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Serie A, il pagellone: Milano torna in Champions, Napoli e Torino capitale del calcio

Juventus campione d’Italia e Napoli a quota 91 (punteggio record e seconda migliore di sempre) le squadre che hanno sfiorato la perfezione nel campionato di Serie A appena concluso. Guizzo d’orgoglio dell’Inter all’ultima giornata, la Milano nerazzurra rivede la Champions. Fa festa anche la Roma giallorossa.
A cura di Salvatore Parente
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Con il triplice fischio finale di questa serata fra Sassuolo e Roma e soprattutto fra Lazio e Inter, si chiude dopo nove intensissimi mesi di calcio giocato il campionato di Serie A edizione 2017/18. Un campionato vivo, acceso e combattuto per ogni obiettivo dal primo all’ultimo istante di gioco e che ha affascinato, specie al vertice, milioni di tifosi col Napoli, per alcuni mesi, a dare davvero la sensazione di poter spodestare dal trono nazionale la Juventus. Brava poi a riprendersi il proscenio e lo scettro di compagine più forte del Paese.

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Così, con l’acquisizione dei verdetti del campo con la ‘Vecchia Signora’ per la settima volta consecutiva campione d’Italia, il Napoli secondo, Roma e Lazio in Champions, Inter, Milan e Atalanta in Europa League e Crotone, Verona e Benevento in Serie B, è tempo di bilanci, resoconti e, ovviamente, come del resto fatto per tutta la stagione, di giudizi e voti. Come alla fine di ciascun anno accademico/scolastico, infatti, abbiamo deciso di assegnare a ognuna delle 20 squadre che hanno nobilitato la nostra massima serie una valutazione specifica a corredo di un’annata comunque spettacolare, emozionante e speciale, peraltro, l’ultima in maglia bianconera di una leggenda del football come Gianluigi Buffon.

Promosse

Juventus 9.5: la testata di Koulibaly come carburante per la vittoria. Stagione al top

Schiacciasassi sì ma non come nelle altre stagioni. Questa, in estrema sintesi, l’annata della Juventus che, contro un gran bel Napoli, ha dovuto faticare non poco per portare il settimo sigillo di fila, record assoluto in Italia, a casa. Una Juve, che ha dato fondo a tutte le sue energie, tecniche e mentali, per raggiungere, sorpassare e poi mantenere intatte le distanze sui partenopei ma anche in grado di reagire al terribile gancio, al cazzottone dello scontro diretto perso in casa con gol di Koulibaly. Da lì, quattro vittorie di file ed una dimostrazione di forza importante, con tanti protagonisti positivi, Dybala e Douglas Costa, specie nel finale, su tutti, capaci di guidare la ‘Vecchia Signora’ e consentirle di raggiungere il 34esimo scudetto della sua storia.

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Napoli 9+: il titolo ad un passo. Ma quanti record per i campani

La Serie A del Napoli è stata straordinaria, di assoluto valore e ha consentito a tutti, calciatori, allenatore e tifosi, di cullare, quasi fino alla fine, un sogno chiamato scudetto. Eppure, alla fine dei giochi, l’eccessiva stanchezza dei titolarissimi, spremuti al massimo fin da luglio, alcuni episodi, e le 14 occasioni nelle quali, con tutto il peso mentale che comporta, la compagine azzurra è scesa in campo dopo la ‘Vecchia Signora’ hanno allontanato dal Napoli e da Napoli la prospettiva del trionfo. Eppure, il record di punti azzurri ogni epoca stabilito, il fregio di miglior seconda classificata della storia della Serie a 20 squadre ed il miglior rendimento in trasferta con, nel mezzo, un Hamsik, possibile partente per l’Asia, che supera per gol segnati Maradona, sono una serie di piccole grandi testimonianze della quasi impresa campana. Un’impresa, come detto dallo stesso Sarri, sfumata in un albergo a Firenze, dopo il 3-2 della Juve a Milano con l’Inter, e non su di un rettangolo verde.

