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Brasile europeo, non convince: Neymar e Coutinho troppo vicini, Douglas Costa deve giocare

Neymar è il riferimento emotivo e tecnico del Brasile. La nazionale attacca dal suo lato, ma il triangolo con Marcelo e Coutinho non funziona abbastanza. O’Ney gioca troppo vicino all’ex Inter e tocca pochi palloni negli ultimi trenta metri. Perché non è entrato Douglas Costa? La risposta è nella tradizione della samba.
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Il Brasile più europeo degli europei si ferma contro la più continentale delle strategie. La Svizzera che con simile accortezza difensiva fermò la Spagna otto anni fa, neutralizza i cingoli verdeoro. Forse non è un caso se da quelle parti un certo Karl Rappan inventò il verrou, che poi evolverà nel catenaccio all'italiana.

Tite e il valore dell'equilibrio

Il Brasile di Tite, che tocca 130 palloni in più, non si rifà al classico 4-2-2-2 che ha scandito i tempi migliori dell'amarelinha, dal titolo di Svezia sessant'anni fa in poi. Da quando è arrivato lui sulla panchina verdeoro, il Brasile nelle qualificazioni ha subito appena tre reti nelle ultime dodici partite. Ne aveva incassate otto nelle prime sei giornate. La grande scommessa è mantenere lo stesso equilibrio difensivo con una squadra che è più vicina, ma solo come impostazione teorica non come quantità complessiva di talento, al Brasile dei cinque numeri 10 del 1970. Si presenta con Casemiro insostituibile equilibratore, Coutinho e Paulinho teoriche mezzeali del 4-3-3, un esempio di tecnica e stile come Gabriel Jesus centravanti di movimento e ai lati Willian e Neymar.

La centralità chiara di Neymar

La centralità di Neymar è chiara da subito. Il Brasile sviluppa il gioco sul corridoio di centro-sinistra. L'obiettivo l'aveva anticipato mesi fa in una illuminante intervista a O'Globo. Stava studiando le contromisure per aprire le difese a tre, che spesso diventano a cinque. Vuole che Coutinho e Neymar stiano larghi, e che ci siano due uomini a sfidare la difesa. Perciò Gabriel Jesus attacca lo spazio e Paulinho si inserisce da dietro: suo, dopo un'azione elaborata, il primo tiro ravvicinato.

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Il 4-3-3, di norma, funziona se il contributo degli interni di centrocampo alla costruzione del gioco e alla ricerca degli spazi di mezzo è alta.Tite, per adattare al ruolo Coutinho, che tocca 72 palloni contro la Svizzera, e soprattutto Paulinho che ne tocca 23, coinvolge i terzini nel percorso creativo.

Lo scatto di Neymar da cui nascerà il gol di Coutinho. Chiara l'intenzione di creare superiorità sul fronte sinistro dell'attacco
Lo scatto di Neymar da cui nascerà il gol di Coutinho. Chiara l'intenzione di creare superiorità sul fronte sinistro dell'attacco

“Non posso chiedere a Marcelo di scattare per tutta la fascia” diceva nell'illuminante intervista a O'Globo. Però gli chiede, questo sì, di condividere la regia. E il miglior amico di Cristiano Ronaldo a Madrid chiude con 79 passaggi in 90 minuti, più di ogni altro giocatore con la maglia gialloverde a Rostov.

Anche il gol si sviluppa su premesse simili con i due centrali svizzeri che si staccano rispetto alla linea e il Brasile che si addensa nel corridoio di sinistra, cambia passo sul taglio palla al piede di Neymar e si illumina sul capolavoro di Coutinho con Willian che aspetta libero un cambio di gioco che non arriva.

