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Modric, da rifugiato a stella assoluta: la storia del #10 che sfida la Francia per il mondiale

Dalla barbarie della guerra in casa, nella sua Zara, ai continui spostamenti nei rifugi della città per evitare le bombe serbe fino all’approdo nel calcio che conta e, oggi, alla finale mondiale, ecco la storia, non priva di macchie, del capitano, della leggenda della Croazia di Dalic, Luka Modric.
A cura di Salvatore Parente
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Al di là di quelle che potrebbero essere le connotazioni storiche che non sempre hanno visto Italia e Croazia andare molto d’accordo, specie per i territori di Fiume, dell’Istria o della Dalmazia, oggetto di disputa negli anni delle guerre mondiali, buona parte degli italiani tiferanno nella prossima finale di domenica a Mosca per la formazione del Ct Dalic contro la Francia.

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Un Ct che, insieme alla sua squadra, alla sua generazione di talenti, potrebbe sorprendere l'intero pianeta calcistico e portare la coppa nel proprio Paese realizzando un "piccolo" ma impressionante record: far vincere il trofeo iridato alla nazione con meno abitanti, poco più di 4 milioni di anime, fra le storiche vincitrici della manifestazione internazionale. Eppure, questa finale, è già un grandissimo riconoscimento per la il popolo croato ma anche per molti calciatori, come Modric, presenti in rosa. Questa finale, questo atto finale, in attesa, magari chissà della desiderata, ambita e sognata vittoria, ripaga gli anni della loro infanzia trascorsa, per molti di loro, fra fughe, sofferenze, bombe, morti e devastazioni della guerra di indipendenza dalla Jugoslavia degli inizi degli anni ’90. Una storia vissuta da Rakitic, da Corluka, da Dejan Lovren ma anche dal portiere Subasic diviso, fra mamma croata e papà serbo, e, pure, dal capitano, simbolo del riscatto dei biancorossi a scacchi, Luka Modric.

All’alba della leggenda: la famiglia Modric scappa dalla guerra

Luka ha appena 6 anni quando nel suo Paese, la Croazia, prima facente parte della Repubblica Socialista Federale della Jugoslavia, esplode la “guerra della Patria” ovvero: l’offensiva di liberazione croata dal giogo serbo. Una guerra durata quattro anni e che produsse, al tempo, oltre 20mila morti, 37 miliardi di dollari di danni infrastrutturali e oltre 800mila profughi, da una parte e dall’altra. Fra queste migliaia di vite, proprio la famiglia Modric che, in quel di Zara, cerca di sfuggire alle granate, alle bombe, agli attacchi, alle mine ed alla barbarie di una guerra, quasi, fratricida. Papà, meccanico militare e mamma lavoratrice nel tessile, si vedono spazzar via la propria dimora dalle bombe nella vicina Zaton e poi costretti a girovagare di ostello in ostello per la più grande città dalmata, la predetta Zara, per trovare un tetto, per così dire, sicuro da mettersi sulla testa.

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E qui, Luka, comincia ad evadere dalla realtà, cruenta, sporca e senza umanità del conflitto croato-jugoslavo, con l’adorato nonno assassinato davanti ai suoi occhi dai serbi sul monte Velebit il 18 dicembre 1991, affidandosi ad un pallone di cuoio, unico retaggio di una vita, quella precedente, normale. E così, di hotel in hotel di rifugio in rifugio Modric, specie fra l’IZ e l’Hotel Kolovare, allestiti in gran furia per concedere un riparo sicuro ai profughi, scende nei cortili, sempre sotto il vigile sguardo della madre, per giocare a calcio, sbattere il pallone contro i pochi muri rimasti, fare amicizia con tanti altri bambini come lui ed allontanare lo spettro della guerra. Fra le rovine di una città segnata dal passo dei militari e dal sangue dei civili, Luka diventa subito grande ma non solo dal punto di vista caratteriale ma anche in termini calcistici imparando l’arte del dribbling, la freddezza nei momenti topici e a calciare, pur sfondando qualche vetro di troppo con diverse mamme che affermavano che Luka distruggesse più finestre dei serbi, con estrema precisione. Il pallone, dunque, per lui come per molti altri eroi di questa nazionale, è stato il diversivo, un po’ come nel film “La vita è bella”, per affrontare una situazione drammatica ed uscirne poi, vittoriosi. Uno strumento di ascesa, di riscatto, di mobilità sociale con cui combattere le sfortune dell’infanzia ed emanciparsi dai guai di Zara e dintorni fra il 1991 ed il 1995.