Roma 8.5: la Champions League chiave del successo

La stagione della Roma, al netto di alcune giuste autocritiche da parte del tecnico Di Francesco voglioso di strigliare i suoi su alcuni aspetti, è da considerarsi ottima. Obiettivo Champions League acquisito con pieno merito e tanti miglioramenti da marzo in poi, quando i capitolini, pur reduci da un gennaio ed un febbraio precari (tre sconfitte ed un pari in sette gare), hanno svoltato riuscendo ad assimilare al meglio i dettami ed i concetti del proprio allenatore e a mettersi alle spalle un periodo no. Un periodo di transizione propedeutico all’improvvisa crescita del gruppo in grado di trovare le misure, compattezza, segnalarsi come terza forza del massimo campionato e, mica poco, sfiorare l'impresa della finale Champions in semifinale col Liverpool dopo la remuntada ai danni del Barcellona. Il tutto, con un mercato estivo in totale spending review con Salah, Paredes e Rudiger via dalla capitale e l'impressione, almeno in avvio, prima del già citato black out di inizio 2018, che i giallorossi avrebbero potuto insidiare anche Napoli e Juve per la lotta scudetto.

Inter 8+: cuore e fortuna, i nerazzurri riabbracciano la Champions

L’avvio di stagione ma anche il mercato estivo avevano fatto pensare finalmente ad una Inter in grado di tornare nel novero delle grandi, nel novero, pure, di quelle in grado di lottare per qualcosa di importante oltre che per la zona Champions. Nella sua storia, poi, i nerazzurri, quando hanno vinto le prime quattro gare di fila, sono sempre andati in coppa campioni. Insomma, i numeri, la cabala e non solo prevedevano i meneghini nelle prime quattro del campionato. E così è stato anche se, per riuscire a strappare questo obiettivo, Spalletti e compagni hanno dovuto soffrire fino alla fine con la Lazio, che ha fatto harakiri nel finale di stagione, a rallentare in maniera pazzesca fino al sorpasso ad un passo dal traguardo. E, quando tutto, specie con le due sconfitte di fila in casa contro Juve e Sassuolo, sembrava del tutto perso, la pazza, folle, incredibile Inter di Icardi e Rafinha, di Ranocchia e Santon, di Cancelo e Perisic, ha svoltato e battuto, nello spareggio dell’Olimpico, lì dove andò in fumo un celebre scudetto, la Lazio per il trionfo che vale la Champions.

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Lazio 7.5: il capolavoro di Inzaghi si interrompe sul più bello addio Champions League

In avvio di stagione, con la riforma Champions, l’obiettivo massimo per la Lazio di Inzaghi era proprio la qualificazione alla massima competizione continentale, quella coppa dalle grandi orecchie che, preliminari di due anni fa a parte, manca a Roma da 10 anni. E la Lazio, con un gioco davvero gradevole, talenti ispiratissimi come Milinkovic-Savic o Felipe Anderson, veterani come Lulic o Lucas Leiva, sorprese positivissime come Luiz Felipe e Luis Alberto oltre che con i gol di Immobile, ben 29, c’è andata davvero vicina sfiorando il suo personale scudetto e mancando, solo per poco, nell’ultima gara utile, i gironi della coppa dalle grandi orecchie. Una cavalcata entusiasmante ma che si è spezzata sul più bello, come accaduto anche in Europa League a Salisburgo, e che ha comunque messo in luce la bravura del tecnico, nato traghettatore e rivelatosi comandante, Inzaghi capace di costruire, con la società, un giocattolo davvero divertente, bellissimo ma poi, alla fine, poco concreto. Un giocattolo da Europa League.

Atalanta 7+: il double è qui

Tutti pensavano alla vigilia che l’Atalanta, complice anche un mercato nel quale alcuni big, Kessié e Conti su tutti, erano andati via, ed il gravoso impegno continentale dell’Europa League, avrebbe vissuto una stagione difficile, di più, complicata con tanti punti persi per strada a causa proprio della distrazione europea. E invece, a di là di qualche scivolone di inizio campionato, con cinque Ko nelle prime 13 giornate, i bergamaschi hanno trovato la quadra, innestato le marce alte e ripetuto il miracolo dello scorso anno, malgrado le fatiche dei sedicesimi di finale raggiunti, trovando, come solo una volta nella sua storia, la seconda qualificazione consecutiva in competizioni internazionali. Un autentico successo, un vero sogno materializzatosi grazie a tanti protagonisti, Gasp in primis, con, Gomez ma soprattutto Ilicic e Cristante a rubare la scena e, in casi differenti, esplodere o ri-esplodere in questo contesto tecnico.

