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Profondo nerazzurro: l’Inter non c’è più

Doveva essere una ‘puntata zero’ e invece si è rivelata una partita che ha evidenziato lo stato psicofisico di una squadra in gravissima difficoltà. Siena-Inter, che nel recente passato nerazzurro significava “scudetto” oggi è la condanna interista ad una stagione che rischia di diventare fallimentare.
A cura di Alessio Pediglieri
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siena inter 3-1

Per analizzare la sconfitta di Siena dell'Inter alla 23a giornata di campionato, in prima analisi non può che esserci il mercato di riparazione, la sessione di gennaio che da molti viene criticata, da altri ritenuta superflua, per i restanti l'occasione giusta per rinforzarsi a metà cammino.
Fatto sta che per l'Inter questo gennaio 2013 è stato a dir poco deludente. Nel complesso delle trattative di calciomercato, la squadra di Andrea Stramaccioni – se possibile – si è addirittura indebolita. L'avevamo già detto e sottolineato: le partenze di Coutinho e Sneijder, insieme all'ultimo addio a poche ore dalla chiusura del mercato di Livaja non hanno trovato riscontro alla voce ‘entrate'.

Un gennaio imbarazzante – Dove si annovera il secondo portiere dietro Handanovic, tal Carrizo dalla Lazio, il 34enne Tommaso Rocchi in attacco (sempre dalla sponda laziale), gli esterni di centrocampo Kuzmanovic e Schelotto e il diciottenne pagato a peso d'oro Kovacic, regista-trequartista dalle ottime prospettive. Tirando le somme, si è persa qualità immediata e giocatori che avevano dimostrato di essere pronti e collaudati (caso Sneijder a parte per cui la cessione era divenuta obbligatoria) per inserire elementi che avranno necessità (e ieri a Siena si è visto) di due-tre settimane per ingranare al meglio negli schemi di Stramaccioni. Un lusso che oggi l'Inter non si può nè si doveva permettere, con un pizzico di lungimiranza dei propri dirigenti: il terzo posto è sì a 3 punti ma adesso il Milan di Balotelli ha raggiunto i nerazzurri fermi a quota 40 punti e si appresta al sorpasso a doppia velocità nelle prossime gare, in attesa di un derby di fine febbraio che non fa già dormire i tifosi interisti.
Per non parlare dei giocatori che sarebbero dovuti partire e che invece sono rimasti a libro paga di Moratti, come i vari deludenti Ricky ‘maravilla' Alvarez (forse lui e non Coutinho sarebbe dovuto essere ceduto anche ad un prezzo inferiore) e i difensori Jonathan e Silvestre incapaci di ricoprire il semplice ruolo di seconde linee non garantendo mai sicurezza ed affidabilità. Se poi si riflette sul reparto offensivo, la lucidità del mercato interista viene a mancare totalmente: arrivato Rocchi è partito Livaja. Un 34enne per un 18enne. E i commenti sarebbero sprecati se non si ricordassero le parole di Stramaccioni proprio nei confronti della giovane punta prelevata direttamente dalla Primavera e oggi parcheggiata (a metà cartellino) a Bergamo per l'affare Schelotto: "Mark ha già dimostrato di essere un giocatore pronto per la serie A" aveva detto il tecnico nerazzurro non più tardi di una settimana fa "non arriveranno altre punte in attacco. Per qualità e caratteristiche Livaja è il vice-Milito e il reparto è completo". Peccato che a un paio d'ore dalle 19 del 31 gennaio, proprio Livaja sia stato ceduto senza che arrivasse un nuovo attaccante.

Schelotto e Kuzmanovic già bocciati a Siena – Un cortocircuito che si è visto anche in campo con il ‘povero' Stramaccioni doversi adattare per necessità a gettare nella mischia i due neo arrivati Schelotto e Kuzmanovic entrambi palesemente bisognosi di allenamento e panchina.
La trasferta di Siena, in questo senso è stata impietosa. Il primo non si è per nulla visto in campo: avulso dalla manovra, lontano da una forma fisica accettabile, reduce dagli ultimi mesi con l'Atalanta in cui i tifosi lo accusavano di non volersi più allenare e preferire la bella vita. Il secondo, semplice controfigura venuta male del giocatore che quattro anni fa aveva stupito in positivo il pubblico di Firenze e venne venduto allo Stoccarda. Lento, impacciato, a tratti imbarazzante Kuzmanovic dovrà faticare parecchio per dimostrare di poter dare il proprio contributo alla causa nerazzurra. Una causa davvero compromessa. Se si guardano i risultati, l'ultima vittoria in campionato risale alla prima di ritorno in casa con il Pescara lo scorso 12 gennaio. Nelle ultime sette partite sono arrivati la miseria di sei punti inanellando sconfitte importanti con la Lazio all'Olimpico e a Udine. in trasferta, poi il ruolino di marcia è ancora più desolante: da quel maledetto 3 novembre (Juventus-Inter 1-3) sono arrivate cinque sconfitte ed un pareggio (Roma-Inter 1-1) lontano da San Siro.

Una stagione già compromessa – Che qualcosa non vada per il verso giusto è evidente. Così come è evidente che qualcosa doveva farsi in questo gennaio appena concluso. Soprattutto davanti ai rinforzi arrivati in casa Juventus, Fiorentina, Napoli e Milan. Delle prime della classe, l'Inter non ha mosso ciglio sconfessando anche il proprio progetto giovani con poche mosse, tutte sbagliate. Ora che la frittata è fatta si spera che il peggio non debba ancora venire: alle porte c'è la ripartenza in Europa League con la doppia sfida non impossibile con il Cluj. Passare il turno è il minimo sindacale richiesto non solo dai tifosi ma anche dalle casse della società. Poi c'è l'obiettivo finale di Coppa Italia, compromesso dall'ennesima sconfitta esterna a Roma per 2-1: raggiungere la Lazio per la finale di maggio potrebbe essere una scossa positiva per un ambiente sull'orlo dell'esaurimento. Infine, il campionato: la Champions League – dalla porta principale o dai preliminari – è un traguardo che deve essere raggiunto a tutti i costi. Una seconda consecutiva stagione in Europa League vorrebbe dire per Moratti importanti mancati introiti che non si può permettere. In estate si assisterà all'ultima epurazione dei reduci del Triplete con un ulteriore abbattimento del costo del lavoro inquadrato in una politica degli ingaggi che deve far rientrare l'Inter nei parametri finanziari del Fair Play di Platini ma senza i milioni della Champions tutto si complicherebbe. Con la paura di fallire contemporaneamente, dopo quello invernale, anche il mercato estivo.

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