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31 tiri in porta, 15 gol: perché Jovic è il piccolo Falcao

Il bomber dell’Eintracht Francoforte, avversario dell’Inter negli ottavi di Europa League, segna una rete ogni 97 minuti in Bundesliga. Conclude indifferentemente di destro e sinistro, va a segno quasi sempre con un tocco o due. E’ un centravanti di stampo antico, esaltato dalla presenza di Rebic e Haller.
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Un attaccante moderno, di stampo antico. Un centravanti classico, praticamente ambidestro, che segna con un tocco o due, dominatore dell'area ma molto poco dentro il gioco della squadra. Luka Jovic, vice-capocannoniere di Europa League, ha cambiato l'Eintracht Francoforte. L'Eintracht Francoforte di Kovac prima e di Hutter ora, avversario dell'Inter negli ottavi, ha cambiato Jovic.

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Un goleador nato

È arrivato come una scommessa nell'estate del 2017. Cresciuto a Batar, Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina, tifa da sempre Stella Rossa come il padre, che viaggia anche per centinaia di chilometri per portarlo agli allenamenti. Qualche notte, Luka dorme anche in macchina. Alla Stella Rossa arriva, e il suo talento non si può ignorare. “L'ho visto per la prima volta a 15 anni e ho capito subito che era diverso da tutti gli altri” ha detto l'anno scorso il direttore generale Zvezdan Terzic a ESPN. “Ha tutto: forza, qualità tecniche, tiro potente e creatività. Sa dov'è la porta, è un goleador nato”. Ci mettono poco a capirlo anche a Belgrado. Debutta in prima squadra il 28 maggio del 2014 e segna al primo colpo, nel 3-3 al Vojvodina. A 16 anni e 5 mesi, diventa il più giovane marcatore nella storia del club. Batte il record di Dejan Stankovic e quella data se la scriverà su tutti gli scarpini da allora in poi. Nasce quel giorno “il piccolo Falcao”. Ammira il colombiano, ma quel soprannome non gli piace, aumenta troppo le aspettative: se sei il “piccolo Falcao”, vogliono vederti segnare tre gol a partite. Jovic, che non è a suo agio davanti alle telecamere e concede pochissime interviste, è felice solo in campo.

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Haller, Jovic, Rebic: il trio delle meraviglie

A Francoforte ha trovato la guida giusta per mettersi alle spalle una scelta sbagliata, andare al Benfica troppo presto. Ha pianto tre giorni prima di partire, è entrato in un ambiente per cui non era ancora pronto, e in una squadra che non l'ha troppo aiutato ad inserirsi. Jovic, però, non si aiuta nemmeno: gioca per gran parte del tempo nella squadra B, e spreca l'occasione di debuttare in prima squadra facendosi scoprire fuori da un night club la notte prima della partita. Ma è soprattutto la sua esplosione che ha convinto la rivista tedesca Kicker a premiare come Uomo dell'anno 2018 il direttore sportivo dell'Eintracht Francoforte Fredi Bobic, unico dirigente nella lista dei premiati dal 1990 insieme a Franz Beckenbauer, in qualità di presidente del comitato organizzatore dei Mondiali 2006. L'Eintracht, quando viene premiato, ha da poco vinto la Coppa di Germania contro il Bayern Monaco, primo trofeo in trent'anni nella storia del club. È il passo d'addio di Kovac, che va proprio in Baviera, l'inizio di una grande storia.

Hutter intuisce che Haller e Jovic, due centravanti spesso alternati da Kovac, possono giocare insieme. Haller aumenta il tasso di qualità, Jovic in area lo trovi sempre, con loro si muove anche Rebic, assente contro l'Inter, che al sito della Bundesliga ha spiegato il semplice segreto del loro successo. “Siamo amici anche fuori dal campo, ci divertiamo quando giochiamo insieme, e tutti pensiamo prima alla squadra, poi a noi stessi”. I tre garantiscono occupazione coerente degli spazi senza evidenti sovrapposizioni di ruoli. I movimenti dei tre nel 3-0 ad Hannover, l'ultima partita che li ha visti tutti dall'inizio, raccontano bene le rispettive qualità di adattamento e lettura delle evoluzioni di gioco.

