La Serie A torna green, in Europa nessuno meglio dei giovani italiani
La gerontocrazia, un sistema in cui i posti di potere vengono generalmente detenuti dagli anziani, sembra non voler mollare la presa sull’Italia dove, nella ‘stanza dei bottoni', figurano persone di certo non freschissime. Eppure, nel calcio, il Bel Paese pare voler dare un segno di svolta, chiaro, netto, deciso. E infatti, nella nostra Serie A, la presenza degli Under 21, degli Under 19 e degli esordienti, è cresciuta in maniera piuttosto esponenziale, stagione dopo stagione, fino a questa annata, a tratti, d’oro.
E così, in questo contesto, dai vari Kean a Salcedo fino al baby Pellegri emigrato in Francia verso Monaco, ecco il conto, sia pure parziale, del rinnovamento italiano rispetto agli altri maggiori campionati del ‘Vecchio Continente’.
Ligue 1 in testa, ma Geubbles e compagni giocano poco
Come dicevamo il processo di rigenerazione collettiva del football nostrano è in pieno svolgimento con un radicale cambio di passo dopo l’oscurantismo, in termini di giovani buttati nella mischia, degli ultimi anni.
Eppure, l’Italia, anzi, la Serie A deve cedere il passo in Europa, se ne facciamo un esclusivo discorso di precocità degli esordienti, alla Francia e, nello specifico, alla sua Ligue 1 che, in questo 2017/18, ha lanciato in campo diversi interessanti prospetti. Analizzando il novero dei 5 più giovani esordienti di questa annata transalpina, infatti, la media età dei nostri cugini d’oltralpe è inferiore a quella nostrana con i baby-galletti a quota 16,7 anni rispetto ai 17,2 made in Italy. Tuttavia, questo eccellente primato non si concretizza in tanti minuti giocati con i vari Geubbles, Pellegri, Thill, Gouiri e Kamara titolari, si fa per dire, di solo 10 presenze stagionali senza gol o assist a referto. Insomma, precoci ma ancora acerbi.
Italians do it better, la meglio gioventù è in Serie A
Come dicevamo in avvio, l’Italia sta producendo un deciso rinnovamento del proprio movimento in un preciso momento storico nel quale il nostro calcio sta vivendo enormi difficoltà con una nazionale senza un Ct designato e, cosa ben più grave, senza un mondiale da giocare. E così, magari complice anche la recente crisi economica che ha prosciugato i floridi portafogli dei presidenti, i vivai italiani hanno ricominciato a funzionare bene con diversi talenti impiegati, poi, nella nostra Serie A. E, al di là dei vari, e pure noti, Chiesa, Cutrone, Barella, Calabria o Romagna, la 116esima edizione del massimo campionato nazionale ha aperto le porte ad alcuni giovanissimi bravi non solo a fare il loro debutto stagionale ma anche capaci, quasi tutti, di affermarsi nelle rispettive squadre di appartenenza. E infatti prendendo in considerazione i 5 giocatori più giovani a calcare i rettangoli verdi di tutta Italia, la Serie A si dimostra essere il campionato con la seconda media età del ‘Vecchio Continente’, 17,2 anni, ma anche il torneo che ha più utilizzato questi prodigi in erba e la manifestazione con il debuttante più giovane di tutte, con Salcedo in prima squadra in Sassuolo-Genoa alla tenera età di 15 anni, 10 mesi e 20 giorni.
Insomma, numeri importanti con lo stesso Salcedo, Pellegri (poi emigrato in Francia), Kean, Brignola ed il difensore centrale orobico Bastoni in grado di giocare, complessivamente, 35 gare con ben 8 gol a segno. Insomma, un quintetto niente male che raggiunge quota 86 anni e che regala cospicue speranze all’Italia del futuro anche perché, in questo elitario club, non c’è nemmeno un calciatore che non sia tricolore.
Bundesliga terza, la media età è di 17,3 anni
A chiudere l’ideale podio del torneo più adatto al lancio di giovani promettenti e dall’enorme potenziale nascosto troviamo la Germania con la sua Bundesliga.
E sì perché il torneo teutonico è, al momento, sempre considerando i 5 talenti più precoci scesi in campo in questa annata, il terzo campionato più ‘fresco’ con i vari Bisseck, Sancho, Arp, Nartey e Isak a mettere insieme una media età di 17,3 anni e qualcosa come 29 presenze, 1 assist e 2 gol totali. Uno score importante per il movimento tedesco storicamente molto attento allo sviluppo ed alla crescita dei propri gioielli, Arp dell’Amburgo su tutti.
Premier e Liga, in ‘coda’
Infine, a chiudere il cerchio ma anche questa breve rassegna sui giovani utilizzati in questo 2017/18, ecco Liga e Premier League. Due, dei migliori tornei d’Europa. Due tornei però, agli antipodi e non senza evidenti paradossi. E sì perché se parliamo di Premier tre note, in disaccordo fra loro, balzano subito evidenti: la forza delle nazionali under 20 e poi Under 17, che hanno di recente vinto i rispettivi mondiali di categoria, una età media dei 5 più precoci baby-fenomeni utilizzati di 17,4 anni e solo 6 presenze complessive messe in archivio. Insomma, una situazione, appunto, paradossale con Hudson–Odoi, Ampadu, Harper, Obafemi e la stellina del Manchester City Foden privi della fiducia necessaria per dimostrare il loro valore, imparare dai più grandi ed avviarsi alla loro attesa maturazione.
Discorso diverso, invece, per la Spagna che, pur mostrando la media età più ‘stagionata’ del ‘Vecchio Continente’, con uno score di 18,4 anni, si rivela essere, in compagnia dell’Italia ma con solo 1 gol rispetto agli otto della Serie A, il campionato con più presenze per i propri talenti con 35 gare disputate dai vari Torres, Hakimi, Uzoho, Valverde e Douglas Luiz.