Senza Italia per chi tifare? Le nazionali che potrebbero dare un senso alla nostra estate
Guardare i prossimi mondiali in Russia, per noi italiani, sarà una vera agonia. Senza la nostra Nazionale, infatti, quest’estate avrà un sapore diverso, meno intenso, meno emozionante e, di conseguenza, meno torrido. Non ci saranno attese snervanti, bandiere ovunque in giro per strada, 60 milioni di Ct, sui social e non solo, urli da ‘notti magiche’, polemiche ed eroi nazionali, maturità col mondiale in sottofondo, rimpatriate davanti alla tv, riti scaramantici, tricolori sul viso e cortei a clacson spianati. Né, ahinoi, i Popopopopooo di Germania, i gol di Grosso, le magie di Pirlo e l’apoteosi capitolina del Circo Massimo. Insomma, un mese, dal 14 giugno al 15 luglio, da attraversare nel più breve tempo possibile e quasi da vivere senza mass media in giro, isolati dal resto del mondo.
Eppure, il richiamo della rassegna iridata resta comunque forte con milioni di appassionati del pallone vogliosi di assistere all’ennesimo scontro fra titani nel panorama calcistico internazionale e curiosi di conoscere la prossima formazione campione del mondo. Vederlo da sportivi però, ha un sapore differente, meno incisivo, quasi attenuato, troppo soft, per intenderci. E allora, in questo contesto, ed anche con questa nostalgia, ecco quali potrebbero essere le compagini nazionali per cui tifare in questo mese e per il quale, con tutti i distinguo del caso, far battere il proprio cuore in terra russa.
Argentina, la seconda Italia
Le affinità culturali fra il nostro Paese e l’Argentina con, secondo le ultime stime, ben 25 milioni di argentini su una popolazione di 43 milioni di abitanti, oltre la metà, di derivazione italiana e, quindi, con almeno un antenato tricolore, portano subito la mente ed il tifo in direzione Sudamerica. Una direzione, peraltro, già presa in passato da parte di una porzione del nostro popolo, il riferimento è a quello napoletano, quando, durante Italia ’90, diversi tifosi campani parteggiarono per il loro Masaniello, Maradona, in quella rassegna internazionale.
Eppure, tornando ai giorni nostri, i cognomi italofoni, Messi, Fazio, Tagliafico, Ansaldi, Di Maria o Biglia, non fanno altro che evidenziare questa somiglianza, questa storica filiazione etnica con Italia e Argentina sorelle nel grande consesso, non solo calcistico, mondiale. E così, specie per spingere la Seleccion a raggiungere quel trofeo che ormai manca dall’anno 1986, da Messico 1986, i nostri cuori, sia pure con un ritmo meno martellante, potrebbero schierarsi per l’Albiceleste e per la Seconda Italia, la terra che ha accolto, a fine 1800’ ed inizio 1900’ milioni e milioni di nostri connazionali.
Polonia made in Italy, la Serie A è polacca
Se proprio non ve la sentite di parteggiare per l’Argentina, magari per la preoccupazione di un avvicinamento in termini di successi alla nostra selezione con l’Albiceleste poi appena un gradino sotto l’Italia nell’albo d’oro della manifestazione, ecco spuntare l’opzione Polonia. Anche in questo caso, una seconda Italia. Ma non per filiazione etnica, economia o storia comune ma per mera intesa calcistica con ben nove esponenti, molti dei quali titolari, della formazione di Nawalka provenienti dalla nostra Serie A. Elementi, da Szczesny a Skorupski, da Cionek a Bereszynski, da Linetty a Zielinski, da Milik a Kownacki a Dawidowicz che ben conosciamo e che, proprio nel Belpaese, si sono affermati raggiungendo la casacca della propria nazionale. Insomma, una Ital-Polonia, con un Lewandowski in più, che punta al colpaccio o, almeno, a ben figurare nell’ostica terra russa, dimostrando di poter recitare un ruolo da protagonista e, magari chissà, ripercorrere antichi fasti come i due terzi posti iridati del 1974 in Germania e del 1982 in Spagna.
Fascino bailado, il Brasile pentacampione
Infine, fermo restando le possibilità di potersi innamorare di qualche underdog di successo, così come accaduto spesso in una manifestazione del genere, con la stessa Russia, il Senegal, la Serbia, l’esordiente Panama e la Nigeria ad attrarre la curiosità di molti, ci potrebbe essere la scelta estetica, adatta agli amanti, anzi, ai dandy del pallone: la scelta verdeoro. Il Brasile, infatti, con un Mineirazo, il 7-1 casalingo in semifinale con la Germania, da cancellare, un trofeo da riportare a casa dopo 16 anni ed una formazione meno brillante ma più cinica ed europea, punta a conquistare il mondo del football con le solite armi del bel gioco, del talento e del ritmo bailado. Un gioco, fatto di uomini e di grandi talenti, che ha da sempre infiammato l’immaginazione collettiva degli appassionati e che, anche quest’anno e con una nazionale più unita, più squadra, prova a staccare tutti e portarsi a Rio la sesta stella Mundial.