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Juventus Champions League 2018-2019

Mandzukic intoccabile, perché la Juve non può rinunciare al croato di ferro (e goleador)

Cristiano Ronaldo catalizza l’attenzione. Dybala prova a prendersi la scena con una tripletta. La pedina di cui proprio non si può fare a meno è Mario Mandzukic che, grazie alla sua versatilità, alla sua disponibilità e a una forma a 32 anni smagliante, si sta rivelando l’autentico uomo squadra di questa nuova Juventus che prova a vincere tutto. Anche la Champions.
A cura di Salvatore Parente
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Il calciomercato estivo ha portato in dote alla Juventus uno dei calciatori più forti della storia del gioco: Cristiano Ronaldo. Fra la gioia, il giubilo e l’entusiasmo generale però, questo innesto comportava con sé alcuni rischi, alcuni, definiamoli così: effetti indesiderati. Al netto della cessione di Higuain, che si è resa necessaria non solo in termini economici ma proprio di spazi sul rettangolo verde, infatti, elementi come Manduzkic o Dybala potevano soffrire la presenza del fenomeno portoghese che, da attaccante centrale, da bomber onnivoro, poteva oscurare e soffocare le qualità dei propri compagni di squadra. Insomma, problemi di chimica e di tasselli da incastrare come in un perfetto mosaico.

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E così, l’artigiano in questione, al secolo: Massimiliano Allegri, si è messo al lavoro e, con la solita bravura di chi è abituato a tessere tele comunque complesse, ha trovato la giusta quadra con Mandzukic, uno dei ‘sacrificabili’ della vigilia, a trasformarsi in architrave fondamentale della nuova struttura offensiva della Juventus. La Juventus sì di CR7 ma, oggi, anche di MM17, Mario Mandzukic.

il minutaggio di Mandzukic (Transfermarkt.it)
il minutaggio di Mandzukic (Transfermarkt.it)

Mandzukic, la chiave degli equilibri offensivi

In un tridente, con una sola punta sostenuta da tre esterni d’attacco o in un tandem offensivo, Mandzukic, oltre a Cristiano Ronaldo, è, oggi, il vero amuleto di questa Juventus. Partito, come detto, come sempre nella sua storia personale, dalle retrovie, il croato ha trovato subito il modo di reinventarsi e di rispondere alle esigenze di squadra tornando però all’antico e, dunque, non più da ala sinistra come nel suo recente passato a tinte bianconere.

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Su otto gare giocate, nei suoi 603’ stagionali, fra Serie A e Champions League, infatti, il #17 juventino è tornato punta centrale con ben sette sfide in quella specifica posizione di campo, contro Lazio, Parma, Sassuolo, Frosinone, Napoli, Valencia e Young Boys, ed una sola occasione da esterno, contro il Chievo alla prima giornata di campionato. In sostanza, se CR7 ha bisogno dei suoi spazi e di non troppi obblighi per poter svariare su tutto il fronte d’attacco, un po’ come Dybala, Mario pare essere l’unico calciatore, l’unico puntero capace di mostrare una certa polivalenza e fare il lavoro ‘sporco’ per i propri compagni di squadra.

Altro che vecchietto, Mario segna come non mai

Manduzkic, dunque, non alternativo a Ronaldo in tema di punta centrale ma, invece, centro di gravità del nuovo pacchetto avanzato della Juventus. Un panzer, un pivot che attira su di sé le attenzioni degli avversari, apre varchi per i suoi colleghi di reparto (1 assist, 6 occasioni create e 3 cross in campionato) e lotta e fa a sportellate con i difensori rivali. Eppure, questa sua forza, questa sua garra in attacco, questi suoi compiti non gli stanno negando gol e soddisfazioni personali, anzi.

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Mai, difatti, nella sua carriera, il bomber ex Bayern Monaco era partito così bene in stagione con già 4 reti nelle prime otto sfide di questa nuova annata. Insomma, un po’ come i vini pregiati Mandzukic si rivela delizioso, utile e, pure, punto fermo di questa nuova versione bianconera: MM17 non può non giocare.

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