Neymar, Coutinho e Marcelo: il triangolo resta solo un'idea

Eccoli, però, Neymar e Coutinho. Sono insieme soluzione e problema. O'Ney rimane il diapason che regola il ritmo emotivo del Brasile. Riceve 17 palloni dall'ex Inter e altrettanti da Marcelo, ne offre nove al terzino del Real e sei all'uomo che ha cambiato l'attacco del Liverpool prima di passare al Barcellona. Coutinho, però, offre il doppio dei passaggi rispetto a Neymar negli ultimi trenta metri. Gli scambi tra i due, che dovrebbero consentire di esaltare il triangolo con Marcelo, quasi non si vedono. Occupano lo stesso posto, si duplicano ma gli effetti della compresenza non si moltiplicano.

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Così, il tanto desiderato lavoro fra le linee non alimenta un possesso palla ad alto ritmo. E solo facendo sudare il pallone si può rendere efficiente una configurazione che premia il talento e sacrifica l'equilibrio.

Le statistiche di Neymar contro la Svizzera
Le statistiche di Neymar contro la Svizzera

La Svizzera accelera a destra

Allora la Svizzera ci crede. La sostanza in mezzo di Behrami e il coinvolgimento di Shaqiri, l'elvetico con un tempo di permanenza più elevato nella metà campo avversaria escluso il centravanti Severovic, raccontano gli elementi al centro della strategia di Petkovic: cercare di neutralizzare i brasiliani in mezzo e in caso fargli deviar palla verso le fasce, poi sfruttare il mismatch con Marcelo per aggredirli alle spalle. Nessuno si stupisce che due terzi delle azioni degli elvetici siano partite sul fronte destro dell'attacco.

Una volta subito il pareggio perché Miranda perde il contatto con Zuber e lo lascia saltare al limite dell'area piccola, la domanda che sui social gira di più, durante e soprattutto dopo la partita è: perché non è entrato Douglas Costa?

Il bisogno del ritmista e il sacrificio di Douglas Costa

Le ragioni della scelta, condivisibili o meno, sono ancora nella famosa intervista di tre mesi fa. L'uscita di Casemiro, già ammonito, e l'ingresso di Fernandinho, che in amichevole contro l'Inghilterra aveva schierato da mezzo sinistro, non cambiano lo scenario. L'uscita di Paulinho sì. Tra le molte opzioni in panchina, Tite sceglie Renato Augusto e per il tentativo di assalto finale riavvicina il Brasile alla tradizione del 4-2-2-2, disegna un 4-2-3-1 fluido con Coutinho più libero di avanzare e Renato Augusto volante con Fernandinho, che può alternare appoggi corti e filtranti lunghi, davanti alla difesa. Quella di Tite è una ricerca di equilibrio che affonda nelle radici del samba. Ogni gruppo che balla al carnevale ha bisogno di un ritmista, del percussionista che detta il ritmo corretto.

Nella concezione di Tite, il ritmista va fra le linee e non si libera del pallone alla prima opportunità. Aspetta la migliore. Come paradigma, è il David Silva trasformato da Guardiola. Nella rosa del Brasile, per Tito ce ne sono due. Uno è Coutinho, motivo per cui è partito da interno sinistro, l'altro è Renato Augusto. Per questo, con una squadra destinata ad allungarsi e ad allargarsi, ha corretto leggermente il tiro e scelto di non abdicare del tutto all'equilibrio. Anche se un talento in grado di saltare l'uomo e aprire la difesa, anche per facilitare il ribaltamento sul lato debole nella zona di Neymar avrebbe anche potuto fare la differenza.

Il tempo ha invece giocato contro i verdeoro che hanno superato il confine fra la velocità di pensiero e la frettolosità nell'esecuzione. A tutto vantaggio di una Svizzera solida, fiera di aver perso solo una delle ultime cinque partite. Una Svizzera europea capace di fermare un Brasile incerto, sospeso fra futebol bailado e controllo, fra estetica e sostanza. Fra pace e progresso, che non a caso sono le parole scritte nella bandiera. Ma il Mondiale è il tempo delle scelte, non delle attese. Time is running out. Le stelle come Neymar non possono stare ancora a guardare.

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