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ICC 2018: Inter double face. Male in avvio, bene nella ripresa ma i rigori la condannano

L’Inter esce sconfitta dall’Allianz Riviera 6-5 dopo i calci di rigore in questo suo esordio nella International Champions Cup portando a casa però buone indicazioni e diverse situazioni in cui dover migliorare dimostrando di essere sulla strada giusta per la prossima annata. Bene per il Chelsea il giovanissimo Hudson-Odoi e Pedro, ottima prova nell’Inter per Lautaro Martinez e Asamoah.
A cura di Salvatore Parente
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Pari per 1-1 fra Chelsea e Inter nel rispettivo esordio nell’International Champions Cup al termine di una gara che le squadre si sono divise quasi equamente: primo tempo decisamente di marca Blues, ripresa a favore dei nerazzurri. Un pareggio che si trasforma poi in successo per i londinesi, 6-5 il finale, con i calci di rigore a decidere un match davvero molto gradevole e nel quale diversi talenti, giovani e non, da Hudson-Odoi a Abraham da Politano a Handanovic a Jorginho, si sono messi in mostra.

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Una partita buona per notare i progressi del Chelsea made in Sarri ,con alcuni concetti di gioco già abbondantemente assimilati dai ragazzi di Abramovich, ma anche utile per testare la solidità, mentale e tattica, di una Inter decisamente sulla buona strada per presentarsi al meglio alla nuova stagione, alla stagione del rientro in Champions League.

E così, al netto del risultato finale, ecco i duelli più esaltanti, di squadra e di reparto, andati in scena all’Allianz Riviera di Nizza.

Pedro alla Callejon, non taglia ma segna e mette in crisi Dalbert

È spagnolo, si sistema nel tridente d’attacco dei Blues a destra, segna e gioca per Sarri. No, non è Callejon ma a lui pare volergli, almeno tatticamente, somigliare. Parliamo nello specifico di Pedro capace, in questa gara d’esordio dell’International Champions Cup, di avanzare la sua candidatura a titolare inamovibile del Chelsea nella prossima, imminente annata. Segna, su dormita collettiva della difesa, con Candreva che svirgola un disimpegno per poi mettere in azione Morata fino al tap-in vincente dell’ex Barça, semina gli avversari in dribbling, corre, copre nella rare incursioni dei suoi diretti avversari e fa ammattire, spesso, il povero Dalbert che, nemmeno nello stadio che lo ha reso grande, l’Allianz Riviera, riesce a rinverdire i fasti di un tempo. Insomma, in attesa di scoprire il destino di Willian, conteso da Manchester United e Barcellona, e di scoprire eventuali sostituti del brasiliano, Pedro c’è, e si vede.

Gagliardini e Emmers in difficoltà: nella prima frazione il Chelsea gioca altissimo

Le squadre di Sarri si sa sono abituate a giocare col baricentro molto, molto alto. Un baricentro che compatta la squadra in un fazzoletto con tutti gli undici vicini, corti e piazzati in pochissimi metri. Benefici per questa condotta di gioco? L’enorme pressione, sì di corsa ma più di posizione, a cui vengono sottoposti gli avversari con, in questo caso, l’Inter ed i centrali di centrocampo, Gagliardini e Emmers, ma anche Skriniar e De Vrij, in seria difficoltà, nel primo tempo, a costruire gioco. E infatti, nei primi 45’ di gioco, i Blues rischiano poco, eccetto al 36’ con un tiro di Politano ad un soffio dal bersaglio grosso, con gli inglesi, con Fabregas, Jorginho e Barkley, in diverse circostanze, al comando delle operazioni: 55,7% di possesso palla contro il 44,3 dei nerazzurri. Nella ripresa, le energie della formazione londinese calano, Asamoah si sposta al centro, prende le redini del gioco in mano e migliora vistosamente una situazione di gioco, in avvio, piuttosto complicata.

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Candreva e D’Ambrosio in apnea, la catena mancina dei Blues domina

Sulla fascia sinistra dell’Inter Dalbert non sembra passarsela benissimo contro Pedro. Sulla destra, il duo D’AmbrosioCandreva fa meglio, ma non così tanto. Nel duello di reparto sulla corsia mancina/destra Inter-Chelsea, soprattutto nel primo tempo, il risultato è a completo appannaggio degli inglesi con Marcos Alonso ed il sorprendente millennial, classe 2000, Hudson-Odoi a sviluppare gioco, restituire ampiezza alla squadra, regalare guizzi e insidiare da quelle parti la difesa rivale. Candreva per conto suo ci prova, va alla conclusione in più occasioni ma senza grande pericolosità attutendo l’impatto negativo in tandem col suo laterale di difesa fino a spostarsi, nel secondo tempo, sull’altra corsia con Politano e poi Karamoh, con la contestuale uscita dal campo di Marcos Alonso (al suo posto Emerson Palmieri), a equilibrare, almeno in parte, lo scontro, esiziale, su quella fascia.

Caballero in versione mondiale: che errore su Gagliardini

Il portiere, in una squadra di altissimo livello, e non solo, è fondamentale con l’estremo difensore, spesso, ultimo baluardo contro i tentativi offensivi avversari. Questo, quanto, in sintesi, recita il manuale del calcio che, sia per la Seleccion Argentina che per il Chelsea, in questo aspetto, non viene osservato. Caballero, difatti, entra nella ripresa al posto del polacco Bulka e impiega pochissimi minuti di gioco per mostrarsi ancora in versione mondiale e quindi in crisi, in apnea, in difficoltà psicologica. Dapprima, deviando male un tiro facilmente controllabile di Politano e, poi, mettendo in scena l’ennesima papera sul pari di Gagliardini: tiro piuttosto centrale ancorché forte, deviazione di stinco e pallone che si infila in porta. Un gol che lo condanna a subire le risate e gli sfottò dei tifosi avversari e a perdere miseramente il confronto a distanza col solidissimo Handanovic. Nei penalty finali però, Willy si riscatta, para il rigore di Skriniar e permette ai suoi di battere l'Inter di Sppalletti.

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