Coraggio, Sarri: cambiare si può. Qualcuno è cotto e Milik merita spazio
Le ultime sfide, col Sassuolo prima e col Chievo poi, hanno sottolineato l'attuale stato di salute del Napoli: gli azzurri, specie nei titolarissimi, sono in netto calo fisico. Una consapevolezza, questa, piuttosto evidente sul rettangolo verde che va a contestare e quasi cancellare tutti i test atletici operati in settimana a Castelvolturno che vedrebbero la banda Sarri in piena salute. Sul campo, non è così e lo si è visto.
In più, a questa scarsa brillantezza, che peraltro cozza con la ‘scelta’ dei campani di puntare tutto sul campionato e quindi sulla possibilità di potersi allenare per una intera settimana, si aggiunge una certa prevedibilità offensiva con i partenopei, privi del vitale movimento senza palla, ormai facilmente arginabili da quasi tutte le organizzate retroguardie d’Italia. E così, per mettere in piedi un rush finale all’altezza, dei sogni dei calciatori e delle speranze dei tifosi, ecco la strada da seguire per tenere in vita la Serie A e dare del filo da torcere alla Juventus capolista.
Maggiore turnover, gli azzurri sono spremuti
Con 31 gare di campionato e altre 12 sfide, fra preliminari e gironi di Champions League, sedicesimi di finale di Europa League e Coppa Italia, a referto il Napoli ha mantenuto quasi sempre la stessa ossatura, lo stesso undici provocando, di conseguenza, un calo atletico da parte di molti. Basti pensare al club degli over 3mila minuti accumulati con ben sei campani oltre questa soglia e tanti altri ben al di sotto di questi mastodontici minutaggi. Come per dire, ci sono i titolari e poi, in fondo al gruppo, quasi come un inutile orpello, le riserve.
E questo, quando si affrontano tre competizioni o quando si cerca di lottare contro una lunghissima, in termini di scelte in panchina, Juventus, non pare possibile, accettabile, di più: umano. Gli azzurri hanno fatto il massimo e, specie con gli infortuni di Milik e Ghoulam, hanno raggiunto un mezzo miracolo sportivo con sole 4 lunghezze dalla ‘Vecchia Signora’ e ben 17 punti di distacco dalla Roma terza.
Eppure, questo score, potrebbe non bastare. Questo percorso, piuttosto netto, fatto di 24 vittorie, 5 pareggi e 2 sole sconfitte potrebbe non essere sufficiente per portare il titolo a casa, specie, continuando a faticare come fatto nell’ultimo periodo. E allora perché non cambiare strategia? Sarri puoi, anzi devi. Lo devi a te stesso e ad un popolo, quello azzurro, ai tuoi piedi e adepti della religione sarrista, del tiki-taka, del possesso palla e della supremazia territoriale.
E quindi, acclarate le scarse possibilità di operare un discreto turnover sulle corsie laterali con Mario Rui e Hysaj, con Milic e Maggio alle loro spalle, costretti agli straordinari, a centrocampo ed in attacco qualcosa, nelle prossime settimane va fatta. Hamsik come pure Allan sembrano in difficoltà fisica? Spazio a Rog e Zielinski. Insigne, sembra meno efficace, in dribbling e sotto porta? Mertens a sinistra e Milik al centro.
Callejon difetta in copertura o in attacco? Zielinski alto a destra. Insomma, cercare di sfruttare al massimo la rosa a disposizione, in una bagarre finale in cui gli azzurri hanno tutto da perdere, sembra l’imperativo non solo per raggiungere il record ogni epoca di punti conquistati dai campani ma anche per spodestare la Juve dal trono d’Italia, dopo sei anni di incontrastato dominio.
Variazioni del tema tattico: tutto sul 4-2-3-1 e su Milik
Come detto, il Napoli, nelle ultime giornate, sta diventando vieppiù scontato, appunto, prevedibile con il giro palla, senza uomini in grado di mettersi sempre in visione, molto più lento e compassato. E a questi ritmi il tridente smart partenopeo non ha vita facile e così arrivano partite dure come quelle con l’Inter, col Chievo o col Sassuolo. Anche in questo caso cosa fare? Abbandonare l’ortodossia, il dogmatismo, il 4-3-3 ed abbracciare, nell’arte del compromesso, la realpolitik del football: Milik, oggi, è forse più importante di un Koulibaly o di un Mertens.
Con lui in campo, infatti, il peso dell’attacco è diverso, gli azzurri fanno ancora più paura, possono scavalcare il centrocampo e diventare un po’ più pragmatici a scapito dell’estetica, della bellezza ma a tutto vantaggio di punti, ora, che pesano come macigni. Il 4-2-3-1, specie contro compagini che si chiuderanno col Napoli, tipo il Crotone, l’Udinese, la Fiorentina o la Sampdoria, è la strada da perseguire tenendo sempre davanti, come ariete, finalizzatore e bomber principe, quel polacco in credito con la malasorte e affamato di calcio e gol.
Con queste armi, mastro Sarri, parafrasando Sun Tzu il Napoli diventi altro da se stesso e combatta fino all’ultimo per la vittoria: ‘La strategia è la via del paradosso. Così, chi è abile, si mostri maldestro; chi è utile, si mostri inutile. Chi è affabile, si mostri scostante; chi è scostante, si mostri affabile’.