Spal 7: la tenacia della società e Semplici la soluzione al rebus salvezza

Una data, su tutte, sembra aver cambiato il destino degli estensi: 18 febbraio 2018. La formazione di Semplici è in piena crisi, perde 1-0 a Napoli col Napoli e raccoglie il quinto Ko nelle ultime otto. La situazione si fa vieppiù complicata e in molti a Ferrara spingono per l’esonero del tecnico della storia, del tecnico della promozione in Serie A. La società però, resiste, conferma la fiducia all’allenatore toscano e permette al suo tecnico di lavorare ancora, e ancora, e ancora. Come è andata? Undici risultati positivi, con 5 vittorie e 6 pareggi (e due sconfitte), in tredici gare, 21 punti realizzati ed una salvezza, a +3 sul Crotone, all'ultima curva da festeggiare come uno scudetto, come un titolo conquistato al 93’: a Ferrara, per il secondo anno di fila, è storia.

https://www.youtube.com/watch?v=Q1EPWyiBdq4&t=121s

Sassuolo 7-: Iachini salva i neroverdi è ancora Serie A

Un incubo all’inizio, un trionfo alla fine. Una media di 0.93 punti prima, per una quota punti di 35 lunghezze, e quindi da retrocessione, e 1.40 punti, proiezione a 53 lunghezze, poi. Nei numeri, e nella decisione di cambiare rotta passando da Bucchi a Iachini, il turning point di una stagione, sia pure la prima post Di Francesco, vissuta con una rosa giovane e con tanti, tantissimi brividi. Politano, Acerbi, Consigli, Missiroli, più dello spesso infortunato, e nervoso, Berardi, però hanno risollevato le sorti della squadra e, dai 6 punti totali contro l'Inter al pari casalingo col Napoli, portato a casa la permanenza nella massima serie.

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Genoa 6.5: difesa e cuore, buona annata per i liguri

Genoa promosso ma non a pieni voti. Eppure, la promozione è più che meritata per la lungimiranza e l'attenzione riposta dai vertici societari ad inizio anno. Come uno studente che ha avuto la bravura e l'intelligenza, prima che le cose potessero precipitare, di comprendere come è su quali aspetti lavorare per restare a galla. E con la cura Ballardini, non ce ne voglia Juric, la squadra è cambiata ed è riuscita a trovare una fisionomia, un'anima, un equilibrio importanti. Un equilibrio, questo il termine più azzeccato per il Grifone 2017/18, alla fine decisivo con i rossoblù bravissimi a diventare quasi impermeabili in fase difensiva, a reggere l'urto fuori dalle mura amiche del ‘Ferraris’ e a tirarsi fuori dalle sabbie mobili con un abbondante margine sulla terzultima.

Recuperando, pure, talenti come Iuri Medeiros, Rossi ed esaltando capitan Perin, ora sì, pronto per una big.

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Fiorentina 6.5: progetto giovane e Europa sfiorata nel segno di Astori

La stagione viola, senza giri di parole, è stata segnata il 4 marzo scorso dall’improvvisa scomparsa del capitano Astori. Un evento dall’incredibile tragicità che ha unito maggiormente il giovane gruppo assemblato in estate da Corvino e che ha consentito ai ragazzi di mostrare il loro cuore, il loro attaccamento alla maglia con una reazione che solo in pochi credevano possibile: giocando bene al calcio, ottenendo numerose vittorie e dunque onorando al meglio la memoria del proprio compagno di squadra. Un evento spartiacque anche dal punto di vista tecnico e non solo umano, con i ragazzi bravissimi a tramutare il dolore in energia per chiudere la stagione e tentare il miracolo sportivo: la qualificazione in Europa League. Un obiettivo, peraltro, non ancora nelle corde dei toscani che, appunto, come detto, in estate avevano subito un esagerato restyling cambiando tantissimi giocatori e puntando su un progetto giovane ed a medio e lungo termine. Per questo, dunque, l’annata della Fiorentina, con Chiesa sempre più protagonista, Simeone bomber vero, Saponara ritrovato e pure le sorprese Veretout, Dabo, Milenkovic e Pezzella, è da giudicare positiva con i viola, ora, con lo sguardo rivolto verso il futuro, autentica pretendente per le zone alte della classifica.

Cagliari 6: i sardi se la cavano nel finale

A giudicare dalla classifica finale, il campionato del Cagliari potrebbe essere valutato come molto positivo con i sardi capaci di salvarsi ancora e mantenere, per il terzo anno di fila, la categoria. Eppure, Pavoletti e compagni, con una formazione di buona qualità, hanno faticato forse troppo per il materiale tecnico ed umano a disposizione, al netto di qualche assenza di troppo, con una continuità di risultati mai per davvero visti sull'isola. Inizio a parte, nel quale la banda Rastelli ha collezionato solo 6 punti in altrettante gare, i rossoblù non hanno mai dato l'impressione di potersi tirare fuori dalle sabbie mobili interrompendo, spesso e malvolentieri, come una sorta di tela di Penelope, quanto di buono fatto in una piccola porzione di stagione: tre risultati positivi di fila al massimo e poi uno stop. Eppure, alla fine, nella coda dell'annata, i cagliaritani hanno gettato il cuore oltre l'ostacolo con un finale, con due vittorie di fila e 6 punti tanto pesanti quanto preziosi.

