33 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Moratti vara la rifondazione dell’Inter: resta chi lo merita. E Branca vacilla

La parabola discendente nerazzurra sembra aver toccato terra. Ora è il momento per ripartire con le idee più chiare: da Stramaccioni e dai giovani, che ci sono o che arriveranno. Molti attuali giocatori chiuderanno il loro rapporto con l’Inter ma non solo: le parole del presidente fanno presagire che anche a livello tecnico e dirigenziale qualcuno non sarà più del gruppo.
A cura di Alessio Pediglieri
33 CONDIVISIONI
Moratti in trionfo

Dalla vittoria della Champions League del giugno 2010 ai preliminari di Europa League ad agosto 2012 si racchiude la parabola discendente dell'Inter del ‘triplete‘ ridimensionata nei risultati sportivi e nei progetti futuri. Un'epopea che ha stentato a ripartire da due anni a questa parte incappando in scelte poi rivelatesi sbagliate e con strategie che hanno lasciato più di un dubbio sulle capacità manageriali dell'entourage interista attorno al Presidente Moratti.
Dall'"ombra ingombrante" di Mourinho sui suoi successori, a campagne acquisti che hanno rasentato il ‘non sense' quasi assoluto: dopo aver vinto tutto ciò che c'era da vincere, l'Inter si è risvegliata in difficoltà e con il "rumore dei nemici" sempre più assordante attorno ai nerazzurri prima accerchiati dal ritorno del Milan campione d'Italia nel 2011, poi dalla ‘storica' rivale bianconera, la Juventus che ha vestito il tricolore pochi giorni fa, infilando il coltello in una ferita ancora aperta dal nome "Calciopoli" sventolando al cielo il 30° scudetto e la terza stella in sfregio alle sentenze della giustizia sportiva del 2006.

Gli errori in panchina – Massimo Moratti è pronto però a dare un taglio definitivo. Il patron nerazzurro ha forse perso troppo tempo nel progettare la ricostruzione di un nuovo gruppo e di un nuovo progetto. Anch'egli ‘schiavo' del carisma mourinhano, il presidente ha avuto chiare colpe nella girandola di allenatori che si sono alternati dopo lo Special One. Da Rafa Benitez, mai amato, mal sopportato e infine, allontanato malgrado la vittoria nel Mondiale per Club, all'arrivo di Leonardo, ex uomo-Milan, adattato al ruolo di allenatore dopo una importante carriera da dirigente in quel di Milanello. Con il brasiliano è arrivata l'ultima Coppa Italia (2011) ma non ci sono mai stati equilibri duraturi, tanto che l'improvviso addio di Leonardo verso i soldi di Parigi e degli sceicchi nell'estate 2011 fu dimostrazione massima di un club senza progetti a lunga scadenza.
Anche in quest'ultima stagione – forse soprattutto in questa ultima stagione – la ‘mano' del presidente si è fatta ancora sentire sulle scelte della panchina, in modo determinante più nelle decisioni che hanno stabilito le varie rotture dei rapporti con i tecnici più che sulle indicazioni iniziali.
Se è vero che infatti il buon ‘Gasp', Gianpiero Gasperini, si dice nell'ambiente nerazzurro, fosse stato ‘indicato' a Moratti, fu proprio Moratti stesso a confezionare il divorzio con l'ex tecnico del Genoa. Per dar spazio a Claudio Ranieri, una scelta più concordata all'interno della dirigenza nerazzurra ma anche in questo caso senza il giusto ‘feeling' del presidente che ha sempre rispettato il 60enne tecnico testaccino, appoggiandone il lavoro, la professionalità e l'esperienza ma non si è mai spinto più in là del semplice elogio dell' "aggiustatore". Un po' pochino, tanto che alla seconda tormenta stagionale,  anche Ranieri è sembrato inadeguato alla situazione con Moratti che – in questo caso sì – ha preso personalmente la decisione di eleggere in prima squadra (e riconfermarlo) l'ex tecnico della Primavera Andrea Stramaccioni.

