinto per investimenti ma in lotta per il titolo

Il top player del Napoli, ormai è noto, è mister Sarri. E sì perché se ad altri allenatori sono stati regalati nomi altisonanti come quelli di Douglas Costa, Calhanoglu, André Silva, Borja Valero, Schick o Kolarov al tecnico toscano, in questo 2017, sono stati concessi, più per sgrezzarli che per sfruttarli fin da subito, ragazzi di belle speranze ma non ancora al top. Da Ounas al neoacquisto Inglese, da Pavoletti a Mari Rui, infatti, il patron De Laurentiis, riscatti di Maksimovic e Rog (33 milioni di euro in due) compresi, ha speso 75.3 milioni di euro che, numeri alla mano, fanno del Napoli la quinta forza economica sul mercato.

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Una quinta forza che, se il calcio fosse così scontato, vedrebbe i partenopei lottare per la zona Champions se non fosse per la bravura del proprio tecnico e per una rosa forte e consolidatasi negli anni grazie anche alle esplosioni dei vari Mertens, Insigne, Koulibaly, Ghoulam e alle conferme dei vari Albiol, Hamsik o Callejon. Il tutto però, per un undici, anzi, per un blocco di ragazzi forti e di grande affidabilità e per un novero di giovani promesse ancora a metà del guado fra la consacrazione ed il flop con, nel mezzo, un Sarri giocoliere e artigiano di un giocattolo bello, entusiasmante e, per le speranze dei tifosi campani, magari, a fine anno, pure vincente.

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