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Djorkaeff ricorda l’Inter di Moratti: “Lippi? Juventino dentro. E io chiesi di andar via”

L’ex centrocampista nerazzurro che segnò la spettacolare rete contro la Roma finendo sulla tessera degli abbonamenti della stagione ’97/98 ricorda: “Il presidente aveva un rapporto speciale con tutti, eravamo un gruppo eccezionale. L’unica pecca fu la scelta di Lippi, juventino dentro. Chiesi di andarmene e Moratti capì subito”
A cura di Alessio Pediglieri
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5 gennaio 1997, una delle partite storiche dell'Inter nell'era Moratti, a San Siro contro la Roma. Una data che ogni tifoso interista ha stampata nella mente perché coincide con uno dei più spettacolari gol segnati nella storia nerazzurra e del calcio in generale, da parte di Youri Djorkaeff, il trequartista francese che in quella stagione s'inventò una sforbiciata leggendaria, finita l'anno successivo come immagine della campagna abbonamenti interista. Un ricordo che stride con i tempi grami attuali. A distanza di quasi vent'anni, Djorkaeff ritorna a parlare del suo grande amore nerazzurro e di un'epoca lontana anni luce dall'attuale, dove lo spirito di squadra, il valore del gruppo e la voglia di fare portarono sempre a ottenere risultati importanti. Non come oggi, dove l'Inter è tornata a soffrire crisi di identità, senza leader né punti di riferimento fuori e dentro il campo. Con un unico rimpianto: l'arrivo di Marcello Lippi, il tecnico che all'Inter spinse Djorkaeff a essere ceduto.

5  gennaio 1997 – La partita contro la Roma a San Siro, coincise con uno tra i gol più belli ed indimenticabili della storia nerazzurra. Al minuto 39 della prima frazione di gioco il francese Youri Raffi Djorkaeff si inventa un gol a dir poco spettacolare. L'azione inizia con  Maurizio Ganz che, giunto al limite dell'area, calcia verso la porta avversaria; il portiere giallorosso Sterchele respinge con i piedi e il difensore romanista Petruzzi alza un improbabile campanile che diventa però un assist per il francese, che a sua volta sfodera una sforbiciata leggendaria, immortalata nelle tessere di abbonamento della stagione successiva. Entrando di diritto e prepotentemente nel cuore di tutti i tifosi nerazzurri.

Il gol da interisti veri –  "Quando torno in Italia non faccio vedere il passaporto ma la tessera dell'abbonamento 97/98" scherza Djorkaeff che però torna su quell'Inter straordinaria. Se non nei risultati, soprattutto nello spirito di squadra e nel gruppo che si formò, dove tutti davano sempre e comunque il 101%. "Era un gruppo unico, formato dal presidente in persona. I tempi erano diversi da oggi e Moratti si muoveva per andare a vedere i giocatori senza affidarsi ad agenti o procuratori. Mi venne a vedere prima dell'acquisto, poi decise e con il presidente ebbi subito un feeling straordinario da subito. Quella rete è un momento unico, da interisti veri, di un gruppo affiatato e fortissimo".

Lo juventino Lippi – L'unico neo fu la scelta successiva di cambiare allenatoee e affidarsi a Marcello Lippi che, però, in nerazzurro non riuscì a ripetere le vittorie bianconere. E sul motivo proprio Djorkaeff ha le idee chiare: "Era juventino dentro, non poteva allenare l'Inter con la stessa convinzione. Io lo capii e non volevo farmi allenare da lui. Andai da Moratti e chiesi la cessione. All'estero: in Italia per me c'era e c'è solo l'Inter. Il presidente capì subito e mi accontentò".

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