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Né arbitro, né terreno, né altre scuse: l’Inter chiama a rapporto Spalletti e squadra

In cinque punti essenziali le obiezioni espresse dalla dirigenza al tecnico e alla squadra dopo la sconfitta di Reggio Emilia contro il Sassuolo. Nel confronto avvenuto alla ripresa degli allenamenti è stato ribadito un concetto chiaro: non ci sono alibi né scuse per nessuno, col Torino serve lasciarsi alle spalle la brutta prestazione di domenica scorsa.
A cura di Maurizio De Santis
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Il passo falso a Reggio Emilia contro il Sassuolo ha fatto scattare il primo campanello d'allarme per la sconfitta – e vabbe', a inizio stagione e con le gambe ancora appesantite dalla preparazione sul lungo periodo ci può stare -, per la prestazione e più in generale per un approccio al match un po' ‘molle' rispetto alle attese. Dopo una campagna acquisti importante – che poteva essere sontuosa se da Madrid non avessero fatto muro e bloccato Luka Modric – e un pre-campionato incoraggiante non può essere tutta colpa del terreno di gioco irregolare o dell'arbitro se il debutto è stato un flop. Si può faticare, considerato l'agonismo e l'intensità che gli avversari profondono al cospetto di calciatori più forti e favoriti sulla carta. Qualche defaillance è giustificata, perché i carichi in allenamento sono calibrati per sopportare una stagione lunga e molto dura tra campionato e Champions. Certo, mancavano Nainggolan, Skriniar e Vrsaljko era solo in panchina. Poi, però, se Icardi non fa un tiro in porta e il suo marcatore – Magnani – pare un gigante, se Lautaro Martinez più che un toro (è il suo soprannome) fa la figura del vitellino e il resto della squadra nemmeno si raccapezza per come sta in campo allora c'è dell'altro che non va.

E' anche questa la ragione che ha spinto la dirigenza, delusa dal risultato e dalla prestazione di Reggio Emilia, a confrontarsi con il tecnico e con i giocatori perché sia chiaro che non sono ammessi alibi o scuse per nessuno. Non possono essercene alla luce degli investimenti fatti, degli impegni che attendono la squadra, della aspettative. Cinque essenzialmente i punti oggetto della discussione sulla prestazione opaca col Sassuolo.

  • Dov'erano gli occhi della tigre? Dov'era lo spirito battagliero di una squadra che in campo dovrebbe scendere con animus pugnandi differente? Com'è possibile che l'approccio mentale alla sfida sia stato poco efficace? Eppure la fiducia acquisita nel pre-campionato e le parole del tecnico, Spalletti, alla vigilia dell'incontro avevano offerto una luce diversa… un orizzonte differente quanto ad ambizioni.
  • Si può prendere gol e ci sta ma è mancata la giusta reazione. La realtà è che l'azione che ha portato al rigore di Berardi – mettendo da parte le sfumature sulla decisione del direttore di gara – è lo specchio delle difficoltà della squadra. Così come gli affanni nei confronti di Boateng piazzato da De Zerbi in posizione da ‘falso nove' che ha messo i brividi ad Handanovic. Passi in svantaggio ma la reazione dov'è?
  • Incapacità di ribaltare le sorti della gara. D'accordo, l'avversario giocava anzitutto per distruggere. D'accordo, il campo non era in perfette condizioni. D'accordo, una squadra più tecnica e che predilige il palleggio è sicuramente svantaggiati rispetto ad altre che si chiudono a riccio, partono in contropiede e hanno un atteggiamento tattico guardingo. Tutto questo, però, non basta a giustificare la sensazione di un gruppo che non è stato capace di uscire dall'angolo se non a sprazzi, su spunti individuali e senza mai offrire un'impressione di coralità nello sviluppo dell'azione.
  • Poche occasioni da gol create. Icardi e Lautaro Martinez non hanno brillato ma è anche vero che di palloni buoni ne hanno ricevuti pochi e lo sviluppo della manovra (apparsa ancora macchinosa) non li ha aiutati. Quanto all'ex Racing, ha capito che in Italia è altra cosa rispetto alle emozioni del pre-campionato.
  • Cattiveria agonistica. Si chiama così quella determinazione, quella voglia di fare risultato a tutti i costi, di gettare il cuore oltre l'ostacolo che a buona parte dei nerazzurri è mancata proprio nel giorno del debutto. Una stecca ci può stare ma se ‘buchi' lo spartito allora non c'è terreno di gioco che tenga.
  • Scelte di formazione. Sia chiaro, non è tempo di processi e nemmeno la posizione dell'allenatore è a rischio. Ma l'intervento della società è un segnale chiaro a tutto l'ambiente perché si dia il massimo sempre. E la prossima sfida a San Siro contro il Torino offre l'opportunità per lasciarsi alle spalle la brutta sconfitta di Reggio Emilia.

Ci saranno cambi contro i granata? Sì, qualcosa verrà modificato nell'attesa che Radja Nainggolan sia disponibile e pienamente recuperato dopo l'infortunio muscolare nel pre-campionato. Perisic dovrebbe tornare sulla propria corsia di sinistra, davanti ad Asamoah arretrato sulla linea dei terzini al posto di Dalbert. Skriniar dovrebbe riprendere il proprio posto al centro della difesa mentre per Vrsaljko potrebbe esserci il debutto ufficiale da nerazzurro a San Siro.

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