Serie A 2019-20: Inter, Lukaku e Barella le armi di Conte. Sensi sorpresa dell’estate
La prima estate senza le preoccupazioni da Settlement Agreement spinge l'Inter a lucidare un'identità da big. Quanto costa? Più di 200 milioni, ingaggi al lordo compresi. Il presidente Zhang ha messo a disposizione di Conte, l'uomo scelto per rappresentare il Neue Kurs del noi preferito all'io, l'acquisto nerazzurro più costoso di sempre, il belga Lukaku. Ha investito su Barella, che eguaglia il precedente record di valore economico (Vieri e Joao Mario), Sensi e Lazaro ma non ha ottenuto ancora cessioni in grado di pareggiare l'esborso. Quel che rimane dopo le amichevoli estive è un'aura di sospensione, la speranza di una definizione, la curiosità per un progetto di squadra di fatto ancora indecifrabile.
Cosa ha portato Conte
Nelle amichevoli estive si è vista un'Inter molto diversa da quella che il tecnico metterà in campo in Serie A. Visti i giocatori a disposizione, ha adattato D'Ambrosio nei tre centrali (come successo con il PSG) ma così ha dovuto temporaneamente deviare dalla struttura basata su tre centrali a protezione del portiere che dovrebbe replicare lo spirito del suo 3-5-2 ai tempi della Juventus. Struttura in cui De Vrij è emerso come leader preciso tanto nelle marcature preventive quanto nella prima giocata dopo il recupero del pallone.
Davanti, il nuovo tecnico ha adattato come seconda punta Perisic, poi venduto al Bayern Monaco, ha provato Esposito, ma non ha potuto preparare, definire quelli che saranno gli schemi offensivi con Lukaku e Lautaro Martinez, o Alexis Sanchez se dovesse completarsi la trattativa. Di sicuro, quel che di Conte più si è visto nell'estate dell'Inter è un tratto di carattere. “Perdere deve farci rosicare sempre” ha detto dopo la sconfitta ai rigori contro la Juve nell'International Champions Cup. Il messaggio, come dimostrano le amichevoli successive, è arrivato forte e chiaro.
Cosa può portare Lukaku
Nel 2017, prima del 3-0 subito dalla Roma in Champions League, Conte discuteva del ruolo di Lukaku che allora veniva accostato al suo Chelsea. Conte, spiega l'Independent, era convinto che non dovesse giocare spalle alla porta come troppe volte gli chiedeva di fare Mourinho nel Manchester United. Aveva in mente un ruolo più mobile che esaltasse le qualità in cui fa la differenza: il gioco in campo lungo, la progressione con la palla. Situazioni in cui Lukaku allarga il campo, traccia la profondità, dialoga con i più compagni più di quanto faccia Icardi. Non è un attaccante completo, non si è di fatto specializzato, è un attaccante che ne contiene diversi, ha un impatto tanto visivo quanto sostanziale sul gioco, con e senza palla.
Nel calcio ritmico e schematico di Conte, si potrebbe inserire facilmente. Nonostante il fisico imponente, infatti, non è così dominante sui colpi di testa ma è versatile, non gravita solo intorno all'area, si allarga per aprire spazi che un partner più scattante come Lautaro può ben sfruttare. Servito nello spazio, Lukaku è l'elemento che all'Inter mancava, il naturale elemento di collegamento che riceve il pallone dai centrocampisti e trasmette il filo dell'azione negli ultimi trenta metri. In queste situazioni, tende a portar palla nel canale centrale fin verso il limite dell'area e sfruttare la visione per individuare la linea di passaggio giusta. Diventa alternativamente il centro dell'attenzione, il catalizzatore del gioco, quando c'è da rompere i legami di una difesa stretta e compatta più difficile da aggredire col semplice fraseggio palla a terra.
Sensi già insostituibile
Conte chiede pressing costante e verticalizzazioni rapide. Da questo punto di vista è un fattore positivo che il centrocampo, da cui dipende la concretizzazione delle ambizioni, sia il reparto più formato, più vicino alla fisionomia definitiva. Spicca il rendimento di Sensi, che nella visione del tecnico gioca da mezzala sinistra. L'ex Sassuolo si è sempre sentito più un play basso, ma anche De Zerbi gli ha ritagliato una posizione da “enganche”, da collante fra centrocampo e attacco, proprio nel settore di centrosinistra. Gioca spesso con i difensori, con l'esterno sul suo lato di campo, costruisce superiorità numerica con la rapidità nell'individuazione della soluzione giusta, della direzione di passaggio più vantaggiosa. Ha il pregio ulteriore di saper adattare esecuzione e pensiero al ritmo della partita. Sa come rallentare e come accelerare la giocata, conosce il confine da non superare tra velocità e fretta, rapidità e precipitazione.
L'evoluzione di Barella
L'inserimento di Barella come mezzala destra potrebbe diventare la chiave per capire le effettive possibilità di successo del nuovo corso nerazzurro. L'operazione non è infatti solo tattica, ma coinvolge l'inquadramento di un giocatore che finora ha mostrato il pregio di non avere confini chiari e il limite di non conoscere ancora la sua effettiva identità. E' il centrocampista che ha vinto più duelli nel corso delle ultime due stagioni in Serie A, gli piace andare a recuperare il pallone in campo aperto anche in scivolata ma non è solo un mediano difensivo, anzi Maran l'ha fatto giocare da trequartista. Un ruolo in cui però il suo approccio più istintuale ha comportato un tasso di imprecisione più alto. Si perde un po' nello stretto, Barella, che nell'Inter dalla configurazione più rigida si dovrà prestare a un lavoro diverso, ad essere più determinante senza palla e diversamente creativo una volta in possesso.
Il codice di Conte
Il tecnico da queste prime amichevoli sembra intenzionato a chiedergli di inquadrare il suo pensiero laterale, di rinunciare alla giocata a effetto, di non perdere di vista lo schema per guidare la connotazione creativa del gioco. Perché il rigoroso codice di Conte diventi anche il codice per vincere, una buona parte del percorso passerà da qui. Da come si riuscirà a integrare un talento ancora ibrido dentro una struttura con ruoli e confini certi, che in teoria ne dovrebbe esacerbare i limiti ancora da limare. Ma i limiti possono trasformarsi in opportunità di perfezionamento di un'identità precisa. Una via per crescere. La via nerazzurra per il ritorno al futuro.