Quanto vale Jorginho? Perché Mourinho lo vuole allo United
Nelle ultime settimane i rumors su un’eventuale cessione del talento azzurro Jorginho si stanno facendo sempre più insistenti. Stando ai tabloid d’Oltremanica, infatti, addirittura lo ‘Special One’ Mourinho si sarebbe follemente innamorato del playmaker napoletano e starebbe pensando, per l’estate, ad una mega-offerta per aggiungerlo alla già ricca rosa dei Red Devils per affidargli, poi, la cabina di regia della formazione inglese.
Ma a pochi mesi dal termine di un’annata che sembra essere quella della sua definitiva consacrazione, ecco la storia ma anche lo sviluppo, l’ascesa e l’attuale valore di mercato dell’ex Verona possibile nuovo colpo in entrata in casa Old Trafford.
La crescita del ragazzo nel Napoli
Il primo impatto: l’Era Benitez
Giunto a Napoli nella prima stagione dell’era Benitez, l’ex Hellas Verona, pagato peraltro 9,5 milioni di euro, ha fin da principio dimostrato le sue buone doti fatte di palleggio, fraseggio corto-lungo, qualità nello stretto e visione di gioco. E, fin da subito, anche col maestro spagnolo in panchina, si appropria della linea mediana partenopea. La prima stagione all’ombra del Vesuvio è difatti promettente: 1 gol e 1 assist in 19 partite di cui addirittura 17 dal primo minuto. Eppure, le difficoltà non tardano ad arrivare. Nella seconda annata a Napoli, l’ultima dell’attuale manager del Newcastle sul golfo, il rendimento dell’italo-brasiliano crolla e, complici alcuni affaticamenti muscolari, il ragazzo perde, a discapito dei più difensivi David Lopez e Gargano, la precedente titolarità. La stagione 2014/15, quella della vittoria della Supercoppa italiana ma anche del Ko in semifinale di Coppa Italia e di Europa League e dell’eliminazione dalla zona Champions per mano della Lazio, termina con 1 rete in 33 partite con un bilancio che lo vede impegnato solo nel 63,4% delle gare totali della squadra.
La seconda fase: l'incontro con Sarri
Con Sarri, invece, la musica sembra cambiare e pure in maniera repentina. La svolta è semplice: dal 4-2-3-1, dove Jorginho si posiziona in mediana di fianco ad un altro centrocampista centrale e dove è costretto anche a fare legna e rincorrere l’avversario perdendo lucidità in fase di costruzione, si passa al 4-3-3 con lui impegnato, mica poco, solo nell’atto di impostare e legare i reparti.
Una svolta tanto banale quanto azzeccata che porta, il numero #8, rapidamente, nel Gotha del football europeo. Come lui, per tocchi per partita, infatti, in pochi con Jorginho chiamato a posizionarsi spesso e volentieri nei primi 5 d’Europa per passaggi per match.
Il tutto, per una crescita inarrestabile che lo ha condotto, anche grazie ad un Napoli da record, a conquistare finalmente la nazionale azzurra e pure le attenzioni delle big del vecchio continente, Manchester United, su tutte con un interessamento decisamente concreto.
Impiego nel Man Utd, Mourinho deve scegliere il modulo col playmaker
Dovesse arrivare nel Man Utd però, per lui Mourinho dovrebbe, pena perderne tutte le doti tecniche, mutare sistema di gioco e passare ad un modulo che preveda il cosiddetto centro-mediano metodista. Una soluzione che, numeri alla mano, ha adottato solo una volta quest’anno e precisamente nell’1-0 dei suoi al Turf Moor stadium di Burnley. Lì, infatti, il lusitano schierò il 4-1-4-1 con Matic nei panni di Jorginho.
Un vestito non proprio adatto all’attuale rosa in possesso dello ‘Special One’ ma che potrebbe calzare a pennello proprio col calciatore del Napoli fra le fila dei ‘diavoli rossi’ bravo, anzi, eccellente top player proprio in quello specifico ruolo. Per cui, 3-4-2-1 o 4-1-4-1, Mourinho non sembra avere scelta per evitare di investire danaro, e pure tanto, a vuoto: i moduli da selezionare sono piuttosto semplici.
I pro di un suo arrivo a Old Trafford
Le attenzioni di Mourinho sul gioiellino azzurro nascono da una sorta di evidente carenza strutturale della sua compagine: forte fisicamente, arcigna, muscolare ma ben priva di geometrie in avvio di manovra. Ai vari Matic e Pogba, Herrera e Fellaini, infatti, sembrano mancare quelle caratteristiche, invece, in possesso dell’azzurro: visione di gioco, rapidità d’esecuzione e lettura di gioco.
Elementi che velocizzerebbero il ritmo rosso e renderebbero più imprevedibili gli attacchi di Martial, Sanchez, Lukaku e compagni.
Valore di mercato: almeno 60 milioni
Parliamo, ora, del ‘vil danaro’, del motore immobile del pallone contemporaneo, del football dei giorni nostri. Al momento, per i portali specializzati, Transfermarkt.it e PlayRatings.net, il ragazzo vale tanto con una quotazione piuttosto unanime: 28 milioni di euro. Un computo, facendo un rapido calcolo, che realizzerebbe pro-Napoli una plusvalenza di 18,5 milioni di euro portando denaro fresco nella casse del Patron De Laurentiis. Eppure, al di là degli aspetti pecuniari, il ‘volante’ azzurro vale molto di più nell’economia, stavolta del gioco, campano. Anche se Diawara assicurerebbe una buona continuità in regia, l’italo-brasiliano, al momento, rappresenta uno dei progetti meglio riusciti dell’artigiano Sarri che ha saputo trasformare un centrocampista quasi smarrito in un metronomo di assoluta forza e precisione.
Un regista, quasi, senza eguali capace di rivelarsi prezioso quanto le parate di Reina, le discese mancine di Ghoulam/Mario Rui, le folate senza palla di Hamsik o i guizzi, senza far torto a nessuno dell’attacco napoletano, del tridente smart azzurro. Insomma, per un campioncino che, a 26 anni, sta completando il suo processo di crescita, costruendo una reputazione internazionale e pure un palmarès nuovo, 28 milioni sembrano proprio non poter bastare. Allo stato dei fatti ne occorrerebbero una sessantina: Mou avvisato.