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Perché la Serie A è ancora il campionato più difficile d’Europa

In Italia si segnano meno gol in contropiede che negli altri principali campionati europei. Il Napoli è la squadra che tenta più conclusioni nei cinque maggiori tornei. Si cerca un calcio più offensivo, ma in difesa si concedono più conclusioni: nessuna squadra ne subisce meno di 10 a partita in Serie A. Ma l’equilibrio nelle due fasi conta più che in Inghilterra o in Spagna.
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In Italia non si gioca all'italiana. L'analisi delle statistiche di rendimento nei cinque principali campionati europei conferma come il tipo di gioco praticato, pur con le ineliminabili specificità dei singoli Paesi, sia sempre più simile. Un primo dato può spiegare bene come la Serie A si sia allontanata dal modello del calcio tutto difesa e contropiede che per decenni ha caratterizzato l'Italia nel mondo. E la vittoria della Juve sull'Atletico Madrid diventa anche l'affermazione del nuovo modello sul "cholismo", un catenaccio temperato che si è scoperto in una sera improvvisamente fuori dal tempo.

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Dimenticato il contropiede

Rispetto alla Premier League, alla Bundesliga, alla Liga e alla Ligue 1, infatti, il campionato italiano in questa stagione ha il tasso più basso di gol in contropiede (4,8%) e il più elevato di reti segnate su azione, in campo aperto (63,9%). I più efficaci nelle ripartenze restano i tedeschi (8% di marcature in contropiede in Bundesliga). È anche un effetto dell'onda lunga di quella scuola iniziata con Ralf Rangnick che ha segnato gli ultimi anni in Germania con tecnici come Jurgen Klopp, che proprio con la velocità in contropiede costrinse Guardiola a rimodellare il suo Bayern Monaco all'arrivo in Bundesliga.

Come si gioca in Serie A

In media, in Italia ogni squadra completa 396,45 passaggi corti a partita, la seconda più alta del Big 5 dietro la Premier League (400,35). Solo il Napoli in questa stagione supera i 500 (547), e in questo si nota una differenza chiara rispetto al resto d'Europa. È vero che non si arriva agli estremi del Manchester City di Guardiola, primatista assoluto con 662 passaggi corti a partita, o del Chelsea del contestatissimo Sarri (644), due delle sole quattro squadre con una media superiore ai 600 insieme al Barcellona e al Bayern Monaco. Ma la ricerca del possesso unisce tutte le squadre: la differenza tra la media passaggi più alta e quella più bassa, i 266 del Parma, è di 281, la più bassa di tutti i cinque campionati.

  • In Italia si continua a crossare molto, 19.95 di media a partita: spiccano i 29 dell'Inter, che con un centravanti come Icardi ha evidentemente maggiormente bisogno di ricorrere a questo schema per arrivare al tiro. Si tira anche tanto in Serie A, 13.815 conclusioni di media ogni 90 minuti, seconda solo alla Bundesliga.
  • Nessuna squadra tenta complessivamente più conclusioni del Napoli nei campionati del Big 5 (18). Gli azzurri precedono il Bayern Monaco (17.8), l'Hoffenheim (17.7) Manchester City (17.5), il Lione (17.4), la Juventus (17).
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Vale più l'attacco o la difesa?

Dal punto di vista della protezione difensiva, la Serie A è meno efficace degli altri campionati. È l'unico, infatti, senza nemmeno una squadra capace di rimanere sotto i dieci tiri totali concessi a partita. Il Napoli, infatti, ne consente 10.8, appena meno della Juventus (11.1). In Bundesliga le avversarie del Bayern Monaco tirano solo 7.8 volte di media, chi gioca contro il Lipsia 9.2, chi affronta il Borussia Dortmund 9.9. In Premier League è un'impresa creare pericoli al Manchester City che alle avversarie consente solo 6.2 conclusioni di media; il Liverpool di Klopp ne permette 7.9, il Chelsea 9.2. In Spegna, a sorpresa, l'unica che riesca a stare sotto quota 10 è l'Eibar (8.5), in Ligue 1 Lille (9.6) e Paris Saint-Germain (9.9), a conferma di una migliorabile gestione difensiva dei parigini.

  • Cosa ci dicono questi dati? Da un lato, raccontano come un efficace gestione del possesso nella metà campo avversaria consente anche di ridurre i rischi dietro. Dicono che nel calcio moderno tirare più degli altri non è sempre sinonimo di successi. Una verità che quest'anno emerge chiaramente nella Liga in cui le 20 squadre hanno segnato complessivamente 64 reti in meno di quante ne preveda il modello degli expected goals (xG) che l'agenzia Opta ha sviluppato tenendo in considerazione una serie di fattori come il tipo di conclusione o la posizione da cui viene tentata. Dicono anche che non necessariamente la sola efficacia nella protezione della propria porta sia di per sé un viatico per la vittoria.
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Il valore dell'equilibrio

L'imprevedibilità di un campionato come la Premier League o la Liga di quest'anno, anche per effetto della crisi del Real Madrid, si vede da quanto le posizioni in classifica finiscano per differire da quelle che le squadre occupano nella graduatoria per tiri effettuati e concessi. In questi campionati, così come in Ligue 1, si evidenzia anche un certo disordine tattico, un maggiore affidamento all'individualità: nemmeno gli indicatori di efficacia nel portare il pressing (PPDA) o la resistenza alla pressione nell'uscita bassa del pallone (OPPDA) corrispondono poi alle posizioni in classifica.

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Diverso il caso della Bundesliga, dove la qualità della fase difensiva e della resilienza nella propria metà campo si rivela un fattore determinante per il successo. È infatti il campionato in cui la graduatoria per minor numero di tiri subìti e per OPPDA, ovvero i passaggi riusciti sotto pressione nella propria metà campo, meno si discostano dalla classifica.

  • Anche il fattore campo, in Serie A, è meno rilevante. Quest'anno, infatti, si è registrato il 32% di vittorie in trasferta, il dato più alto nei cinque campionati principali d'Europa: si arriva al 31,8% in Premier, al 30,8% in Bundesliga, al 28,9% in Liga, al 28,1% in Ligue 1. Le differenze in termini di valori e di equilibrio competitivo, oltre alle controindicazioni nella ricerca di un gioco più offensivo, si traducono nel 15,8% di vittorie con tre o più gol di scarto: solo in Bundesliga, una ogni quattro partite, se ne contano di più quest'anno.
  • I numeri raccontano un'altra verità. La Serie A non sarà il campionato più bello del mondo, ma rimane il più difficile. Perché le differenze tra graduatorie di rendimento e classifica, tanto per gli aspetti difensivi quanto per efficienza offensiva, rimangono contenute. Difendere bene conta un po' di più che attaccare bene, ma non c'è una componente che prevalga chiaramente. Si vince con l'equilibrio e la completezza nelle due fasi. Un obiettivo che si sta rivelando sempre più difficile per chi si trova a contrastare il dominio di lungo periodo della Juventus.
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