Juve, con mezzo miliardo di fatturato può vincere lo scudetto per altri dieci anni
È la regina italiana in Champions League negli ultimi anni. L'effetto Cristiano Ronaldo e il traino dell'Allianz Stadium fanno il resto. Il dominio in campionato esprime e rinforza un modello di business che rende la Juventus irraggiungibile per tutti in Italia. Anche se lontana ancora dalle grandi d'Europa.
Oltre mezzo miliardo di fatturato
L'anno scorso, nonostante il settimo scudetto consecutivo, i ricavi sono scesi di 10,8 milioni rispetto all'anno precedente, a 504,7 milioni: sono calati i diritti tv, soprattutto per l'eliminazione più precoce in Champions League e la contemporanea semifinale della Roma, ma sono cresciuti gli introiti commerciali a 22,7 milioni. La prima relazione semestrale chiusa a dicembre 2018 certifica un utile di 7,5 milioni rispetto ai 43,3 di un anno fa. Aumentano, fa sapere la Juventus tramite il comunicato ufficiale pubblicato sul sito del club, i costi della rosa (di 38,2 milioni), mentre calano di 17,9 milioni i “proventi da gestione diritti calciatori”. Migliora il patrimonio rispetto a un anno fa, ma aumenta anche l'indebitamento finanziario, che raggiunge i 384,3 milioni, rispetto ai 309,8 di sei mesi prima, soprattutto per effetto dei 119 milioni netti investiti sul calciomercato: per contenerlo il club ha emesso un bond da 175 milioni. Nel combinato disposto si vede l'effetto Cristiano Ronaldo, che per Banca Imi, come si legge in uno studio di dicembre, potrebbe spingere il fatturato bianconero a 550 milioni quest'anno e fino a 624 milioni entro il 2022.
Champions League: 250 milioni in 5 anni di market pool
La Juve, che ha una delle rose più costose d'Europa, si aspetta di chiudere la stagione con un bilancio in perdita. Stime e considerazioni, però, sono tutte soggette a fluttuazioni che dipendono dal rendimento del club in Champions League. Il cammino di quest'anno vale già 96 milioni di premi Uefa (più i ricavi da stadio), ma c'è un dato che spiega come i bianconeri alimentano la propria superiorità anche in Italia: nelle ultime cinque edizioni, tra 2014 e 2014, ha incassato per la sola quota del market pool, oltre 250 milioni, il doppio della Roma, il triplo del Napoli. Senza contare, dunque, i bonus legati alle prestazioni.
Quest'anno sono cambiati i criteri di distribuzione dei premi Uefa:
- il 25% (488 milioni di euro) diviso in parti uguali come quota di partecipazione alla fase a gironi;
- il 30% (585 milioni) è destinato agli importi legati ai risultati. Nei gironi, le squadre ricevono 2,7 milioni di euro per una vittoria e 900.000 euro per un pareggio. Il resto (900 mila euro per ogni pareggio) viene redistribuito fra tutte le squadre in proporzione al numero di vittorie. Poi la qualificazione agli ottavi vale 9,5 milioni, il passaggio ai quarti 10,5, le semifinali 12, la finale 15, la vittoria altri 4;
- un altro 30% viene assegnato sulla base di una nuova classifica, il ranking storico, che considera il rendimento negli ultimi dieci anni in Europa;
- il 15% (292 milioni) è riservato al market pool, diviso tra i Paesi partecipanti in quote: una prima metà in base al piazzamento nel precedente campionato nazionale, la seconda in proporzione al numero di partite giocate in Champions in rapporto alle altre squadre dello stesso Paese.
Una formula che, con un market pool per l'Italia stimato in una cinquantina di milioni, potrebbe spingere i ricavi bianconeri a circa 109 milioni in caso di passaggio alla semifinale e a 125 con la qualificazione alla finale.
