Verratti si riprende l’Italia ma Banega, Di Maria e Pavon abbattono il muro Buffon
L’Italia esce sconfitta dalla sfida di Manchester contro una Argentina monca, priva cioè di Aguero e Messi nell’undici titolare, evidenziando quanto sia ardua e ripida la salita da approntare per rilanciare il nostro movimento e recuperare il terreno (tempo) perduto. E sì perché se nella prima frazione di gioco gli azzurri sono attenti, corti e bravi a leggere le sortite offensive avversarie, pur non calciando mai in porta in ripartenza, la seconda ha mostrato una squadra spaccata in due: pericolosa in attacco ma fragile, di cristallo in difesa.
E infatti, dopo il gol di Banega la compagine nostrana carica a testa bassa ma perde le misure con Pavon, in contropiede, cinico a chiudere la contesa siglando un 2-0 dal sapore della bocciatura, sia pure con qualche buono spunto.
E così nel giorno dell’amaro debutto di Di Biagio sulla scomoda panchina italiana, ecco top e flop dell’amichevole dell’Etihad Stadium.
I top dell’Etihad Stadium
Verratti bene con Jorginho al suo fianco
L’esperimento della vigilia, quello di affiancare Jorginho a Verratti, è assolutamente riuscito. Malgrado un avvio non proprio all’altezza della situazione, con l’ex Pescara ancora vittima della sindrome svedese e di alcune incertezze viste a novembre a Solna, nel corso del primo tempo l’#8 azzurro si riscatta e, sgravato da compiti di regia, di impostazione, si libera dal peso di coordinare la manovra muovendosi al meglio nei panni, forse più adatti, della mezzala. E infatti, la sua sfida è un crescendo rossiniano per personalità e tenuta del campo con i suoi interventi, in difesa ed in disimpegno, sempre puliti, precisi e, seppur rischiosi, molto, molto efficaci. Nella ripresa, infine, complice la migliore interpretazione della sfida da parte di tutto il collettivo azzurro, fino al 75′, Verratti sale in cattedra e si guadagna il proscenio, dialogando spesso col playmaker napoletano, dominando le operazioni prima di abbandonare il campo per Cristante.
Classe e fantasia: Di Maria domina sulla sinistra
Fra i più in palla della sfida di Manchester all’Etihad Stadium, troviamo ‘El Fideo’, al secolo Angel Di Maria. L’esterno offensivo argentino, infatti, con Messi in panca, si carica l’attacco sulle spalle e assume su di sé il compito di legare i reparti, fare da trait d’union fra centrocampo e pacchetto avanzato e creare grattacapi alla retroguardia avversaria. Incarico svolto al meglio con l’#11 albiceleste bravo, attacco-difesa, a dare libero sfogo a tutta la sua classe, fantasia e qualità nella città nella quale il suo astro si era palesemente offuscato. Insomma, a Manchester, nello stadio sbagliato e con l’Argentina, i tifosi Red Devils hanno visto (che beffa) il vero Di Maria.
Lo Celso illumina la mediana argentina: che guizzi a centrocampo
Se giochi ben 39 partite stagionali nella corazzata Paris Saint Germain a 21 anni, qualcosa vorrà pur dire. Qualcosa, del tipo, che sei un autentico campione. Il riferimento, senza ulteriori giri di parole, è al centrocampista mancino Lo Celso capace, in una serata priva del mancino più famoso di Sampaoli, quello di Messi, di illuminare il centrocampo argentino con giocate interessanti, dribbling e geometri di assoluto livello. Il tutto, di fianco alla robusta mediana Paredes–Biglia, che lo copre durante le sue sortite in appoggio alle punte, e dal lato opposto alla spina nel fianco Di Maria, a cui, giorno dopo giorno, anche magari per via dei quotidiani allenamenti insieme, somiglia sempre di più.
L’Italia in macerie riparte dal muro Buffon
Se l’Italia non capitola o, almeno, non prende gol nella prima frazione di gioco, buona parte del merito va attribuita non alla coppia centrale Rugani–Bonucci ma al decano Buffon capace di arginare qualsiasi tentativo albiceleste alla sua 176esima presenza in azzurro. Eppure, qualcuno aveva storto il naso per la sua convocazione dopo la ‘Caporetto’ con la Svezia e all’atto delle prime chiamate del nuovo ciclo guidato dal tecnico pro tempore Di Biagio: Gigi (inteso come Buffon), per loro, rappresenta il passato. La migliore risposta, quindi, per il capitano che, di questo passo e con queste prestazioni, può tranquillamente continuare a difendere i pali della Nazionale anche nel nuovo corso, nel processo di ricostruzione di un’Italia, ora, ancora in macerie. E dunque, con questi problemi ‘strutturali’, meglio affidarsi ad uno storico ma solidissimo muro.
