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Juventus, a cosa servono i 175 milioni del bond

La Juventus ha emesso il prestito obbligazionario per ristrutturare i debiti con le banche. Non ci sono beni o patrimoni a garanzia. Il bond è rivolto a investitori internazionali qualificati e prevede una cedola fissa del 3,375% annuo. Per i bianconeri si prevede il secondo bilancio consecutivo in rosso.
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Lo chiamano “Ronaldo bond” anche se CR7 non c'entra nulla. Il bond da 175 milioni di euro emesso dalla Juventus, con una taglia superiore ai 150 milioni inizialmente previsti, serve a ridurre l'indebitamento finanziario del club che è quasi raddoppiato tra 2017 e 2018, dunque prima dell'arrivo del portoghese. È una scelta che avvicina la gestione della Juventus al management di una grande azienda.

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Gli obiettivi del bond

Con questo bond, ha spiegato in una conference call il chief financial officer bianconero Marco Re, la società punta a dotarsi di “nuove risorse per l’attività gestionale” e ottimizzare la struttura del debito. In questo modo, il club può ridurre gli interessi sul debito ancora in essere e non intaccare il patrimonio netto o l'equilibrio del flusso di cassa. Anche in vista delle future operazioni di mercato.

L'obiettivo è duplice, diversificare le fonti di finanziamento e “rifinanziare parte dell’esposizione con le banche” con cui la Juventus risultava indebitata per 182 milioni al 30 giugno del 2018. Gran parte dell'esposizione verso gli istituti di credito rientra nelle passività non correnti,  che devono essere rimborsati dall'impresa con scadenza superiore a un anno. Ma in cosa consiste il bond?

Le caratteristiche del bond

Al bond, un prestito obbligazionario che a una determinata scadenza garantisce rimborso del capitale e gli interessi definiti, le società ricorrono per raccogliere liquidità in una forma diversa e a volte più economica del prestito bancario. La Juventus ha previsto una cedola fissa annua al 3,375%, che dunque non è soggetta alle variazione dei tassi di interesse. L'emissione, realizzata con il supporto di Ubi Banca e Morgan Stanley, è rivolta a investitori istituzionali internazionali e secondo fonti finanziarie sarà quotata, come riporta Marco Iaria sul blog che cura per la Gazzetta dello Sport, “alla borsa di Dublino, leader mondiale del mercato obbligazionario regolamentato”.

Il bilancio della Juve negli ultimi cinque anni
Il bilancio della Juve negli ultimi cinque anni

Il bond è emesso senza rating preliminare, ovvero la valutazione sulla solvibilità dell'azienda espressa dalle agenzie specializzate, probabilmente in quanto destinato a investitori qualificati. È un finanziamento di tipo senior, ha spiegato Agnelli, ovvero di primo rango nelle priorità di rimborso, e “unsecured”.

Come mi spiega Emanuele Gullo, consulente finanziario che anima la pagina “Calcio da dietro”, in questo modo la Juventus non mette cespiti patrimoniali a garanzia dell'obbligazione. “È una prova di forza del club bianconero sul mercato” sottolinea, confermata dalla risposta degli investitori che hanno risposto da Asia, Germania, Francia, Regno Unito e Italia, con una domanda raccolta superiore ai 250 milioni di euro. Anche se comunque hanno una garanzia in meno. “Se fallisce il club, il debito non è garantito da nulla, anche se si ha la priorità comunque nel rimborso rispetto agli azionisti”.

Vista la cedola fissa, gli investitori “potranno guadagnare (oltre la cedola annuale) solo dalla futura rivendita del titolo obbligazionario. Potrebbero anche perderci, se la domanda sul mercato secondario sarà inferiore all'offerta” aggiunge. C'è anche un altro rischio futuro, conclude. “Un aumento dei tassi d'interesse potrebbe far sì che altre obbligazioni corporate di altre aziende solide siano collocate ad un tasso cedolare più alto, rendendo meno conveniente il bond Juventus bloccato dalla cedola fissa”.

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Il precedente dell'Inter: una scelta diversa

La Juventus non è la prima squadra a ricorrere al prestito obbligazionario per recuperare liquidità. L'ha già emesso il Manchester United nel 2010 e più di recente il Milan nel 2016 e l'Inter nel 2017. A differenza del prestito nerazzurro, il bond della Juventus è di tipo unrated e unsecured.

Ovvero, l'Inter che raccolse 300 milioni al tasso del 4,875% aveva ottenuto un rating preliminare dall'agenzia Standard & Poor's e messo a garanzia del prestito i diritti tv e commerciali affidati a una società intermediaria appositamente creata, la Inter Media and Communication.

Il bilancio bianconero

Al 30 giugno 2018, la Juventus ha chiuso il bilancio con una perdita di 19,2 milioni e ricavi per 411 milioni, comunque superiori all'indebitamento finanziario di 309,8 milioni, quasi raddoppiato rispetto a1 162,5 milioni del 2017. La campagna acquisti dell'ultima estate porta un'inevitabile aumento dei costi, perché il solo Cristiano Ronaldo “pesa” per 80 milioni fra ingaggi e ammortamento, ma sta iniziando a generare effetti positivi, come l'ulteriore bonus che fa salire a 38,25 milioni i ricavi annuali dalla sponsorizzazione con Adidas, una cifra destinata a superare i 50 milioni dall'anno prossimo.

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I debiti con le banche

La relazione di bilancio chiusa al 30 giugno 2018, evidenziava “linee di credito bancarie per 502,5 milioni, di cui 226,1 milioni revocabili, utilizzate per complessivi 332,3 milioni. I debiti finanziari ammontavano a 37 milioni con il Credito Sportivo, relativi in gran parte ai mutui concessi dall’istituto per la costruzione dello stadio per i quali la società ha messo a garanzia un'ipoteca sugli immobili di proprietà per un importo massimo di 140 milioni. I dati presentavano poi 182,1 milioni di indebitamento con le banche (di cui 136 milioni in quota non corrente), e 110,1 “verso società di factoring per anticipazioni su contratti e crediti commerciali”.

Un club quotato in Borsa come la Juventus ha deciso di rendere il titolo più liquido e ristrutturare le scadenze del debito. L'arrivo di Ronaldo può aver accelerato un processo di riorganizzazione dei costi e dei debiti pregressi in modo da allargare le prospettive future di crescita del fatturato. Un percorso di medio periodo, Banca Imi nel suo ultimo report sulle stime del bilancio prevede il ritorno all'utile solo al 2022, necessario per pianificare il lavoro futuro. E per avvicinare da tutti i punti di vista le big d'Europa.

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