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Russia 2018, la prima volta di Panama tra nuovi e vecchi eroi

Il 10 ottobre del 2017 rimarrà per sempre nella storia del calcio panamense: la nazionale di calcio si è qualificata per la prima volta alla Coppa del Mondo e gli echi di quella notte sono ancora impressi nelle menti dei supporter americani. Non si tratta di una nazionale con una grande storia alle spalle ma sono diversi i calciatori che si sono messi in mostra fuori dai confini.
A cura di Vito Lamorte
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L'eco di quello che è successo la notte del 10 ottobre 2017 allo stadio Rommel Fernández continua a riverberarsi in ogni angolo di Panama. Mai prima d'ora un obiettivo così importante era stato centrato nel paese centroamericano. Nel secondo in cui la palla è finita in fondo alla rete la storia del calcio panamense è cambiata per sempre e il prossimo 18 giugno giocherà contro il Belgio la sua prima partita ad una fase finale della Coppa del Mondo di calcio. L’autore di quella rete, Roman Torres, il robusto difensore dei capelli lunghi che è diventato quella notte una specie di star del cinema, come ha ammesso lui stesso durante la conversazione con il giornalista della BBC Shammon Hafez: "Quel momento significa molto per me e la mia famiglia. È qualcosa di storico, qualcosa che sarà sempre nel mio cuore e nella mia anima, non dimenticherò mai quel giorno.

E ci sono molte ragioni per non farlo: la qualificazione della squadra nazionale di calcio alla fase finale di un campionato mondiale è il culmine di un lungo, curioso, sofferto ed eccitante processo che risale al secondo decennio del secolo scorso. Nel 1920, senza strutture o campi da gioco e un'organizzazione incipiente, Panama ha iniziato un processo completamente privo di sostegno popolare e con pochissimi investitori disposti a contribuire al suo sviluppo e solo nel 1938, in occasione dei IV Giochi Centroamericani e Caraibici, ha iniziato a competere con una squadra di calcio: dopo aver esordito con un risultato positivo (3-1 sul Venezuela) è stata sconfitta dal Costa Rica per 11-0 (la peggiore della sua storia).

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Non ci sono grandissime emozioni per Panama fino all’inizio del XXI secolo, quando il calcio nazionale riuscirà a proporre importanti segnali di progresso, una lega di discreto livello e una produzione di giocatori che riescono ad avere occhi internazionali addosso. La scarsa fortuna nelle qualificazioni ai Mondiali viene compensata con due secondi posti nella CONCACAF Gold Cup, ottenuti nel 2005 e nel 2013; e con la vittoria nella Coppa centroamericana, nel 2009. Poi è arrivata la notte del 10 ottobre e la gioia più grande per il calcio panamense.

I pionieri: Tapia, Fernández e Dely Valdés

Il percorso dell'attuale generazione panamense è frutto di un grande lavoro da parte dei pionieri, giocatori che non necessariamente sono riusciti a sbilanciare con la maglia della Marea Roja ma che si sono fatti conoscere oltre i confini del paese centroamericano. Se quelli di ora rimarranno nella storia per questo straordinario obiettivo, molti sono ancora fan di gente come Cascarita Tapia, Rommel Fernández e Julio César Dely Valdés. Se la storia mondiale di Panama è solo agli inizi non bisogna trascurare il ruolo di questi ragazzi per comprendere le fasi di evoluzione del calcio in quella zona di mondo.

Cascarita Tapia, il Pele dell’America Centrale

Nei periodi ancestrali del calcio panamense, trionfare nelle leghe dei paesi limitrofi in America centrale, proprietari di club più tradizionali e rappresentativi, era già più che sufficiente per costruire l'immagine di un idolo e così Luis Ernesto Tapia è rimasto eterno. Cascarita non ha avuto la possibilità di attraversare l'Atlantico per giocare in un club in Europa ma ha formato la sua reputazione nella stessa Concacaf. Dopo aver ereditato il soprannome da suo zio, Tapia, dopo aver alternato cacio e baseball, ha iniziato a giocare solo con i piedi e a voler imitare il suo idolo Pelé. Attaccante completo, molto bravo nei dribbling in velocità, abile con entrambi i piedi e in dote una grande quantità di reti: come leader del Politecnico ha vinto il titolo di capocannoniere e a solo 17 anni si è conquistato la prima opportunità di vestire la maglia della selezione panamense. Venne definito il “Pelé da América Central” dai giornali dopo le sue ottime stagioni con l’Alianza e le memorabili amichevoli contro il Santos del suo idolo: Tapia era molto richiesto ma il club salvadoregno non lo liberà prima degli anni '70, quando continuò a giocare ancora in Salvador prima di fare ritorno a Panama.

