Tutela dei vivai: le norme UEFA ci sono ma l’Italia dei furbetti è dietro l’angolo
C'è chi ha analizzato le nuove normative europee che sono in vigore da due stagioni e che indica come le strade dorate da seguire alla lettera per uscire dal tunnel in cui si è incanalata la nazionale italiana: quella senza ritorno della mancata cura dei propri giovani calciatori. Eppure, anche se dal 2015 l'UEFA ha irrigidito le procedure e imposto alcuni fermi alle scelte – spesso scellerate – dei club pronti a far di tutto pur di vincere una competizione senza pensare al domani, il sistema fa ancora acqua da molte parti. Insomma: non si può venir salvati da un organismo del calcio che deve gestire i grandi sistemi mondiali, a pensare al proprio bene dev'essere l'Italia stessa, senza se e senza ma.
Le regole cambiano
Serie A secondo le normative Uefa
Le regole ci sono ma non aiutano a risolvere il problema. Per la prima volta, a partire dalla stagione 2015/2016, la Serie A ha adottato in toto il regolamento Uefa in materia di tesseramenti. Una scelta fatta per tutelare maggiormente i vivai, sulla carta, che ha in parte stravolto le rose dei nostri club. Ma che di fondo non ha cambiato nulla perché si sono trovati i classici rimedi per evitare la norma.
Giocatori con militanza italiana
La mediocrità della nostra nazionale ne è la più chiara delle conferme. Prima del 2015 le squadre di Serie A si sono limitate a consegnare prima dell’inizio del campionato una lista di 25 giocatori, 8 dei quali di formazione con una militanza di tre anni (ed entro i 21) in un club italiano. Da due stagioni, nella lista dei 25 sono inclusi 4 giocatori che hanno trascorso almeno un triennio nello stesso club in un età compresa tra i 16 e i 21 anni. E, oltre a questi, anche 4 giocatori con una militanza di tre anni (ed entro i 21) in una qualsiasi società nostrana.
Come si aggira la regola Uefa
Nessun vincolo per gli italiani
Fatta la regola, scoperto l'inganno: la norma Uefa non obbliga a schierare giocatori di nazionalità italiana, ma di formazione italiana. Un distinguo fondamentale perché è qualcosa di ben diverso e non necessariamente destinato ad aumentare l’utilizzo di calciatori nostrani. Le norme comunitarie, del resto, impediscono un trattamento di favore e quindi sono le stesse Federazioni a dover intervenire su se stesse.
Manca la volontà della Figc
In pratica, o la Figc vara una regolamento blindato, obbligando ai club di investire nei vivai, o decide di dedicare parte dei proventi nella formazione dei giovani, imponendo alle società di non solo inserirli in rosa ma farli giocare, oppure tutto sarà – ancora una volta – inutile.