Una sufficienza, dunque, risicata per un alunno con ben altre potenzialità.

Rimandate

Milan 6+: 200 milioni di euro non bastano

Si partiva dall’Europa League e, alla fine di un’annata da oltre 50 gare, si è arrivati all’Europa League con, nel mezzo, il sontuoso mercato estivo, l’arrivo di Bonucci, Montella, Gattuso, l’esplosione di Cutrone, gli ottavi di finale dell’Emirates con l’Arsenal, la finale di Coppa Italia persa con la Juventus, le papere di Donnarumma e l’ultima in casa con la Fiorentina. Insomma, un anno, 365 giorni, spesi, questo è il termine più appropriato, male con lo stesso epilogo del prologo nel grande libro rossonero, per un discorso, a tratti, inutile. Un discorso da 6, da compagine sufficiente, da club non con la storia, recente e non solo, del Milan.

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Sampdoria 6.5: il girone d’andata aveva fatto sperare. Giampaolo e Quagliagol al top

Concludere ad un passo dalla qualificazione europea dopo aver ceduto, nella scorsa estate, nell’ordine: Muriel, Schick, Skriniar e Bruno Fernandes pareva una irrealizzabile premonizione, quasi, una fesseria. E invece, Giampaolo, anche grazie alla sua organizzazione di gioco e ad un Quagliarella in grande spolvero, ha fatto il miracolo consentendo ai suoi di terminare l’annata a poca distanza da un imprevisto piazzamento in Europa League. Eppure, i doriani, figurano nel novero dei club rimandati per un semplice motivo su tutti: il girone d’andata, chiuso al sesto posto e con 30 punti ha alzato un po’ troppo l’asticella delle attese, non solo dei tifosi, ma anche degli addetti ai lavori. Col nono posto finale poi, ad oscurare, almeno in parte, il grosso risultato, col merito di aver rilanciato Viviano o Ramirez o aver messo in luce Praet, Lucas Torreira o Bereszynski e Kownacki, ligure.

Torino 6+, ancora nella terra di nessuno

Da Mihajlovic a Mazzarri, il risultato è stato, praticamente lo stesso: 1.40 punti di media il primo, 1.44 il secondo con un potenziale, specie in attacco, complici anche i problemi di Belotti, inespresso, poco sfruttato. E Torino, per il secondo anno di fila, lontano dall’Europa ed invece presente, nell’era a 20 squadre, in quel limbo, in quella terra di nessuno, in quella no man’s land, in quella terra intermedia dove non si soffre ma, nemmeno, come contraltare, si gode per gli sviluppi del campionato. Il centro classifica, sia pure nella parte sinistra della graduatoria, come state of mind di un Toro con una storia ed una voglia, matta, di riappropriarsi dei propri spazi e di ripartire, il prossimo anno, con nuove energie, nuovi stimoli e nuovi risultati: questa centralità, non serve a nessuno.

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Bologna 6+, la noia del risultato già raggiunto ha compromesso i sogni dei tifosi

Lo scrittore francese Guy Debord sosteneva: “la noia è sempre controrivoluzionaria. Sempre”. Ed è stata, eccetto qualche rara nota positiva, la noia ad impossessarsi del Bologna, anche quest’anno, uguale a sé stesso (e per questo bisognoso di una rivoluzione?). Che, per l’obiettivo salvezza, non è male, per l’entusiasmo e la voglia dei tifosi, meno. E sì perché i felsinei, pur salvandosi con diverse giornate d’anticipo, hanno disatteso le aspettative dei supporters emiliani che, con un girone d’andata a -6 dall’Europa, avevano immaginato qualcos’altro nei secondi 19 turni.

E invece, malgrado un Verdi, unico calciatore italiano nei top 5 campionati europei a segnare 10 gol e mettere insieme 10 assist, in grande spolvero, i ragazzi di Donadoni hanno stentato chiudendo la stagione con troppe prove incolore ed un atteggiamento, salvo rare occasioni, tutt’altro che arrembante.

