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Fifa World Cup 2018, i Mondiali in Russia

L’esultanza di Blaszczykowski: “Ogni gol è dedicato a mia madre, uccisa da mio padre”

Jakub Blaszczykowski è laterale destro e colonna della Polonia impegnata al Mondiale di Russia 2018. La sua storia è drammatica: aveva solo 10 anni quando una notte vide suo padre Zygmut uccidere a coltellate sua madre Anna. Il genitore venne condannato a 15 anni di carcere, lui affidato alla nonna materna e allo zio che lo aiutò a diventare calciatore. Per questo ogni volta che segna alza gli occhi e le braccia al cielo, dedicando un pensiero alla mamma che non c’è più.
A cura di Maurizio De Santis
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L'esultanza di Cristiano Ronaldo, quella della barbetta di capra o goat (che poi ha lasciato crescere per davvero, quasi fosse un atto di sfida), è diventata il nuovo simbolo del potere in campo, ha catalizzato attenzione e curiosità dei tifosi. E' una delle tante storie del campionato del mondo di calcio che in Russia stenta a decollare, tra queste ce n'è una molto particolare, strettamente personale, che nasconde un passato terribile e un'infanzia drammatica per la violenza subita.

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Jakub Blaszczykowski è laterale destro e colonna della Polonia che al debutto nel Mondiale di Russia 2018 è uscita sconfitta dalla sfida contro il Senegal. Allevato alla scuola del gegenpressing e del verbo calcistico di Jurgen Klopp, Kuba (è l'abbreviazione del suo nome) è stato uno degli interpreti di quel credo tattico che ha portato il Borussia Dortmund sul tetto d'Europa quando sfidò in finale di Champions il Bayern Monaco. Un grave infortunio al ginocchio ne ha condizionato la carriera ma certe cose puoi rimetterle a posto e magari torni più forte di prima. Altre no, non puoi aggiustarle.

Nella vita di Blaszczykowski c'è una delle cose peggiori che possa mai capitare: nel '96 ha visto uccidere sua madre Anna a coltellate e l'assassino era suo padre Zygmut. Aveva 10 anni e la notte in cui accadde quell'omicidio così efferato non la dimenticherà mai, allora la sua vita cambiò per sempre. Il padre venne condannato a 15 anni di carcere, Kuba venne affidato alle cure della nonna materna e dello zio che – come raccontato nella sua autobiografia – lo ha aiutato a diventare un calciatore.

Quell'episodio mi ha sconvolto la vita ma mi ha anche dato la forza per andare avanti e diventare quello che sono – si legge -. Adesso non mi spaventa nulla, ho già vissuto il peggio.

E' per questo che, dopo ogni gol, Blaszczykowski alza gli occhi e le braccia al cielo, rivolgendo un pensiero a sua madre Anna, dedicandole ogni gol come un bimbo che attende una carezza e un sorriso di approvazione. E sa che non arriverà mai più.

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