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United, le parole di Evra: “Pogba non si sente amato a Manchester”

L’ex giocatore dello United e della Juventus, ha parlato del delicato momento che sta vivendo il connazionale: “Quando acquisti belle macchine e una grande casa, crei odio e gelosia nella gente. Pogba è l’esempio lampante di questo meccanismo. Il caso razzista con Suarez del 2011? Non l’ho mai odiato, ma in quel momento avrei voluto dargli un pugno”.
A cura di Alberto Pucci
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Non ci sono soltanto i casi Icardi, Lukaku e Neymar a movimentare il mercato. Tra i giocatori che stanno infatti facendo discutere tutti i tifosi, c'è anche e soprattutto il futuro di Paul Pogba. L'ex centrocampista della Juventus, reduce da una stagione impegnativa con il Manchester United, vorrebbe infatti cambiare di nuovo aria e magari raggiungere il connazionale Zinedine Zidane al Real Madrid.

A parlare del delicato momento che sta vivendo il giocatore campione del mondo, è così arrivato un altro francese: Patrice Era. L'ex difensore ha infatti commentato la turbolenta estate di Pogba in un'intervista concessa al Daily Mail: "Non so cosa preveda il futuro di Paul. So che si sentiva davvero amato alla Juventus e che non si sente invece amato a Manchester. Ci scordiamo sempre cos’è essere un calciatore".

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Il consiglio di Evra

"Quando gioca male, allora lo si può anche criticare, ma se gioca bene è necessario concentrarsi solo su quello e su nient'altro – ha aggiunto Evra – Invece, quando acquisti belle macchine e una grande casa, crei odio e gelosia nella gente. Pogba è l'esempio lampante di questo meccanismo. Per questo gli dico sempre di fare ciò che vuole ma, se dovesse rendersi conto che tutto questo finisce con l'influenzare il suo gioco, allora deve fermarsi, senza cercare di essere un guerriero che combatte contro tutti e tutto".

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L'episodio razzista con Luis Suarez

Nella lunga intervista concessa al famoso tabloid britannico, Patrice Evra è anche tornato a parlare di quel famoso episodio dell'ottobre 2011 e di quelle frasi razziste che Luis Suárez gli rivolse: "Ho ricevuto molte lettere di morte e per mesi ho chiesto un'auto di sicurezza davanti a casa mia per 24 ore al giorno – ha rivelato – Non è stato facile per la mia famiglia, ma sono cresciuto in strade difficili, quindi per me è stato come qualcosa di normale. Non so se Suarez sia un razzista. Non conosco la sua famiglia. Non conosco il suo passato. Ma quel giorno ci furono abusi razzisti. Volevo dargli un pugno in quel momento, ma per me odiare qualcuno è impossibile".

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