Mancini: “Io bollito? In Italia non si giudica mai alla fine. E se arriviamo terzi…”
Panchina d'Oro a Max Allegri che sta strabiliando ancora una volta con la sua Juventus da mille e una notte, i bianconeri campioni in carica e cannibali di questa Serie A per l'ennesima stagione. In attesa di coronare il sogno più bello e ambito, quello di strappare la qualificazione dalle mani del Bayern Monaco in Champions e volare ancora tra le grandi d'Europa. A guardare, c'era anche Roberto Mancini, che di Allegri al momento è l'opposto tanto che il suo voto l'ha dato a Stefano Pioli, allenatore – guarda caso sulla graticola anche lui – della Lazio: tecnico sulla graticola, messo in croce per i risultati negativi dell'Inter e per un girone di ritorno che fino alla vittoria in Coppa Italia (inutile) proprio contro la Juve, era più in partenza che in odore di conferma. E che in occasione del premio dato al collega bianconero si è tolto qualche sassolino dagli scarpini.
Separati in casa – Che Mancini non sia persona completamente ‘gradita' al calcio italiano e che il nostro pallone non sia il più desiderato dal tecnico jesino è cosa risaputa. Sin dai tempi della sua prima Inter, quella del post Calciopoli, riportata alla vittoria dopo anni di digiuni e poi abbandonata in una notte di sconfitta europea. Un Mancini poco gradito anche tra i propri colleghi e che spesso non ha fatto nulla per farsi accettare. Ultimo esempio, il battibecco con Sarri e quanto ne è conseguito. Nessun complotto o gran disegno nei suoi confronti, ma due personalità – quella del tecnico e quella del nostro calcio – che non si sono mai amate abbastanza. Semmai sopportate.
Bollito d'annata – Non è un caso se proprio dopo il successo per 3-1 contro il Palermo di domenica sera, lo stesso Mancini ritorni sulle recenti critiche che ha dovuto subire da parte degli addetti ai lavori e non solo: "Bollito io? Figuriamoci, magari fra 20 anni… Questa è l’Italia, nel bene e nel male, ma ho imparato a conviverci, non mi fa né caldo né freddo. Conosco il mio lavoro, faccio cose giuste e sbagliate come tutti. Oramai sono abituato al calcio italiano, non mi curavo degli elogi iniziali e delle critiche dopo, il lavoro va valutato semplicemente alla fine".
30 punti in palio – Un nuovo addio potrebbe arrivare a fine stagione, questa volta non per esonero, ma per scelta volontaria. Magari all'estero, magari abbracciando l'idea della nazionale azzurra, tutte ipotesi plausibili: "Nel futuro tutto è possibile, ma ora non credo che potrebbe accadere di diventare CT. La panchina azzurra è sempre un onore, è una cosa che non capita spesso”. Nel frattempo c'è la realtà con cui fare i conti e qualche rivincita da togliersi: "Sappiamo da sempre che ci sono 4-5 squadre più attrezzate di noi, come Juventus, Roma e Napoli ma siamo partiti con l'obiettivo terzo posto e speriamo di centrarlo. Cinque punti non sono tanti e fra poco avremo uno scontro diretto con la Roma: ci sono 30 punti in palio e nulla è impossibile"