rifondazione inter stramaccioni

Gli attributi di Stramaccioni – Proprio con Stramaccioni sembrano essersi create le fondamenta per la definitiva ricostruzione: la vittoria del derby per 4-2 sul Milan ma anche il lavoro dimostrato in Primavera e nel mese e mezzo di serie A (debutto assoluto per il 36enne allenatore romano) con il raggiungimento finale del sesto posto, ma soprattutto il feeling evidente che si è instaurato tra allenatore e giocatori hanno riportato in nerazzurro una ventata di novità ed entusiasmo che da troppo tempo non si respirava.
Certo, adesso arriva il difficile anche per Stramaccioni: ha dimostrato intelligenza affidandosi al gruppo storico nel momento del bisogno, affidando le chiavi della squadra e dello spogliatoio ai vari Zanetti, Cambiasso, Cordoba, Stankovic e Milito. Ma adesso dovrà dimostrare anche acume nel mercato e nella preparazione di una squadra votata a risalire subito la china.
Non sarà facile optare per alcuni cambi ‘delicati' come le eventuali cessioni di Sneijder e Maicon o l'accantonamento dello stremato Stankovic o del deludente Lucio. Tutti giocatori che hanno vinto tutto e con i quali non è facile chiudere i rapporti, ma il cui addio dovrebbe significare l'inizio di una nuova era.

rifondazione inter gruppo

Chi merita, resta…. – Massimo Moratti è stato sibillino ma non troppo. Le idee chiare ce le ha da tempo – confessa Stramaccioni che aveva già scommesso (vincendo) in tempi non sospetti sulla propria riconferma. Le ultime dichiarazioni lasciano intendere che da qui alla fine di giugno ci saranno grandi cambiamenti."

"Non è che oggi si farà tutto, c'è un periodo per capire le opportunità che ci sono e che cosa dobbiamo fare.
Abbiamo giocato molto bene, un primo tempo bellissimo, poi i soliti 2 o 3 minuti in cui abbiamo preso due gol che sembra strano prendere per la nostra esperienza. E' cambiata la partita, abbiamo avuto altre occasioni ma dovevamo chiudere prima.
Cosa non è andato in  particolare quest'anno? Più di una cosa, nelle scelte.
Che poi le scelte vanno male perché chi è stato scelto va male. Abbiamo avuto più di una situazione negativa, tutto fa esperienza. Partiremo dalle conferme di chi merita di restare".