Fattore Allianz Stadium
Nel 2010-2011, l’ultima stagione disputata allo Stadio Olimpico, la Juventus aveva incassato dal botteghino 11,5 milioni. Allo Juventus Stadium, ora sponsorizzato Allianz, dal 2011 la Juve ha ricavato in media 45,7 milioni a stagione, per un totale di 320,153 milioni fino alla stagione 2017-18. Nell'ultima stagione, la Juventus ha fatto registrare una percentuale di riempimento del 94%, che conferma come l'equilibrio competitivo del campionato e l'incertezza sul risultato delle singole partite non siano fattori così determinanti nel determinare l'affluenza negli stadi. L'impianto bianconero ha garantito una redditività di oltre 53 euro per singolo spettatore, rispetto ai quasi 38 dell'Olimpico quando gioca la Roma, ai 33 del Meazza per le gare dell'Inter, ai quasi 30 dello stesso stadio per le partite del Milan.
La Juve, però, rimane indietro rispetto alle grandi del calcio europeo. Barcellona e Real Madrid, pur con percentuali di riempimento più basse, raggiungono 74 e 67 euro di redditività per singolo spettatore. Il totale dei ricavi da stadio sale così a 139 e 123 milioni. Il Manchester United ne ottiene 124, il Manchester City 64. Stando ai dati dell'ultimo Football Money League, dal botteghino la Juve ha incassato nella scorsa stagione la metà anche del Bayern Monaco, del Paris Saint-Germain e dell'Arsenal.
Il valore della maglia
La stessa situazione di contemporaneo dominio domestico e di gap rispetto alle grandi d'Europa, si ritrova nei contratti di sponsorizzazione. L'attuale stagione è l'ultima per cui valga il vecchio contratto con Adidas, che riconosce al club 23 milioni a stagione, cui vanno aggiunti i 17 che versa Fiat-Jeep. L'accordo con lo sponsor tecnico, inizialmente in vigore fino al 2021, è stato modificato lo scorso dicembre. Prolungato fino al 2027, prevede 408 milioni totali più bonus dal 2019-20 al 2026-27 (51 milioni fissi a stagione per otto anni) più un premio addizionale di 15 milioni interamente incassato nel primo semestre dell’esercizio 2018/2019.
Secondo lo Sporteconomy Jersey-Sponsor Index, le sponsorizzazioni di maglia della Juve (escluso lo sponsor tecnico) valgono 26,7 milioni, 10 più della Roma, 11 più di Napoli e Milan, 16 più dell'Inter. Ma, rivela InsideSport, nel 2018 la Juve non figura fra le prime dieci in Europa per sponsorizzazioni di maglia. I 26,7 milioni sfigurano di fronte ai 73 che il Real Madrid incassa da Fly Emirates, gli oltre 60 che Chevrolet paga al Manchester United, ai 60 di Yokohama al Chelsea, ai 51 che Rakuten versa al Barcellona. Anche Arsenal, Manchester United, Manchester C ity, Tottenham, Bayern Monaco e PSG hanno un maggiore appeal per gli sponsor. Lo conferma anche il nuovo accordo che Adidas, lo stesso sponsor tecnico della Juve, ha sottoscritto con l'Arsenal per quasi 70 milioni di euro l'anno (60 milioni di sterline). Lo stesso marchio, dunque, riconosce 20 milioni in più all'anno a una squadra con storia e risultati inferiori rispetto ai bianconeri.
Senza concorrenza, in cerca di grandezza
È lo specchio dello status attuale dei bianconeri. In Italia, dove è ancora troppa la dipendenza dai diritti tv, lo stadio le ha garantito quel valore aggiunto da cui ha saputo costruire una presenza costante in Champions e una forza economica ad oggi irraggiungibile per le concorrenti. E non è un caso se Agnelli sia tra i maggiori promoter della Superlega europea. Sic stantibus rebus, infatti, se le rivali non riusciranno a cambiare paradigma in materia di gestione commerciale e a sbloccare la costruzione dei nuovi stadi anche a costo di sacrificare la storia, la Juve in Italia potrebbe continuare a vincere ancora per altri otto anni e magari anche di più. Ma per colmare il gap con Real o Manchester United non basterebbe.