Con la nazionale ​ panamense l'attaccante ha messo a referto 77 partite, la maggior parte di esse erano amichevoli, con 27 reti: il Panama ha partecipato per la prima volta alle qualificazioni per i Mondiali del 1978 e fu proprio il veterano Cascarita, dall'età di 32 a realizzare il primo goal con il Costa Rica nella vittoria per 3-2 (l’unica di quel round pre-Coppa del Mondo). Tapia difese ancora i colori della selezione fino al 1979, quando la sua carriera era già al tramonto, e il più grande omaggio alla sua carriera è arrivato nel 2010, quando gli venne intitolato il centro di allenamento della Selección de fútbol de Panamá. All'età di 73 anni, Luis Ernesto Tapia vede il suo nome onorato dall'attuale generazione della Marea Rossa.

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Rommel Fernández, il primo panamense internazionale

Rommel Fernandez è stato il primo giocatore di Panama a diventare un importante campionato europeo. Il vecchio stadio della Revolucion, dove Panama ha battuta il Costa Rica, nella gara storica dello scorso ottobre, intitolato all'ex attaccante dal 1993, l'anno in cui l'idolo panamense è morto in un incidente automobilistico in Spagna. Fernández stava tornando da un pranzo con i compagni dell’Albacete quando ha perso il controllo della sua Toyota Celica ed è finito contro un albero. Rommel subì un trauma cranico e morì sulla strada per l'ospedale, lasciando migliaia di fan orfani nel suo paese natale che ora lo onorano ad ogni gara della nazionale. Principalmente di grande forza fisica, Rommel aveva il soprannome suggestivo di "Panzer" perché non era un giocatore tecnico ma giocava molto sul suo fisico per fare la differenza. Dopo aver militato in patria per l’Alianza Futbol Club si è trasferito in Europa al Tenerife, dove in quattro anni ha messo a referto 47 reti in 123 gare. In seguito vestì le maglie di Valencia e Albacete prima del tragico incidente del 1993.

"A Panama sono come Butragueño qui in Spagna. Il paese ha cinque canali televisivi per solo due milioni di persone. Dato che sono l'unico panamense in Europa, le partite di Tenerife sono trasmesse e le persone sono molto interessate alle mie gare ", erano queste le parole di Rommel in un’intervista a Don Balon, affermando il suo interesse ad investire nel suo paese quando sarebbe andato in pensione. Sfortunatamente, non è successo.

Dely Valdés, un panamense a Cagliari

Dopo alcune esperienze in patria a 20 anni è sbarcato a Buenos Aires, per provare con l’Argentinos Juniors ma non andò bene e per non tornare a Panama rimase nella capitale argentina, dove ha giocato con il Deportivo Paraguayo, nella quinta divisione. Julio Cesar Dely Valdes è stato molto fortunato perché metà del 1988, il presidente del Nacional de Montevideo, Don Roberto Recalt, ha letto la rivista ‘Solo Fútbol‘ e vedendo i suoi numeri andò a Buenos Aires per parlare con il panamense per portarlo via. Nel gennaio 1989, il ragazzo di 21 anni ha fatto il suo debutto per il gigante uruguaiano, poi campione continentale e mondiale, e a marzo era già soprannominato "Panagol".

Nell'agosto del 1993, Dely Valdés arrivò in Serie A: dopo essere era stato scoutato dall'Olympique Marsiglia finì in Sardegna e con Luis Olivera formò una coppia letale. Con la nuova maglia 9 si era guadagnato il soprannome di ‘Delyrio' ma al suo secondo anno in Sardegna, agli ordini di Oscar Tabarez, Dely Valdés fu meno efficace, segnando otto gol in 32 partite. La stagione successiva finì al Paris Saint-Germain, che stava cercando un attaccante dopo la cessione di George Weah al Milan: al Parc des Princes Dely Valdes ha trovato un ambiente favorevole e le soddisfazioni sarebbero arrivate grazie alla Coppa delle Coppe 1995/96. Dopo la parentesi francese Dely Valdés ha segnato proprio i suoi momenti più ispirati in Europa e proprio come Rommel Fernandez li ha trovati in Spagna con Real Oviedo e Malaga. In Andalusia ha fatto coppia con un ex giocatore del Cagliari, Darío Silva, e il tandem noto come la “Doble D” viene ancora ricordato.

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Con la maglia della nazionale ha partecipato alla Gold Cup del 2005, arrivando al secondo posto, e giocando le qualificazioni ai Mondiali dal 1990 al 2006 senza mai riuscire a partecipare ad una Coppa del Mondo: collezionò 22 reti in 32 incontri. In quel momento, Panama stava iniziando a far crescere la generazione di Jaime Penedo, Román Torres, Felipe Baloy, Gabriel Gómez, Blas Pérez, Luis Tejada e altri nomi del calcio locale che hanno già vinto il loro posto nella storia e, nonostante l’esclusone dalla Coppa del Mondo del 2014, sono riusciti a rialzarsi e trovare la rotta verso per la Russia. Julio César Dely Valdés ha dato il suo contributo a questa storia forgiando questi ragazzi come Ct del Panama e oggi, all'età di 50 anni, è l’allenatore della Juvenil A del Malaga. Non male.

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