Marco Branca inter

…e Marco Branca vacilla – Eccola la parolina chiave: "scelta". Sotto la lente d'ingrandimento, dunque, non ci saranno i giocatori (o meglio, non solo loro) bensì i collaboratori stessi di Moratti.
Ultimamente è un po' una moda diffusa dar carta bianca al tecnico ridando dignità ad un ruolo che fin troppo è ‘utilizzato' dai presidenti come facili capri espiatori: alla Juventus la volontà di Antonio Conte è stata quasi assoluta sia sula linea tecnica che su quella tattica; al Milan, l'operato di Allegri è stato salvaguardato licenziando in toto il reparto medico attorno a MilanLab, reo dei molteplici troppi infortuni; a Roma solamente la testardaggine di Luis Enrique ha portato Baldini &co a interrompere un rapporto con la società giallorossa che aveva difeso ad oltranza il tecnico catalano malgrado risultati deludenti e contestazioni della tifoseria.
Anche all'Inter, l'unico tranquillo al momento sembra proprio Stramaccioni, l'uomo voluto da Moratti sul quale si proverà a ripartire dal basso, dai preliminari di Europa League che impegneranno l'Inter già il prossimo 2 agosto in una stagione che si preannuncia lunghissima. Per l'allenatore romano, a digiuno da esperienze internazionali, potrebbe essere il giusto banco di prova per poter maturare ulteriormente, in un apprendistato sul campo che collima anche con un risparmio economico non indifferente (Stramaccioni guadagnerà, per intenderci, un quinto di quanto prendeva Mourinho).
Sono altri a doversi preoccupare e le parole di Moratti fanno presumere che ci saranno novità attorno all'aera tecnica con Marco Branca nel mirino. Proprio lui, un paio di mesi fa era stato al centro della polemica con Gabriele Oriali, ex dirigente nerazzurro che fu allontanato su consiglio di Branca stesso, accusato di essere il principale responsabile del declino nerazzurro per scelte sbagliate sia sul mercato sia nell'intera area di competenza. Lo stesso Oriali che proprio in queste ore ha rifiutato un'offerta da parte della Fiorentina, per rimanere a ‘disposizione'…
Moratti a suo tempo non intervenne direttamente se non per sedare una polemica più dannosa che costruttiva, ma il suo ‘debole' per Oriali (la spalla perfetta di Mancini e Mourinho nei giorni della vittoria) è più che nota, come il rispetto avuto anche per il lavoro di Branca, votato sempre alla causa nerazzurra. Eppure la stagione nerazzurra è stata macchiata da errori che non possono rimanere taciuti e privi di conseguenza. Il più clamoroso – che fece fare una ‘figuraccia' al club a livello  internazionale – fu l'inserimento di Diego Forlan nella lista Champions quando l'uruguagio non avrebbe dovuto esserci per aver giocato in Europa con la maglia dell'Atletico. L'Uefa escluse il giocatore, l'Inter perse un attaccante nella prima parte del cammino europeo. Tutti sorrisero davanti al macroscopico errore.
Non solo, Branca – insieme ad Ausilio, rispettivamente direttore tecnico e direttore sportivo nerazzurro – sono stati gli artefici di campagne acquisti rivelatesi imbarazzanti: Mauro Zarate acquistato con diritto di riscatto dalla Lazio; Luc Castaignos, fenomeno in Olanda ma inesistente a Milano; l'acquisto del 33nne Forlan (20 presenze e 2 gol stagionali) al posto di Eto'o; il difensore brasiliano Jonathan,  il ‘nuovo Maicon' finito a svernare in panchina a Parma; e poi ancora, l'arrivo a gennaio di Palombo dalla Sampdoria (3 presenze, 0 gol) per colmare il vuoto creatosi dalla partenza parigina di un deluso Thiago Motta,  il prestito di Philippe Coutinho all'Espanol (dove è esploso in tutta la sua bravura), la cessione di Biabiany e Mariga al Parma (con quest'ultimo oggi fortemente richiamato in casa nerazzurra). Tutti ‘colpi' di un mercato che ha stentato a trovare un senso.

rifondazione inter lavezzi

Presente e futuro, unica parola: gioventù – Adesso le idee sembrano più chiare: la ‘linea giovane' con Stramaccioni in panca sembra essere la strada se non vincente, almeno giusta. Non a caso resteranno in nerazzurro parecchi giovani, come Joel Obi ritirato dal mercato, Andrea Poli in attesa di una sua stagione senza infortuni, Freddie Guarin (pronti i milioni per riscattarlo dal Porto), Ricardo ‘maravilla' Alvarez, Davide Faraoni (talentino oramai fisso in prima squadra) e Andrea Ranocchia voluto fortemente da Antonio Conte ma per il quale l'Inter ha già risposto con un secco no. E non a caso, a rischiare sono nomi ‘più pesanti', partendo da Maicon per arrivare a Snejider, passando da Stankovic, Pazzini, Lucio, Forlan: tutti campioni con un curriculum invidiabile ma che hanno già dato tutto e di più non sembrano poter dare.
Non a caso, anche i nomi in entrata che si vociferano attorno all'Inter sono soprattutto di giovani giocatori: il ritorno (a suon di milioni) di Mattia Destro, classe '91, 12 gol stagionali e solo nel giugno 2011 ancora di proprietà nerazzurra (e ritornano le scelte di Marco Branca…); l'interesse fortissimo per il diciannovenne Lucas, brasiliano dai piedi nobili del San Paolo; la trattativa avviata per Ezequiel Lavezzi, il ‘Pocho' partenopeo che dopo 5 anni a Napoli è pronto (per un'operazione di mercato non inferiore ai 40 milioni di euro tra clausole liberatorie e contropartite tecniche) a sposare il progetto nerazzurro (anche se il PSG ha maggior liquidità e una Champions in più da offrire all'irrequieto argentino).
Insomma: ce n'è per rifarsi gli occhi e un immediato futuro nel segno di Stramaccioni, dei giovani e di Moratti. Loro sì, sicuri di restare a lungo in nerazzurri.

33 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views