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Zadar e poi l’ascesa, Modric nei Galacticos

Ma il processo di emancipazione non fu subito veloce e spontaneo eppure quelle sue sgroppate nei cortili degli hotel di Zara sono servite anche per accrescere nella gente la percezione della forza, della classe e dell’eleganza del ragazzo. Insomma, la voce che quel ragazzo avesse talento, iniziava a propagarsi sempre più. E così, grazie anche al fato, col papà che trova lavoro come meccanico in una officina vicina lo stadio di Zadar, l’allenatore del NK, nel 2000, lo porta con sé nel club e comincia a mostrargli la via e a concedere, a quel ragazzo gracilino e pure iperattivo, la chance di crescere e diventare un calciatore. Un calciatore, che passa poi per le giovanili della Dinamo Zagabria, per lo Zrinjski Mostar in Bosnia, dove, a 18 anni, diventa il miglior giocatore del campionato di Bosnia ed Erzegovina; per l’Inter Zapresic fino al rientro alla base, alla Dinamo Zagabria del plenipotenziario Zdravko Mamic, con 21 gol, 21 assist in 69 gare totali, prima di passare per il Tottenham per 21 milioni di euro e diventare, poi, esteta, raffinato #10, mago e centrocampista principe del Real Madrid, la squadra più forte e titolata del pianeta.

L’esplosione in nazionale, Modric guida i croati alla finale mondiale

E in questi anni, di costante ed inarrestabile ascesa, sempre ricordando i burrascosi inizi, Modric conquista pure la Nazionale croata esordendo nel 2006 contro l’Argentina, segnando la sua prima rete a Livorno contro l’Italia campione del Mondo orfana di Lippi per poi crescere, manifestazione dopo manifestazione con la sua selezione, denominata in patria “Vatreni”, i focosi. Quarti di finale a Euro 2008, primo turno a Euro 2012, primo turno al mondiale brasiliano del 2014, ottavi di finale a Euro 2016 e poi, come un improvviso ma prevedibile exploit, la finale in Russia col biennio di Modric capitano, dopo l’addio alla nazionale di Srna, degna conclusione, al di là del successo finale o meno, di un ciclo irresistibile dove tutti, da Rakitic a Perisic, da Manduzkic a Subasic, da Kovacic a Rebic, hanno riscritto la storia e migliorato la semifinale del '98, la semifinale dei "loro padri", i padri come Soldo e Asanovic, Boban e Suker, Prosinecki e Simic.

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Il mondiale da favola cancella il caso Mamic?

Alla vigilia del mondiale, il capitano della nazionale Modric però aveva un po’ rovinato la sua bellissima storia, umana e di calcio, con una macchia, ancora tutta da chiarire sullo scandalo che, un po’ come accaduto in Italia nel 2006, anno del successo della formazione di Lippi (buon auspicio per i croati?), sta facendo da contraltare alla magnifica, e pure sudatissima, cavalcata vincente dalla Croazia: il caso Zdravko Mamic.

Un caso giudiziario con l’ex presidente della Dinamo Zagabria condannato, nelle ultime settimane, a 6 anni di reclusione per frode fiscale e appropriazione indebita ai tempi della sua reggenza ai vertici del club della capitale dove, facendo firmare contratti privati per i quali i giovani talenti erano costretti a cedere il 50% di eventuali trasferimenti, si dimostrava dominus incontrastato dei destini dei giovani calciatori per un sistema che condizionava le scelte dei Ct croati e tingeva di oscuro le trattative in uscita del suo club.

Tra i trasferimenti sotto esame proprio quello di Luka Modric al Tottenham col #10 madrileno prima a confermare questo sistema, con la clausola che lo obbligava a questa condotta aggiunta in un secondo momento, e poi a ritrattare dichiarando di non ricordare cosa fosse successo rimediando pure un’accusa di falsa testimonianza. Insomma, un caso che gli poteva costare anche la fascia di capitano e che non è piaciuta a molti tifosi croati, ora però, letteralmente ai piedi del proprio #10.

le statistiche del mondiale di Modric secondo Fifa.com
le statistiche del mondiale di Modric secondo Fifa.com

La tregua Hajduk-Dinamo

Un’accusa però, al momento, messa in secondo piano da un mondiale, quello del talento ex Zagabria, stellare, fatto di classe, tanta qualità, grinta, determinazione ed una voglia, a 32 anni, di stupire tutti: il mondo, e pure i suoi detrattori con Luka alla caccia del trofeo iridato e pure, dai polverosi angoli di Zara, quelli ridotti in macerie dalla guerra, del Pallone d’Oro della consacrazione, della speranza ma anche del recente armistizio, a favore della patria e nel segno di Luka, fra Hajduk e Dinamo con i rispettivi ultras a siglare una temporanea pace per Modric e i suoi ragazzi, quelli, per intenderci, che contenderanno alla Francia il mondiale.

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