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Napoli, quanto ha pesato l’assenza di Milik? Cosa sarebbe successo col polacco in campo

Dalla media punti ai sistemi di gioco, dal modo di intendere il football con lui in campo al turnover che avrebbe garantito respiro e alternative al tridentazo napoletano, ecco il virtuale impatto che Milik avrebbe avuto se l’infortunio non lo avesse frenato.
A cura di Salvatore Parente
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Nel turno infrasettimanale il Napoli è riuscito a riaprire un campionato che, appena tre giorni prima, sembrava irrimediabilmente chiuso, blindato, sigillato. Il Crotone, infatti, grazie ad una ruleta, ad una rovesciata di Simy compie il miracolo bloccando sull’1-1 i bianconeri con gli azzurri, spinti dall’urlo del ‘San Paolo’ che aveva appena appreso la notizia del pari allo ‘Scida’, bravi a riaversi dal duplice svantaggio e dominare la fiera Udinese di Oddo, sia pure reduce da nove Ko di fila.

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Insomma, una serata, sponda campana, positivissima con due elementi a campeggiare sugli altri: i due punti guadagnati, naturalmente, e la rete, la seconda dal suo effettivo rientro nei ranghi partenopei, dell’alfiere Milik. Due elementi che vanno a braccetto e che aprono oscuri interrogativi: cosa sarebbe stato del Napoli se il polacco non si fosse infortunato con la Spal a fine settembre e quale, inoltre, sarebbe stato il distacco dalla Juve capolista? Interrogativi a cui, almeno parzialmente, proviamo a dare una risposta.

Media punti, Napoli meglio senza il polacco

Prima di analizzare i sistemi di gioco, il modo stesso di intendere il football col polacco in campo o di andare ad esaminare i moduli che avrebbe impiegato Sarri col #99 sul rettangolo verde ci affidiamo, come sempre, ai numeri, freddi, ‘insensibili, in definitiva: eloquenti. E così, riferendoci solo all’impatto di Milik in campionato, scopriamo che il momento migliore per gli azzurri in questa stagione è coinciso proprio con l’infortunio dell’attaccante ex Ajax col Napoli, trascinato dal tridente smart composto da Mertens, Callejon e Insigne, a mettere insieme, fra la settima e la 26esima giornata, una marea di punti ed una sola sconfitta, quella del ‘San Paolo’ con la Juve.

Con lui in campo: media da 2.3 punti per partita

Ma andiamo con ordine. L’avvio e la coda di quest’annata hanno visto Milik far parte, abile e arruolabile, di questa formazione che, pur con tanti pregi e qualche difetto, sta provando a contestare un titolo, per blasone, lunghezza della panchina, fatturato e qualità tecniche, quasi appartenente di diritto, alla Juve. Eppure, l’apporto del polacco, in termini di media punti, è minore rispetto al periodo nel quale il ragazzo stava cercando di superare il nuovo infortunio al ginocchio, stavolta, a quello destro.

 

Nelle 13 gare stagionali con lui a disposizione, infatti, i campani hanno messo insieme due segmenti di partite: il primo, composto da sei sfide, con un bottino pieno (18 punti) per la banda Sarri e 22 gol segnati; il secondo, invece, di sette gare, 13 punti, 9 reti a referto ed una media di 1.85 punti. Per una somma, che è sempre quella che fa il totale stando a quanto affermava Totò, di 30 punti in 13 gare per una media da 2.3 lunghezze per match. Una media con una proiezione, su 38 gare totali, di ben 87 punti. Gli stessi dello scorso anno, sei in più rispetto allo score attuale e pure pochi, anzi, pochissimi in ottica scudetto.

Senza di lui: media a 2.5, proiezione a 95 punti

Senza di lui, invece, il Napoli, complice anche, se non soprattutto, una condizione fisica al 110% ha spiccato il volo riuscendo ad ottenere, in 20 partite di Serie A, 16 vittorie, 3 pareggi, 1 sconfitta con 38 reti fatte (1.9 gol a partita) e 10 subite. Il tutto, per 51 punti totali, con una media di 2.5 lunghezze per gara ed una proiezione, sempre sulle 38 sfide stagionali, di 95 punti. Una quota, siderale. Una quota da titolo. Una quota, senza di lui, celestiale.

la stagione di Milik (Transfermarkt.it)
la stagione di Milik (Transfermarkt.it)

Sistema di gioco differente e non solo

Ma se i numeri osservati sminuiscono l’importanza del polacco negli equilibri complessivi della compagine azzurra, sia pure con mille variabili che lo scagionano da responsabilità individuali sul rendimento globale di una squadra intera, le sue caratteristiche tecniche sono mancate, e pure tanto, al Napoli.

L’assenza obbligata del suo atletismo, della sua forza fisica, del suo colpo di testa e della sua capacità di giocare da prima punta, da pivot, da riferimento centrale dell’attacco partenopeo, infatti, ha costretto i campani a sistemarsi tatticamente sempre col 4-3-3, intessere un tipo di calcio dispendioso e alle sue punte straordinari da oltre 3mila minuti di gioco in stagione (Insigne 3.430’, Mertens 3.531’, Callejon 3.738’).

il 4-2-3-1, una delle possibili varianti del Napoli con Milik in campo
il 4-2-3-1, una delle possibili varianti del Napoli con Milik in campo

Una condotta che ha gravato sulla freschezza dei titolarissimi, che stanno faticando nelle ultime gare, ma che ha anche comportato il rischio di inceppare un meccanismo, quello del possesso palla, del tiki-taka e della supremazia territoriale, divenuto lento, blando e vieppiù prevedibile. Insomma, il Napoli, senza il panzer di Tychy, non è riuscito a variare il suo modo di sviluppare il gioco né a concedere un dignitoso riposo ai suoi attaccanti chiamati ad andare oltre ogni più (non) rosea aspettativa sul piano dell’impiego col rischio, tutt'altro che remoto, di perdere irrimediabilmente di vista la Juve. Una Juve che, ora, ha un problema in più chiamato, appunto, Milik.

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