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Mancini e i soliti sospetti: cambiati 30 giocatori ma l’Inter non è ancora una squadra

Da quando il Mancio è subentrato a Mazzarri l’Inter ha vissuto un continuo rimescolìo delle carte: 15 giocatori sono arrivati, altrettanti sono partiti. Negando alla squadra un’identità ben definita e senza risolvere la questione del gioco. Che manca. Come manca da troppo tempo l’Europa.
A cura di Alessio Pediglieri
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Se si guardano i numeri si direbbe che Roberto Mancini da quando è arrivato all'Inter abbia avuto più le idee confuse che altro. Arruolato per il dopo Mazzarri a stagione in corso, ha dovuto mettere mano alla squadra e alla rosa sin da subito. Senza successo. Intervenendo nel mercato di gennaio dell'anno passato, passando da un'estate a dettare ad Ausilio e i suoi collaboratori, nomi e cognomi di chi doveva arrivare e di chi doveva partire. E adesso, anche con la sessione invernale 2016, la tiritera del vai e vieni è continuata imperterrita. Intanto, passano i mesi, le stagioni, gli obiettivi. Finisse oggi, l'Inter sarebbe fuori dalla Zona Champions, il minimo risultato che deve conquistare per evitare boomerang economici da parte del Fair Play Finanziario. E per non perdere ulteriore credibilità nei confronti di un pubblico paziente ma che già contro il Carpi ha mormorato e del 3-0 rimediato contro la Juve in Coppa Italia se ne è fatta una ragione. Le sberle prese nel derby e poi ancora contro i bianconeri allo JStadium hanno spinto allo sprofondo le minime ambizioni rimaste.

Il via vai continua – La prima è la lista dei giocatori acquistati dall'avvento di Roberto Mancini sulla panchina nerazzurra, la seconda riguarda le partenze. Ad oggi. Perché il futuro sia in un senso che in un altro appare piuttosto nebuloso da parte di chi ha ereditato una situazione non facile ma ci ha messo del suo nel non districarla. Anzi, se dovessimo contare anche i colpi mancati (e pretesi dal Mancio) il tutto si ingarbuglierebbe ancor più passando dai vari Pirlo, Lavezzi, Yaya Tourè.

I calciatori arrivati con l'avvento di Mancini: Shaqiri, Podolski, Brozovic, Santon, Jovetic, Ljajic, Biabiany, Miranda, Murillo, Perisic, Montoya, Felipe Melo, Alex Telles, Kondogbia, Eder. Nel mirino: Soriano, Sala, Banega.

Seconda formazione in ordine sparso: Shaqiri, Podolski, Vidic, Kovacic, Osvaldo, M’Vila, Jonathan, Obi, Campagnaro, Kuzmanovic, Bonazzoli, Ranocchia, Fredy Guarin, Montoya. Nel mirino: Santon.

Squadra senza identità e senza gioco

Idee confuse – Un mix esplosivo che è scoppiato in mano allo jesino che ha ottenuto da Thohir un contratto milionario e poteri da manager, sullo stile inglese. Mancini a gennaio 2015 ha chiesto Shaquiri, Podolski, Brozovic, Santon. Di questi, quattro mesi dopo ne sono rimasti solo il centrocampista della nazionale croata e il difensore canterano. Che però è in odore di partenza. Dello svizzero e del tedesco se ne è liberato immediatamente dimostrando di non avere un progetto tecnico che li riguardasse.

Il caos estivo – Poi in estate la rivoluzione sotto dettatura: giocatori nuovi in ogni reparto per un'Inter studiata per essere muscolare per 3/4 e tecnica in avanti dove avrebbe dovuto giocare (e bene) sia con la classica punta che con i ‘falsi nueve' arrivati a corte. Ed ecco i vari Kondogbia (costato 40 milioni di euro), il fido Felipe Melo, Telles, la stella Jovetic, Ljaijc e chi più ne ha ne metta. Nel mezzo, gli addii non silenziosi del giovane Mateo Kovacic, del promettente Federico Bonazzoli, dei litigiosi Osvaldo e Campagnaro e via dicendo. Fino all'ex capitano Andrea Ranocchia e all'uomo-derby Fredy Guarin.

La panacea Eder – Il risultato è davanti agli occhi di tutti. I lavori in corso non sono finiti. La squadra non rende, subisce poco ma segna ancor meno e i risultati sono insufficienti. La difesa si erge sul duo Miranda-Murillo ma non ha alternative e il ritorno di Coppa Italia lo confermerà con i due centrali squalificati. Ma si è cercato Eder. Il centrocampo è muscolare in mediana e tecnico sulla trequarti. Slegato, incapace di creare superiorità numerica palla al piede, senza un collante, un classico regista capace di dettare i tempi, far ragionare la squadra. Ma si è cercato Eder. L'attacco gode di uno dei bomber più forti del momento, Mauro Icardi, l'anno scorso a quota 22 gol, animale da area di rigore, giovane e integro, coadiuvato dalla vecchia volpe Palacio. Ma è stato cercato Eder.

La soluzione del problema – Sembra di assistere all'ennesimo cortocircuito di Mancini. Visto che non può avere ciò che gli serve (un regista) cerca di trovare altrove la soluzione. Ha il merito di prendere decisioni chiare e forti (Ranocchia, Santon, Kovacic, Montoya ne sanno qualcosa) ma ha il demerito di non perseguire la propria idea tecnica. E' evidente che la squadra manca di fosforo e non di piedi buoni (fin troppi) e che il problema non sia l'attaccante che non segna ma i palloni che non arrivano e i tiri in porta che non ci sono.  Sperare che con l'arrivo di Eder la situazione cambi è giocare con l'intelligenza dei tifosi. Serviva un Pirlo, un Vazquez, un Biglia. Non a caso tutti giocatori seguiti. E colpi mancati.

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