Perché il Chelsea (o anche la Juve) può strappare Sarri al Napoli pagando la clausola
Non è la prima volta che dall'Inghilterra arrivano segnali preoccupanti per il Napoli. E' già da un po' che il Chelsea di Abramovich ha inserito il nome di Maurizio Sarri nella lista dei possibili allenatori ai quali affidare la panchina di uno dei club più prestigiosi e ricchi della Premier League. Prendere il ‘Guardiola italiano' e lanciarlo nell'agone per contrapporlo al Guardiola del Manchester City. La tentazione c'è ed è fortissima anche se l'allenatore toscano non figura nella Top 10 dei migliori manager, la cosiddetta Coach reputation ranking. Ma questo poco conta per il magnate russo per nulla soddisfatto di Conte, ancora titubante sulla possibilità di chiudere l'accordo con Luis Enrique oppure ricorrere a Carlo Ancelotti.
Perché Sarri piace al Chelsea. Non è solo questione d'interpretazione tattica, né voglia di emulazione dell'ex Barça ma di valutazione oggettiva delle qualità di un tecnico che nel giro di 3 anni – nonostante le risorse limitate del Napoli – ha lasciato un'impronta definita nel calcio italiano, rappresentato una novità e un'alternativa rispetto al monolite bianconero, mostrato grande capacità di rigenerarsi nel lavoro fatto con i calciatori e sui calciatori (da Mertens fino a Insigne). A Londra Sarri disporrebbe di strutture e mezzi che in Italia nemmeno (o quasi) la ‘vecchia signora' può vantare ma dovrebbe calarsi anzitutto nella realtà inglese – che mal tollera certe sortite pubbliche e dà un certo peso all'etichetta – e soprattutto vincere la perplessità di un ambiente – calciatori strapagati compresi – che ha aspettative altissime rispetto anche ai desideri della piazza campana.
Cosa dice il contratto di Sarri, la clausola. Il tecnico ha sì un accordo che lo lega al Napoli fino al 2020 ma c'è una clausola rescissoria valida da febbraio a maggio e che consente a qualsiasi società (sia italiana o estera) di raggiungere l'intesa pagando una penale di 8 milioni di euro e liberandolo a fine stagione. La stessa Juventus – dopo lo ‘sgarro' fatto con Gonzalo Higuain – potrebbe decidere di affondare ancora una volta il coltello in quello che è diventato un combattimento senza esclusione di colpi tra le due società. Sarri, però, non ha mai detto di voler lasciare il club né l'intenzione da parte di De Laurentiis – come ammesso anche di recente – è perdere l'allenatore. E si farà il possibile per confermarlo alla guida della squadra.
Ovvio che non posso costringere Sarri a restare – ha ammesso il presidente a Premium Sport -. Se andasse via ora, però, si perderebbe una serie di progetti: Casa Napoli, il nostro centro sportivo, e magari il nuovo stadio. Comunque non credo che Maurizio sia di passaggio, ha un’etica e poi servono 8 milioni per pagare la sua clausola. Certo, la toglierei con piacere.
La questione ingaggio e il rinnovo senza clausola. Già, la clausola. Per cancellarla come vorrebbe il massimo dirigente ci sono due nodi da sciogliere: il primo è l'ingaggio attuale percepito dall'allenatore che intasca uno stipendio da 1.4 milioni di euro. Una somma di seconda fascia rispetto ad Allegri (7 milioni), Spalletti (4 milioni), all'ex del Milan, Montella (3 milioni), Di Francesco della Roma (1.5 milioni, stessa somma che il Toro versava a Mihajlovic) e di poco superiore a quello di Gasperini (1.3, Atalanta), Inzaghi (1.3, Lazio), Donadoni (1.2, Bologna), Giampaolo (1.1, Sampdoria), Pioli (1.1, Fiorentina).
La proposta di De Laurentiis. Legittima la richiesta da parte dell'allenatore di vedere ritoccato il proprio stipendio alla luce della situazione contingente e dei risultati raggiunti in questi anni. Il presidente ne ha preso atto e vuole accontentare Sarri ma pone una condizione: cassare quella maledetta clausola da 8 milioni per proporre un nuovo contratto da 3 milioni a stagione (ovvero quasi il doppio) fino al 2021. Un anno in più. La riconferma del tecnico è il primo tassello e dopo la figuraccia sul mercato di gennaio un segnale negativo anche in tal senso rischierebbe di ridimensionare ulteriormente quel progetto di crescita al quale lo stesso De Laurentiis ha fatto spesso riferimento.