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Eder subito in campo nel derby per risolvere i problemi dell’Inter

L’ex Samp potrebbe scendere in campo subito contro il Milan. Ma pensare che da solo possa risolvere tutti i problemi di una squadra in difficoltà, significa non aver compreso i reali problemi. Dalla mancanza di un vero regista a centrocampo, all’assenza di giocatori in grado di vincere l’uno contro uno favorendo le proprie punte. Icardi docet.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il derby alle porte. Non una gara normale ma una sfida che richiama a sè da sempre storie, aneddoti e particolari ogni volta unici. La stracittadina di Milano vedrà l'Inter essere ospite del Milan a San Siro, in una gara che mette di fronte due società ancora alla ricerca della propria identità. Sarà un derby in tono minore perché chi vince avrà l'onore di aggiudicarsi la sfida, ma i tre punti in palio non cambieranno di molto l'attuale situazione in classifica né dei nerazzurri (scivolati al quarto posto), né dei rossoneri (in corsa per l'Europa League).

L'Inter di Eder – Eppure sarà un derby molto particolare perché ancora una volta c'è un elemento che lo renderà unico ed interessante: l'Inter schiererà in campo dal primo minuto il brasiliano naturalizzato italiano Eder, neo acquisto dalla Sampdoria. Un attaccante al quale Roberto Mancini affiderà le sorti della propria squadra da qui a giugno, per una trattativa che si è conclusa sulla base di 12 milioni di euro. Sarà lui la punta nerazzurra a sfidare i rossoneri, se con Icardi o da solo si saprà solamente a ridosso del derby. Fatto sta che l'Inter di Eder potrebbe partire proprio da domenica sera.

Il progetto (fallito) di Mancini – Pensare che Eder possa da solo risolvere tutti i mali nerazzurri significa non comprendere quali siano i veri problemi della squadra. L'ex Samp ha sì segnato fin qui 12 gol, ma a Genova ha giocato sia con Zenga che con Montella in una squadra costruita diversamente da quella nerazzurra. L'Inter concepita da Mancini in estate sarebbe dovuta essere una struttura ideata senza la necessità di una punta di ruolo in avanti, ma con centrocampisti di qualità offensiva spiccata (Jovetic, Perisic, Ljaijc) e una parte più ‘muscolare' per il resto degli undicesimi (da Medel, Felipe Melo, Kondogbia fino ai ‘muri' Miranda e Murillo).

L'uno contro uno che non c'è – L'attacco asfittico, però, ha complicato il tutto. Senza e con Icardi, l'Inter segna con il contagocce, colpa di un centrocampo che si è rivelato inadatto all'idea iniziale: un gioco, anche piacevole, che si infrange su se stesso nella trequarti avversaria dove non c'è nessuno che sia in grado di affrontare l'uno contro uno vincendolo. Tutte le altre squadre hanno questo tipo di giocatori: da Hamsik a Pogba, da Pjanic a Bonaventura, a Candreva. Nell'Inter solo Liajic ci prova, gli altri cercano quasi sempre il fraseggio filtrante ma a compagni che non si inseriscono. Così – e si è visto anche contro la Juve in Coppa Italia – davanti all'area avversaria, il passaggio preferito è quello all'indietro, frenando la manovra e implodendo in se stessi.

Tutto andava bene quando la difesa ha retto, con la fisicità di Murillo e Miranda. Ma quando anche loro hanno denunciato le prime difficoltà, il progetto di Mancini è franato. Vincendo troppo spesso per 1-0, faticando incredibilmente a creare palle gol, non riuscendo quasi mai a tirare in porta. Adesso arriva Eder, bomber di razza, giunto al suo anno della maturazione sportiva. Ma se verrà assistito e aiutato (e in questo senso manca l'innesto di un regista a centrocampo), rischia di finire come il povero Icardi, bomber triste alla ricerca del gol perduto.

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