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Non è vero che il Napoli fuori dalle Coppe è più forte: media punti da ‘zeru tituli’

Dalle fasi iniziali dell’annata al turnover europeo per privilegiare il campionato fino all’eliminazione dall’Europa League col Lipsia: ecco la media punti azzurra, periodo per periodo, di questa annata con tanti complimenti per il bel gioco ma con la bacheca senza trofei.
A cura di Salvatore Parente
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Qualcuno sceglie di non scegliere, e giocarsela. Qualcun altro sceglie di scegliere e di concentrarsi su di un solo obiettivo stagionale. Ammissione di colpa o inadeguatezza a concorrere su più fronti non importa: si sceglie, e addio Champions, Europa League o Coppa Italia, tutto sul campionato. È questa, in sostanza, la storia dell'annata napoletana con, dal mercato di gennaio in poi, un bivio, una netta direzione da prendere: essere o non essere competitivi per la Serie A.

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Col dilemma shakespeariano risolto come detto: per spuntarla su una Juve con tantissime frecce al proprio arco, meglio abbandonare sogni di gloria continentali ed alimentarne altri, nazionali. Ma alla fine dei giochi, con sei giornate ancora da disputare, 6 punti di distacco fra le due compagini ed un big match ancora da giocare, al Napoli, per usare una espressione decrescenziana, è convenuto fare questa scelta? ‘Ma chi ve lo ha fatto fare?’.

Altro che riposo fisico, Napoli peggio ora per media punti

La logica alla base di questa scelta suggeriva la possibilità, con una sola gara a settimana, di poter convogliare tutte le energie su questo campionato che, almeno per una buona porzione dello stesso, era stato dominato, per risultati e gioco, proprio dal Napoli. E invece, a conti fatti, numeri alla mano, questo presunto tonificante riposo non ha garantito dividendi agli azzurri, anzi.

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I mesi iniziali, la Champions non pesa

Andando a paragonare i periodi nei quali la compagine di Sarri è impegnata su più fronti, infatti, notiamo come le cose, per vittorie, gol fatti e medie punti si sono evolute in maniera totalmente diverse. Analizzando l’alba della stagione fino allo scorso dicembre, quando gli azzurri, perdendo col Feyenoord salutano anzitempo la Champions League, difatti, i campani si trovano al secondo posto, sia pure reduci dal sanguinoso Ko interno con la Juventus, con 38 punti in 15 giornate, 35 gol fatti, 10 subiti, un gioco stellare ed una media punti, fra le più alte d’Europa, di 2.53 punti per match. Insomma, in avvio di annata, complice anche un motore, quello fisico della rosa di Sarri, ancora in piena salute, le due competizioni, con la Coppa Italia che subentrerà più avanti, non pesa affatto sull’economia globale del campionato azzurro.

 
 

Da dicembre in poi è un Napoli inarrestabile

Da quella data in poi, gli azzurri aumentano i giri e, se possibile, innestano marce  ancora più alte. Complice l’assenza di impegni ravvicinati come quelli della Champions e con la Coppa Italia e l’Europa League, rispettivamente, a fine dicembre ed a febbraio inoltrato, Mertens e compagni mettono insieme un filotto di gare, ben dieci, senza conoscere sconfitta con 28 punti conquistati, nove vittorie ed un solo pari, in casa con la Fiorentina, in questo breve lasso di tempo. Ed è forse questo l’arco temporale che complica le cose ed induce la società, con una campagna di rafforzamento esigua, anzi, inesistente, ad abiurare sogni europei e concentrarsi, con un patto tricolore ancorché d’acciaio, sul campionato. La media punti è stratosferica: 2.80 punti per sfida disputata.

L’ultimo periodo, senza coppe? L’acido lattico si fa sentire

Il 22 febbraio 2018 il Napoli, per forza di cose, dà una netta svolta alla sua stagione. Sul campo del Lipsia, peraltro dominato in lungo ed in largo con un 2-0, che però non ribalta il 3-1 casalingo della settimana prima, i partenopei abbandonano (a malincuore?) l’Europa per concentrarsi sulla Serie A. Il tutto, con una appena avvenuta eliminazione dalla Coppa Italia per mano dell’Atalanta e la prospettiva di armeggiare contro una Juve, in quel momento storico, ancora alle prese con la Champions League.

Eppure, questa sorta di speculazione non riesce, gli azzurri, spremuti fino all’osso, specie nell’undici titolare con sei titolarissimi oltre i 3mila minuti di gioco, si mostrano, Cagliari a parte, già in crisi. Il consueto spettacolare gioco dei campani è altalenante, si palesa a sprazzi e, quando le gambe non reggono, si inabissa rivelando tutte le lacune di una formazione perfetta, solo con una condizione fisica al top. E così, arriva, nel momento, almeno in origine, propizio, la bufera: 12 punti in sette giornate, una media punti di 1.71, solo tre vittorie, una media reti di 1.1 gol per match e, per finire, l’allungo, forse decisivo, della Juventus. Insomma, se vincere aiuta a vincere e se le energie fisiche e mentali si autoalimentano con i successi, anche europei, la scelta, di cui sopra, azzurra, cifre alla mano, è stata assolutamente sbagliata.

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