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Inter: Icardi non segna più, il gioco non c’è e San Siro fischia

E’ la prima volta che il pubblico nerazzurro dimostra fastidio per la propria squadra, fin qui sempre difesa e appoggiata. Ma la pazienza è finita: il pareggio col Carpi è stata la conferma che oltre ai gol mancano anche gioco e idee. E se il tricolore diventa un’illusione, a rischio c’è anche la Champions.
A cura di Alessio Pediglieri
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Così non va e il pubblico sta iniziando a capire che oltre alla sfortuna di subire un gol a tempo scaduto c'è anche altro che non soddisfa pienamente. Ed è quest'Inter, malata cronica sotto porta, priva di un punto di riferimento in mezzo al campo al quale affidare il proprio fraseggio, di nuovo inaffidabile in fase difensiva. La vetta si è allontanata, con il Napoli sfuggito di mano e una Juventus pronta a tenergli testa. I nerazzurri sono scivolati fuori dalla Zona Champions, al quarto posto. Finisse oggi il campionato sarebbe fallito anche il principale obiettivo osannato in estate. E non è un caso se con il Carpi a fine gara oltre ad aver incassato un solo punto la banda Mancini ha incassato anche i primi fischi: troppi errori, poche idee.

Troppo semplice sarebbe giocare con il nome che ha condannato l'Inter al pareggio: Lasagna. Quasi una legge del contrappasso: se il faccia a faccia con Sarri avrebbe dovuto destabilizzare il Napoli, in realtà ha fatto saltare il banco in casa Inter. Fosse stata una mossa mediatica studiata, questa volta Mancini avrebbe fatto autogol. Ma qui saremmo nei discorsi ipotetici del terzo tipo. Basta guardare la realtà per capire che la scialuppa nerazzurra inizia ad imbarcare acqua.

Il gioco non c'è: il Mancio continua insistentemente a cambiare i giocatori in campo ma il risultato non trova soluzioni positive. Cinque punti in altrettante gare è il simbolo primario di un'Inter che non vince più e che sta uscendo mestamente dal giro tricolore. In silenzio, senza reazioni, quasi incapace di trovare soluzioni alternative perché limitata nella testa e nella qualità. Il pubblico di San Siro oggi ne ha avuta conferma. C'era tutto per trionfare: la vittoria in Coppa Italia a Napoli, le scorie della diatriba dialettica con Sarri, un avversario decisamente abbordabile, la voglia di dimostrare che finalmente si può vincere convincendo.

Tutte missioni fallite. In avanti Icardi ha sbagliato la palla del ko e in difesa Juan Jesus ha sbagliato in modo fatale. Due giovani su cui l'Inter aveva puntato forte e su cui ancor oggi si affida ma che sono l'emblema di un'incompiuta che suona un'ottava sotto, bravissima a compiere il compitino in modo diligente ma che non fa (non sa) nulla per emergere dalla mediocrità che l'attanaglia. Anche fosse arrivato l'ennesimo 1-0, probabilmente il pubblico interista avrebbe manifestato il proprio dissenso. Va bene vincere senza gioco né costruendo occasioni su occasioni ma anche i meno esperti sanno che prima o poi la ruota inizia a girare in senso contrario e può schiacciarti se non hai mai dimostrato di saperla schivare. Era già accaduto con il Sassuolo (lì andò peggio con la sconfitta al 95′), oggi il nastro si è riavvolto ancora.

L'apatia si tinge di nerazzurro e oggi la situazione dell'Inter è ancor più grave che se ci fosse una crisi ufficiale. Nelle intemperie di una contestazione o delle difficoltà l'animo nerazzurro si è sempre elevato. Ma adesso è diverso: non c'è bufera, c'è rassegnazione. La squadra è questa, il gioco è questo, i risultati sono questi. Finché è andata, bene, ma c'era la consapevolezza che prima o poi il bluff fosse scoperto. Purtroppo, da uno dei cognomi più divertenti del campionato italiano.

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