Chievo 6: una stagione col brivido, salvezza in extremis

Il Chievo s'è salvato. E questa, per chi fosse stato in un altro Paese per oltre un anno, potrebbe non sembrare una notizia. E invece questa frase, al netto di un percorso, specie nel girone di ritorno, accidentato, non è stata assolutamente banale o scontata, anzi. Finito il regno, comunque illuminato di Maran, infatti, i clivensi hanno salvato la categoria con una coda di stagione da Chievo d’antan, da autentica squadra, da formazione col coltello fra i denti. Insomma, una stagione come un canyon: dapprima con picchi di qualità molto alti, poi con un forte calo, una fase di depressione e ancora un ulteriore, fatale, determinante, rialzo. Una stagione vissuta pericolosamente, col brivido ma che ha anche messo in luce il carattere gialloblù col Chievo bravissimo a ridestarsi ad un passo dal baratro.

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Udinese 5.5: quanta fatica per salvarsi

Tre cambi di allenatore, Delneri, Oddo e Tudor, undici sconfitte consecutive ed una salvezza, sia pure complicatasi maledettamente da febbraio a maggio, ottenuta negli ultimi 180’ di gioco con, al centro del percorso, l’oasi felice dei nove risultati utili di fila della gestione, poi disastrosa, Oddo. Questa la fotografia di un’annata davvero ostica per i friulani che, con una squadra con discreto potenziale, ha vissuto quasi ogni stato d’animo possibile, dalla recente depressione di risultati all’ipotesi di qualificazione europea in inverno fino alla tranquillità, rivelatasi poi pericolosa, di metà campionato.

Una stagione con più ombre che luci ma che, allo stesso tempo, può servire per il futuro con, probabilmente Tudor, chiamato a isolare i successi della porzione centrale della massima serie e a provare a ripeterli, sia pure con uomini diversi, nel 2018/19.

Bocciate

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Crotone 5.5: una retrocessione dolorosa ma a testa alta

Totalizzare un punto in più rispetto alla scorsa stagione non è servito né, è servita, la carta Zenga con i calabresi, alla fine dell’annata, a condannarsi, anche per alcune gare chiavi perse contro le dirette concorrenti (Benevento o Chievo), dopo due anni in Serie A alla Cadetteria. Eppure, questa retrocessione è forse quella più immeritata delle tre con i delfini mai lontani dalla lotta, mai apparsi rinunciatari o mentalmente fuori da ogni singola contesa. Il campo però, crudele ed eloquente come sempre, ha parlato e la B, spauracchio di inizio anno, è la prossima realtà dei rossoblù che comunque hanno avuto il merito di provarci fino alla fine e di aver lanciato, nel massimo contesto nazionale, talenti come Mandragora, Nalini, Trotta o Budimir.

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Benevento 4.5: l’avvio schock ha spaccato la stagione, il mercato di gennaio non scagiona i sanniti

Per come sono andate le cose, il giudizio sul Benevento non può essere troppo rigoroso o severo. L’inesperienza, i tanti infortuni iniziali e lo scotto dell’esordio hanno pesato, forse fin da subito, irrimediabilmente, su un campionato sfortunato, nato male e aggiustatosi, non proprio al meglio, in coda. Una stessa coda che si risolve con un ultimo posto, oltre 80 reti al passivo, 28 sconfitte totali, il record negativo di ben 14 Ko di fila ma anche la consapevolezza che, con la compagine nata dal mercato di riparazione, con Guilherme, Sagna, Tosca, Diabaté e compagni, le cose, forse, si sarebbero evolute in maniera del tutto differente.

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Hellas Verona 4: Pecchia non riesce nell’impresa. Hellas in B

Al di là dei numeri che, in assoluto, non condannano il Verona all’ultimo posto e al poco invidiabile ruolo di peggior compagine del campionato, gli scaligeri hanno deluso non poco le attese della vigilia. Certo, la squadra non era fortissima, per usare un eufemismo, ma la reputazione, il blasone ed il palmarés dell’Hellas avrebbero meritato qualcosa in più con i gialloblù, pur ricchi di tanti giovani incognite in rosa, ben rappresentata dai vari Heurtaux, Nicolas, Cerci, Caceres e Bessa (poi andati via a gennaio), in avvio Pazzini, da Verde e da capitan Romulo. Insomma, le componenti tecniche per fare meglio c’erano tutte ma la scarsa solidità difensiva ed una tenuta mentale precaria, hanno influito su una stagione da ben 13 sconfitte nel, almeno formalmente, fortino di casa.

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