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I numeri di Jovic in Germania e in Europa

Jović ha giocato 1451 in Bundesliga, per 22 presenze complessive, 15 da titolare. Vice-capocannoniere del campionato, ha segnato 15 gol e distribuito cinque assist. In Europa League, ha realizzato sei reti in 428 minuti. In Europa, il serbo è l'unico giocatore dell'Eintracht Francoforte tra i primi venti per tiri di media a partita in stagione. Ne tenta tre, anche se solo uno nello specchio della porta.

Anche in campionato, è Jovic il più frequente tiratore dell'Eintracht: 52 le conclusioni in Bundesliga, 3.22 ogni 90 minuti, di cui 31 in porta (1.92 ogni 90 minuti), se si escludono i tiri bloccati dalle difese. Dunque, più di una conclusione ogni due centra lo specchio, un tasso di conversione superiore a quello della media degli attaccanti, come sottolinea un post sul sito Soccerment. Segna quasi un gol ogni tre tiri (29% di conversione), realizza una rete ogni 96.7 minuti. In Bundesliga, ha cercato la conclusione 26 volte di destro e 22 di sinistro. Compresi anche i tentativi bloccati, ha cercato la porta solo 7 volte su 62 da fuori area.

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In base al modello degli expected Goals (xG) dell'agenzia Opta, dovrebbe segnare 0,72 reti ogni novanta minuti. È il quinto dato più alto della Bundesliga dietro Robert Lewandowski (1), Alfred Finnbogason (0,91), Paco Alcacer (0,82) e Jean-Kevin Augustin (0.73). Di questi, solo Alcacer mostra un rendimento migliore, uno scarto più alto tra le reti effettivamente realizzate e quelle attese dal modello. Ma lo spagnolo del Borussia Dortmund è rimasto in campo per la metà dei minuti in campionato.

Ha segnato in acrobazia, di destro e sinistro. Dei suoi primi dieci gol quest'anno, solo uno ha richiesto più di due tocchi, l'ultimo della cinquina storica al Fortuna Dusseldorf, esattamente un girone fa. La maglia che Jovic indossava nel 7-1 è già nel museo dell'Eintracht. È diventato il più giovane a segnare cinque gol in una stessa partita in Bundesliga, e solo il terzo straniero a riuscirci. Per una curiosa coincidenza, il primo dei tre stranieri fu Atli Edvaldsson, che nel 1983 ne segnò cinque per il Dusseldorf contro l'Eintracht Francoforte.

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Un centravanti con il suo profilo offre un contributo molto alto, più alto dell'attaccante medio, in termini di efficienza realizzativa e tocchi all'interno dell'area avversaria, sottolinea Soccerment. Prevedibilmente, il suo impatto è minore in altri distretti del gioco. Distribuisce infatti solo 16.6 passaggi a partita, il 73,3% di quelli tentati: solo Rebic ne completa di meno in squadra. Completa, di media, 0.7 dribbling a partita sugli 1.2 che tenta, subisce 1.2 contrasti e vince il 48% dei tackle che prova, e non più del 40% dei duelli aerei.

Fornisce però 0.7 passaggi chiave, e il totale dei suoi assist rimane superiore alla quota attesa in base al modello Opta. Per questo, come scrive il sito Uefa, “può giocare come unica o con un altro attaccante in appoggio. È svelto nelle transizioni, forte fisicamente, raramente infortunato”. A uno come Jovic, ha detto il tecnico Hutter, “servono sei occasioni per segnare cinque gol”. Chi trova un attaccante così, trova un tesoro.

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