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Spalletti, che succede? Perché questa Inter non è ancora una squadra

Ecco tutti i motivi per i quali, al momento, l’Inter non è una squadra compatta, unita e pronta alla lotta ai vertici della classifica: dalle incertezze dovute alla transizione tattica dall’anno scorso a quello attuale, ai tanti, forse troppi errori individuali, fino all’eredità del mercato e a una condizione ancora troppo precaria.
A cura di Salvatore Parente
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La pre-season ha un valore, il campionato tutt’altro. In questa semplice, e pure banale frase, tutto il momento di una Inter con un solo punto in due gare e tante icone/interrogativi ancora aperti. Anti-Juve? Squadra più forte dopo i campioni d’Italia? O, semplicemente, club rinnovato in cerca di una nuova, inedita, imprevedibile identità. Una identità, premesse estive a parte, ancora di là dal raggiungere la Pinetina con la banda Spalletti, al momento, tutto fuorché quella corazzata che doveva attentare al dominio, incontrastato, della ‘Vecchia Signora’.

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E così, con un match orribile col Sassuolo, una mezza gara col Torino ad alti ritmi di gioco, e pure una ripresa da incubo, come campione su cui fondare le prima analisi stagionali, ecco i motivi dei mancati risultati in avvio della compagine nerazzurra.

Tanti acquisti, l’amalgama è ancora lontana

In estate, tutti, addetti e lavori e non, avevano regalato voti altissimi alla campagna di rafforzamento dei nerazzurri che, pur mancando in extremis il colpo Modric, avevano condotto a ‘San Siro’, senza sborsare ingenti somme di danaro, talenti navigati come Asamoah, Nainggolan o De Vrij e giovani promesse pronte ad esplodere come Martinez, Politano o Keita. Il tutto, per ben otto innesti a referto e tutti con legittime ambizioni di titolarità.

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E così, con questo roster a disposizione e la voglia, matta, di buttare i migliori pezzi pregiati in campo, l’Inter, sia a Reggio Emilia che ieri in casa col Toro, ha messo in campo ben quattro degli otto acquisti estivi col risultato, specie col Sassuolo, di aver forzato troppo la mano su alcuni elementi, ora, non ancora abituati ai tatticismi, all’applicazione difensiva ed alla irruenza fisica del nostro massimo campionato. Basti pensare alle difficoltà di Martinez contro i neroverdi o alla scarsa verve contro la sua ex compagine di Politano. Insomma, tolti i De Vrij, sia pure non immune da colpe nel Ko di inizio stagione al ‘Mapei Stadium’, i Vrsaljko e gli Asamoah, già pronti alla bisogna e pure ad interpretare il nuovo spartito tattico, gli altri, hanno avuto più di una difficoltà a evidenziare tutto la loro qualità ed il loro potenziale.

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Incertezza tattica: difesa a tre o a quattro, De Vrij deve giocare

Il mercato, inoltre, ha anche prodotto una nuova versione dell’Inter che però, al momento, sta producendo una certa confusione in difesa ma anche negli altri reparti. De Vrij, deve giocare, a Miranda non si può sempre rinunciare e Skriniar è l'autentica colonna sulla quale fondare le future fortune nerazzurre. Soluzione dell’enigma? Difesa a tre e davanti ci si organizza abiurando un 4-2-3-1 da sempre, almeno da quando Spalletti è a Milano, bussola della formazione di scena al ‘Meazza’. E quindi, in attesa dell’esordio di Nainggolan in maglia nerazzurra, l’Inter ha vestito due sistemi di gioco differenti: 4-4-1-1 col Sassuolo e 3-4-3 col Toro ibridando meccanismi, attacco-difesa, non ancora chiarissimi con tutti i pro, ed i tanti contro, del caso. Come, ad esempio, la squadra lunga, il baricentro non sempre alto ed una retroguardia, spesso, vittima di qualche errore di posizione di troppo. Insomma, tatticamente, e con tanti innesti in squadra non poteva essere diversamente, c’è ancora un po’ di incertezza che mina le ottime potenzialità di squadra.

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Condizione non ancora al top, tanti titolari col freno a mano tirato

Uno degli aspetti che più sembrano aver inciso negativamente in questo avvio di stagione è stato di sicuro la condizione fisica apparsa, specie ieri col Toro, assolutamente precaria o, almeno, non al top. Ad un primo tempo di grande, grandissimo livello è corrisposto un secondo tempo in piena apnea con tanti, troppi elementi della squadra, specie quelli impegnati fino ad un mese e 10 giorni fa al mondiale, a soffrire i ritmi impressi nella prima frazione di gioco e a patire, poi, la maggiore gamba degli avversari.

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Un campanello d’allarme ma che, alla fine dei giochi, ci sta eccome nell’economia globale di una rosa ampia e, pure, composta da tanti calciatori dal grande valore.

Errori individuali, la sorte non gira a favore

Infine, a sabotare quanto di buono fatto nei primi 180’ di gioco dell’Inter ci hanno pensato gli stessi calciatori che, o per errori di valutazione, posizione, o stanchezza, hanno commesso delle incertezze sanguinose ai fini del risultato. Il riferimento è, ad esempio, al rigore provocato da Miranda in Sassuolo-Inter, alle ‘papere’ di Handanovic col Torino, alle tante, troppe occasioni da gol concesse dal pacchetto arretrato non solo in transizione negativa ma anche a difesa schierata ed ai tanti errori in zona gol di capitan Icardi. Insomma, dietro il peggior avvio di stagione della Beneamata ci sono tanti motivi a cui mister Spalletti dovrà, in poco tempo, rispondere, magari chissà, partendo proprio dall'ottimo primo tempo di ieri col Toro.

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