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I dubbi di Conte e cosa non va nell’Italia a due mesi dall’Europeo

Ad un passo dall’Europeo, l’Italia vista contro Spagna e Germania ha lasciato molto perplessi: girotondo di attaccanti, una difesa in difficoltà, centrocampo macchinoso. Il Ct deve subito fare le sue scelte: ritornare a puntare su uno zoccolo duro di giocatori, decidere gli esterni e ridare responsabilità ai singoli. Senza ulteriori indugi.
A cura di Alessio Pediglieri
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"Italia sì, Italia no, Italia gnamme" cantavano Elio e Le Storie Tese a San Remo nel 1996 e a distanza di 20 anni, quel refrain della canzone ‘La terra dei cachi' ben sembra calzare alla Nazionale italiana vista nei due test match contro la Spagna e soprattutto dopo il 4-1 con cui la Germania ha divorato gli Azzurri in un sol boccone. Due partite contro due big che hanno portato alla luce, a soli due mesi di distanza dall'inizio degli Europei, un'Italia ancora in fase di rodaggio, da "work in progress" con scelte tattiche ancora da affinare, un gruppo da costruire, una squadra da plasmare. Antonio Conte ha moltissimo da lavorare per non fare brutta figura in Francia e – anche se il tempo stringe – il Ct è obbligato a formulare da subito le sue scelte definitive per arrivare a giocarsi le proprie carte in un girone difficilissimo.

Tanti i punti interrogativi, poche le certezze: Spagna e Germania ci hanno riconsegnato una Nazionale che ha saputo essere all'altezza della situazione solamente a intermittenza, senza continuità di gioco e di idee. Al di là dei tabellini finali, ciò che dunque più preoccupa è la sensazione che non vi sia un nucleo forte in un gruppo che per far bene – pur incontrandosi con il contagocce – necessita di punti di riferimento solidi e fidati. Ed è qui che Antonio Conte ha forse peccato maggiormente, nel non dare sicurezze e certezze ad alcuno. La scelta di tenere tutti sulla corda ha funzionato per diverso tempo, le qualificazioni hanno mostrato anche una Nazionale bella e forte, ma adesso è ora di fare i nomi.

Cosa c'è da rivedere

Il boomerang di Conte – "Ho solo 16 certezze su 23 convocabili" aveva detto alla vigilia del match contro i campioni del Mondo. Un boomerang, visto l'andamento della partita. Lasciare posti vacanti, oggi, a due mesi dall'Europeo più che spingere i giocatori a maggiori responsabilità si rischia di creare incertezze o facili illusioni. E' inutile far giocare chi non verrà convocato per la Francia, meglio puntare sulle scelte già decise.

Difesa in difficoltà – Guardando alle formazioni messe in campo da Conte tra Spagna e Germania appare chiaro che in difesa, il Ct abbia pochi dubbi, anche se è sembrato il reparto in maggiore difficoltà. Senza Barzagli e Chiellini, titolari da sempre, il reparto davanti a Buffon non ha subito cambiamenti importanti: Darmian, Bonucci e Acerbi sono giocatori che andranno in Francia, insieme a Florenzi vero unico jolly capace di dedicarsi alla fase difensiva o spingere sulla fascia.

Thiago-Montolivo bocciati – I problemi nascono dalla cintola in su. La coppia Montolivo-Thiago Motta è stata bocciata su ogni fronte. E' vero, l'ex interista ha una sagacia tattica invidiabile ma insieme al capitano rossonero forma una delle coppie centrali più lente e macchinose mai viste. Conte punterà quasi sicuramente sul giocatore del Psg in attesa che tornino Verratti e Marchisio i reali padroni della mediana azzurra. Il resto è un via vai di tirocinanti. Come Giaccherini, Parolo, Candreva tutti utili alla causa azzurra ma ancora senza garanzie per andare in Francia.

Tanti attaccanti, pochi gol – Così come in attacco, dove nascono i principali problemi per Conte. Tanti giocatori a disposizione, tutti con caratteristiche differenti ma nessuno che emerga sugli altri in maniera evidente. Pellé, Eder, Zaza, Insigne, El Shaarawy, Bernardeschi e poi l'infortunato Immobile: tutti per caratteristiche si meriterebbero l'Europeo, ma solo alcuni ci andranno. Difficile pensare che il Ct non si porti un attaccante d'area di rigore come Pellè e che lasci il più duttile e vivace – Insigne – a casa. Eppure, le prove effettuate sia con gli spagnoli che con i tedeschi aumentano i dubbi visto che Conte ha messo in campo alla fine tutte le sue bocche da fuoco rimediando solo due reti (uno dei quali su deviazione avversaria).

Cosa c'è da salvare

Intensità e approccio – Se ci si sofferma sull'intensità di gioco e sulla qualità della manovra, il lavoro appare in fase di costruzione. Contro la Spagna l'Italia ha segnato uno splendido gol, ma è resistita due minuti al pareggio iberico. Segno che psicologicamente la squadra rischia di rilassarsi e compiacersi quando invece necessita del killer instinct. Contro la Germania, proprio da un punto di vista mentale, è stata sbagliata la partita. Con un gap tecnico evidente, sarebbe servito un approccio diverso che si è intravisto soltanto nella prima parte della ripresa, a gara ampiamente compromessa, ma con i tedeschi che sono stati messi in difficoltà dalle manovre azzurre.

Si può solo migliorare – Dunque è difficile trovare spunti positivi nelle due amichevoli. Il primo è sicuramente votato in proiezione: gli Azzurri non possono che crescere come gruppo e se si inseriranno le pedine oggi mancanti (Immobile, Marchisio, Chiellini, Verratti) allora il gioco migliorerà ulteriormente soprattutto in mediana dove nasce e si sviluppa il credo tattico di Conte. Che deve scogliere gli ultimi nodi subito, senza pretattiche o giochi psicologici ulteriori: i 23 di Francia devono sapere di essere tali il prima possibile.

L'arma in più: gli esterni – Il secondo punto cruciale è la scelta dei laterali, il cuore del sistema tattico di Conte. I nomi ci sono (da Giaccherini a Florenzi a El Shaarawy e Candreva) e la sensazione  è che il Ct spinga per un esterno in più a discapito di qualche centrale. Una scelta che potrebbe pagare nel momento in cui il tecnico farà giocare l'Italia come sa: con determinazione e carattere, senza plasmarsi in base all'avversario di turno come visto in amichevole. Perché a quel punto, sì sarebbe "Italia gnamme": chiunque incontrassimo ci mangerebbe in un sol boccone.

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