Banega che vendetta: castiga l’Italia al 75’
In un match in cui regna l’equilibrio, specie se si mette in relazione prima e seconda frazione di gioco, una giocata, un lampo ma anche un errore, possono risolvere la contesa. E se Insigne, in più di una occasione, non riesce a sfruttare le incertezze della retroguardia sudamericana, Banega, ex Inter col dente avvelenato, non è così clemente contro l’icona Buffon. E infatti, dopo solo 16’ di gioco dal suo ingresso in campo, il calciatore del Siviglia batte l’#1 azzurro fulminandolo, dopo una brutta palla persa da Jorginho, con un preciso interno mancino. Un gol molto bello, che evidenzia le qualità del regista andaluso, ma che ha anche un doppio significato: prolunga la serie di imbattibilità argentina, che dura ormai da 31 anni, e serve, come al solito fredda, una bella vendetta nei confronti di un movimento nel quale il nativo di Rosario non ha trovato fortuna, anzi.
I flop di Italia-Argentina
Debutto in chiaroscuro: Chiesa rimandato
Ventuno anni e spiccioli dopo l’esordio di papà Enrico la famiglia Chiesa vede un altro suo esponente, Federico, vestire la prestigiosa, sia pure deflazionata, casacca azzurra della Nazionale. Eppure, questo suo debutto, complici anche alcuni problemi muscolari avvertiti a Coverciano, non è stato bagnato da una prestazione felice col calciatore della Fiorentina abbondantemente penalizzato dalle circostanze di gioco.
L’Argentina, dalla sua parte, crea ogni sua azione d’attacco costringendolo alla difensiva; l’Italia, invece, sviluppa la sua manovra sulla catena mancina, quella di De Sciglio e Insigne, non valorizzando tutte le sue qualità, gamba e dribbling. Il tuto, per un esordio che lascia una assoluta convinzione: questo non è il vero Chiesa.
Insigne deludente, male su tutta la linea
Il numero #10 della Nazionale italiana è un numero pesante indossato da campioni assoluti e che, allo stesso tempo, esige una certa forza, qualità, temperamento e, soprattutto, cinismo. Caratteristiche, quasi tutte in possesso di Insigne se si eccettua, almeno quest'anno, almeno in questa gara, l'ultima, ovvero: quella della freddezza sotto porta. E sì perché l'occasione più ghiotta dell'Italia contro l'Albiceleste capita proprio sui piedi del napoletano capace, per via di uno stop iniziale non proprio preciso, di mancare l'appuntamento col gol, che manca per il club Italia da 287′ di gioco, con un tiro sull'esterno della rete che grida vendetta. Un errore grave, bissato dalla palla persa che innesca il tre contro due del 2-0 argentino che consacrano Insigne nel novero dei peggiori del match vanificando, di fatto, le buone trame offensive, i ricami a centrocampo e le continue corse ad accorciare sulla sinistra.
Un errore che pesa come un macigno, Jorginho bocciato
Il gol dell'1-0 argentino penalizza la prestazione di Jorginho in grado, prima di questa incredibile leggerezza, di giocare piuttosto bene in cabina di regia aiutando, anche, a far uscire fuori le ottime doti del ‘parigino' Verratti. Eppure, come detto, il suo errore manda tutto per aria con una sanguinosa palla persa che consente, dopo l'uno-due stretto fra Banega e Lo Celso, il gol all'Argentina che, poi, mette in discesa un incontro buono per testare i giovani, i calciatori ancora in forse per la Russia ed evidenziare, in contumacia Messi e Aguero, senza dimenticare i non convocati Icardi e Dybala, il divario esistente fra le due nazionali.
Tabellino e voti
Italia (4-3-3) Buffon 7; Florenzi 6 (Dal 59’ Zappacosta 5.5), Rugani 6, Bonucci 5.5, De Sciglio 6; Verratti 7- (Dal 71’ Cristante 5.5), Jorginho 5- (Dal 86’ Belotti s.v.), Parolo 6+ (Dal 59’ Pellegrini 6); Insigne 5.5, Immobile 5.5 (Dal 74’ Cutrone 6), Chiesa 5.5 (Dal 59’ Candreva 6). A disposizione: Perin, Donnarumma; Zappacosta, Ogbonna, Darmian; Cristante, Bonaventura, Gagliardini, Pellegrini, Spinazzola, Candreva; Verdi, Belotti, Cutrone. Ct Luigi Di Biagio 6-
Argentina (4-3-3) Caballero 6.5; Bustos 6 (Dal 88’ Mercado s.v.), Otamendi 6.5, Fazio 6.5, Tagliafico 6; Paredes 6.5 (Dal 63’ Banega 7), Biglia 6.5, Lo Celso 7 (Dal 76’ Pavon 7); Lanzini 6.5, Higuain 6+, Di Maria 7+ (Dal 63’ Perotti 6). A disposizione: Romero, Guzman; Rojo, Mascherano, Mercado; Pablo Perez, Perotti, Acuna, Banega; Pavon, Martinez, Messi, Correa. Ct Jorge Sampaoli 6.5