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Inter-Milan, com’è cambiato il derby nell’ultimo decennio

La stracittadina di Milano negli ultimi anni ha sempre deluso le attese a causa di due squadre costruite male e gestite peggio. Quest’anno i club si sono mossi molto sul mercato e l’attesa è altissima: il Meazza va verso il tutto esaurito. Tabù Milan: Ibra ha firmato l’unico successo dei rossoneri in casa dei cugini negli ultimi dieci anni.
A cura di Vito Lamorte
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Quello che domenica sera andrà in scena allo stadio Giuseppe Meazza sarà il derby di Milano numero 215, addirittura il numero 300 se, oltre alle partite ufficiali, vi aggreghiamo match non ufficiali, come ad esempio amichevoli o tornei disputati per lo più agli inizi del 1900. Molti campioni hanno vestito queste maglie e hanno reso questa gara una delle più belle del campionato italiano ma nelle ultime tra stagioni ha perso il suo appeal e si è ridotto ad essere una partita che vale solo per la supremazia cittadina. A differenza del recente passato quest'estate le due società meneghine hanno investito molto, le aspettative sono maggiori e sembra che anche i tifosi respirino un'aria diversa: San Siro va verso il tutto esaurito. Per provare a inquadrare la stracittadina milanese che domenica attirerà l'interesse dei pallonari di tutto il mondo abbiamo fatto un passo indietro di dieci anni per vedere come sono cambiate le due squadre.

Adriano, Veron, Figo: la seconda Inter del Mancio

Rispetto a 10 anni fa l'Inter è molto diversa. Quella della stagione 2005/2006 era la squadra che avrebbe dato inizio al ciclo vincente di Massimo Moratti. La seconda stagione di Roberto Mancini sulla panca dei nerazzurri verrà ricordata per la vittoria in Supercoppa Italiana a Torino e per l'eliminazione in Champions League contro il Villareal. In campionato i nerazzurri arrivarono terzi ma le sentenze di Calciopoli assegnarono lo scudetto alla squadra milanese.

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Julio Cesar, Zanetti, Cordoba, Samuel, Favalli, Figo, Veron, Cambiasso, Stankovic, Adriano, Martins. Era questo l'undici di cui Roberto Mancini poteva disporre e come ricambi aveva gente del calibro di Cruz, Recoba, Kily Gonzales, Pizarro. L'allenatore di Jesi non dispone di tutto questo ben di Dio ora ma le operazioni condotte sul mercato gli hanno consegnato ottimi giocatori offensivi come Perisic, Jovetic, Ljajic e un interessante prospetto in mediana come Kondogbia. Ci sono ancora dei dubbi in difesa con la coppia Miranda-Murillo che non convince particolarmente ma solo il campo potrà dire se i nerazzurri avranno fatto il salto di qualità e potranno combattere per la zona nobile della classifica a differenza delle scorse stagioni.

Sheva, Kakà e Pirlo: che Milan!

Se per l'Inter la differenza è tanta, per il Milan è abissale. L'armata, perchè di armata si tratta, aveva appena disputato l'infausta finale di Champions a Istanbul contro il Liverpool e l'anno successivo si sarebbe presa la rivincita contro ad Atene. Quell'anno i rossoneri arrivarono al secondo posto ma con la penalizzazione di 30 punti dopo le sentenze di Calciopoli si sono ritrovati in terza posizione.

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Dida, Stam, Nesta, Kaladze, Serginho, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Kakà, Shevchenko, Gilardino. L'undici di cui poteva disporre Carlo Ancelotti ha messo paura a Frank Rijkaard nella semifinale di Champions League nella stagione 2005/2006. Il Milan è stata la seconda società che ha speso di più sul mercato cercando di esaudire le richieste di Sinisa Mihajlovic. Romagnoli, Bertolacci, Bacca, Luiz Adriano, Kucka e il ritorno di Mario Balotelli sono nomi che possono cambiare il volto di una squadra che negli ultimi anni ha deluso ogni tipo di aspettativa: prima Seedorf, poi Inzaghi e diverse scelte operate dalla società non hanno aiutato un ambiente che ha visto crollare una squadra nel giro di poco tempo dopo la vittoria del 18esimo titolo. Le prime due gare non hanno dato indicazioni positive al tecnico serbo che però ha potuto sfruttare la sosta delle nazionali per lavorare.

Milan, tabù fuoricasa: ne ha persi 7 degli ultimi 10

Il derby fuori casa per i rossoneri è diventato un tabù nell'ultimo decennio. Nel 2005-2006 con Adriano, all'epoca ancora calciatore degno di tal nome, che batte Dida di testa in pieno recupero e regala il 3 a 2 a Mancini.

L'11 marzo 2007 è un derby storico: il Milan va in vantaggio con Ronaldo ma Cruz e Ibrahimovic ribaltarono il risultato. In quest'occasione anche Massimo Moratti perde il suo aplomb e si lascia con un gesto dell'ombrello ancora nelle menti dei tifosi nerazzurri.

Lo stesso anno, a dicembre, il Milan è fresco vincitore del Mondiale per club, ma per i rossoneri il derby è ancora una volta amaro: pronti-via Andrea Pirlo insacca una splendida punizione ma Julio Cruz e "el Cuchu" Cambiasso fanno esplodere i tifosi della Beneamata.

https://www.youtube.com/watch?v=TfKFTHmLj1U

Il 15 febbraio 2009 si concretizza l'ennesimo 2-1: la prima Inter di Josè Mourinho batte il diavolo con una rete di Adriano (ricordate il testa-braccio?) e una bordata di Stankovic. Pato accorcia le distanze per i rossoneri ma non basta.

Nella stagione del Triplete nerazzurro gli uomini di Mourinho giocare in inferiorità numerica il derby di ritorno dal 30° a causa dell'espulsione di Wesley Sneijder. Milito e Pandev strapazza i difensori del Milan e, come se non bastasse, nel finale Ronaldinho che si fa parare un rigore da Julio Cesar. Tripudio Inter!

In coincidenza con la vittoria dello 18esimo scudetto rossonero arriva anche la vittoria esterna nel derby: a firmarla è Zlatan Ibrahimovic, appena tornato dalla parentesi al Barcellona, che su rigore batte Julio Cesar.

https://www.youtube.com/watch?v=t82GfvZ-CAI

L'anno successivo l'Inter si riprende il derby e condanna il Milan nella corsa scudetto: una tripletta di Diego Milito risponde ai due gol di Ibra e consegna il tricolore alla Juve.

Nel 2013 i rossoneri sfiorano il colpaccio con El Shaarawy ma, nella ripresa, Ezequiel Schelotto regala ai suoi tifosi l'unica gioia della sua avventura in nerazzurro.

Il 22 dicembre dello stesso anno un meraviglioso colpo di tacco di Rodrigo Palacio condanna il Milan di Allegri.

L'ultimo derby in casa nerazzurra viene ricordato solo per le coreografie e la noia che ha accompagnato gli spettatori per 90 minuti.

Statistiche a parte, la speranza è quella di vedere un derby frizzante e pieno di emozioni dopo anni in cui le due squadre meneghine hanno dato vita a gare non all'altezza del loro nome e del loro blasone.

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